La presentatrice morta di Peppi Nocera

Una festa di compleanno, una donna uccisa nella sua camera da letto, il rutilante mondo dello spettacolo, una serie esilarante di personaggi televisivi e non, una storia che avanza, senza sbagliare un colpo. Protagonista di questo romanzo è Eda Dolci, presentatrice televisiva di successo; intorno a lei i familiari, personaggi di una commedia tragicomica, dai toni, talvolta, crudi, che si sviluppa intorno ad una serie di ricatti e soprusi, portati avanti in modo sistematico e organizzato:

“Tanto per capirci: questa è la storia della famosa presentatrice televisiva Eda Dolci e della sua morte improvvisa all’apice del successo. E di come fregò quasi tutti.”

Una carriera folgorante, una morte improvvisa, una serie di eventi in rapida catena temporale, un finale ben congegnato e che lascia soddisfatti.

La vera scoperta de La presentatrice morta è stata, sicuramente, la scrittura di Peppi Nocera. Noto come autore di successi televisivi e di famose canzoni italiane, si approccia alla scrittura, con questo libro d’esordio, e mette sul piatto una voce letteraria assolutamente originale e definita.

Ironica fino al surreale, la sintassi si presenta come un entusiasmante viaggio sulle montagne russe: da una partenza rude e corposa, ci si ritrova, nel giro di pochi periodi, travolti da picchi di assoluta, irriverente e intelligente franchezza. Dissacrante e blasfemo, in certi punti, Nocera, che racconta un mondo che conosce bene, introduce il lettore in un vortice di odi-passioni-appetiti assolutamente godibile e sostenuto da una mano narrativa salda e sicura.

Il mondo scintillante e crudo della televisione viene reso, nei dialoghi vividi, con un parlato romano di esilarante fattura, che trasporta il lettore, all’istante, in piena capitale; icone coatte di una moda vistosa si allineano su di un’immaginaria passerella e si offrono al lettore, che si gode lo spettacolo, in prima fila. Il figlio drogato, la figlia lesbica, il marito infedele, l’amante distrutto dalla cocaina, perfino i cani risultano veri, in questo libro. Non c’è parola che non sia credibile e, dunque, vera e pesante.
Nonostante gli eccessi lessicali, il tono della narrazione risulta sempre ironico e ricco di invenzioni e accostamenti linguistici inattesi ma efficaci, per chiarezza e forza comunicativa.

Un romanzo da leggere, insomma, a ritmo di Dada Umpa.