La porta
- Autore: Georges Simenon
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2024
Adelphi edita La porta (2024, titolo originale La Porte, traduzione di Laura Frausin Guarino), terminato di scrivere dal celebre autore belga Georges Simenon (Liegi 1903 - Losanna 1989) a Noland, nel cantone di Vaud, il 10 giugno 1961 e stampato nel 1962 da Presses de la Cité.
“Come in molte vecchie case del quartiere, le finestre, alte e strette, scendevano fino a trenta centimetri dal pavimento e arabeschi in ferro battuto reggevano la sbarra del davanzale”.
Attraverso quegli arabeschi Foy, dalla sua sedia, seguiva più o meno coscientemente il viavai della strada, rue de Turenne, vicino place des Vosges, dove viveva insieme alla moglie Nelly. Da vent’anni Bernard e Nelly vivevano in un appartamento sopra la pasticceria Escandon, all’angolo di rue des Minimes. Foy non aveva un’occupazione, la sua esistenza era cambiata quando, durante la Seconda guerra mondiale mentre era di pattuglia in un bosco, tra la linea Maginot e la linea Siegfried, le sue mani avevano toccato una mina, che era esplosa. Le mani di Foy non esistevano più. Da allora Bernard non si era più sentito un vero uomo, erano nate mille fobie e aveva sviluppato una morbosa gelosia nei confronti di Nelly.
Eppure, la coppia si amava ancora, c’era tra loro una grande complicità. Ma un sentimento malsano dimorava nell’animo di Foy, soprattutto da quando al primo piano del palazzo si era trasferito un giovane illustratore inchiodato su una sedia a rotelle dalla poliomielite. Il ragazzo era fratello di Gisèle, una collega di Nelly, che lavorava anche lei presso la ditta Delangle & Abouet in place des Victoires.
Ecco perché Nelly spesso si recava nell’abitazione dell’illustratore per dargli pacchetti da parte della sorella. Bernard, che osservava l’arrivo di Nelly dalla ditta, si innervosiva quando sentiva che quella porta si apriva.
“Ti amo e sono geloso…”.
Un uomo vinto dalla vita, che passa le giornate a spiare i vicini di casa e la strada, mentre pensa a sua moglie, che sta vivendo una vita lontana da lui. Una moglie ancora innamorata del proprio infelice e sfortunato consorte.
“Angoscia” è la parola che definisce questo romanzo di Simenon, che descrive con crudo verismo la discesa mentale di un uomo debole e disfatto.
Anche il meno smaliziato avido lettore dei romanzi di Simenon intuisce, già a metà libro, che il finale non potrà che essere tragico.
“… ci sono giorni, quando ti vedo scendere dall’autobus, in cui mi metterei a urlare di gioia… Fin da quando avevo quattordici anni sognavo il matrimonio, una donna tutta mia, un piccolo mondo di cui sarei stato…”.
La porta
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