La prima luce di Neruda
- Autore: Ruggero Cappuccio
- Genere: Romanzi d’amore
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2016
Pablo Neruda riposa nella camera di una pensione di Via Caracciolo a Napoli, quando sente bussare con impeto alla porta e pronunziare ad alta voce il suo nome. È l’11 gennaio del 1952. Il governo De Gasperi, assecondando il Cile di Vileda “che aveva allungato i suoi artigli fino in Italia”, lo aveva schedato come persona “indesiderata”, un comunista sovversivo, e i due agenti alla porta hanno l’ordine di accompagnarlo a Roma dove verrà instradato in Svizzera. Ha inizio così “La prima luce di Neruda”, un libro poetico e coinvolgente. Un’amabile scoperta di un autore che non conoscevo attraverso le pagine di questo suo ultimo romanzo.
L’intensa e passionale storia d’amore tra Pablo Neruda e la cantante lirica cilena Matilde Urrutia, che diverrà la sua terza moglie e che curerà, tra numerosi divieti politici, la pubblicazione postuma del libro di memorie del poeta “Confesso che ho vissuto”. Ruggero Cappuccio è scrittore, drammaturgo e regista partenopeo. Collabora alle pagine culturali de Il Mattino ed ha al suo attivo la pubblicazione di diverse opere per il teatro e la televisione, tra le quali “Le ultime sette parole di Caravaggio”, “Paolo Borsellino Essendo Stato”. Con il romanzo “La notte dei due silenzi” è giunto finalista al Premio Strega nel 2008.
Neruda è in treno per Roma, e si racconta in prima persona. Nel suo viaggio verso un nuovo esilio i suoi pensieri sono solo per Matilde, la sua amante. Vorrebbe vederla. In quei momenti, la sua situazione di perseguitato confinato non ha più importanza, gli basta sapere che lei è lì tra la folla e che potrà riabbracciarla per pochi secondi. Nella sua mente scorrono le immagini del loro primo incontro, i momenti più intensi e speciali della loro relazione e del loro amore folle e passionale. La vide arrivare quel giorno esile, ribelle, con i riccioli color rame, il corpo fiero “e gli occhi belli come l’orgoglio del Cile”, e ne rimase da subito stregato.
“I passi di Matilde segnavano il tempo di una femmina misteriosa e, guardandola di sottecchi, mentre all’improvviso usciva dall’ombra, a Neruda pareva finalmente di capire che la terra del Cile aveva un volto. Con semplicità, sentiva che quella donna riassumeva l’enigma del mondo in cui lui era nato”.
Alla stazione centrale di Roma molti suoi amici, Moravia, Elsa Morante, Guttuso, Carlo Levi e la moglie Delia sono ad attenderlo, insieme a tanta altra gente che stava manifestando contro il decreto di espulsione firmato da Scelba. La protesta farà trattenere Neruda in Italia. Nei suoi anni di esilio aveva dovuto spostarsi di continuo in diverse città europee e quell’anno visse per un breve periodo a Capri (la sua permanenza è stata riprodotta nel film Il postino di Massimo Troisi). Momenti indimenticabili per i due amanti che soggiornarono sull’isola senza più nascondersi. A metà del libro la scena cambia: sono trascorsi vent’anni, siamo nel 1973, nella casa di Isla Negra davanti all’Oceano Pacifico. È Matilde a narrare la sua vita accanto a Neruda, vicina nella sua malattia e nel tragico giorno dell’11 settembre. Con il colpo di stato di Pinochet, ancora una volta, il poeta divenne un uomo braccato dai militari. Matilde ricorderà la loro passione, unica e sconvolgente, ed il sentimento che la legava così intimamente e profondamente all’uomo considerato il suo oceano.
“Sì, Neruda, sei il mio oceano. Lo sei da sempre. Penso che tu sia il mio oceano da quando ero bambina. Penso che tu sia il mio oceano da prima che io nascessi … Mi domandavo perché io percepivo le tue parole come se le avessi sentite da sempre. Averti conosciuto mi ha fatto capire che lo spirito di una sola persona può essere grande come il mare”.
Una storia intensa, una trama che rapisce ed emoziona è narrata in “La prima luce di Neruda”. Un gioco di evocazioni per raccontare le stagioni della vita, tra fantasia e verità, di uno dei più grandi poeti del Novecento e non solo un letterato ma anche un uomo di sofferenza e di amore per la sua terra, il Cile. Un esiliato politico che ovunque fosse nel mondo parlava di libertà e di uguaglianze, della tenace e appassionata idea di comunismo che esisteva solo in lui e di come lui voleva viverla.
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