La ritirata di Russia
- Autore: Egisto Corradi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mursia
Egisto Corradi racconta la vicenda militare del Corpo Alpino in Russia dove si batté eroicamente come ufficiale della divisione alpina Julia. Aspirante sottotenente nell’ultima fase della campagna di Grecia, in terra ellenica ebbe il battesimo del fuoco comandando, appena giunto, un battaglione della 60° compagnia, in una drammatica notte:
“Quando venne l’alba potei vedere per la prima volta in faccia gli uomini più vicini a me, le fisionomie erano disfatte e grigie, chiuse. Da quel momento cominciammo a volerci bene”.
Gli Alpini partono per la Russia nell’agosto del 1942, dopo un piacevole periodo di riposo in Italia. Si arriva in Ucraina. Le prime grosse perplessità si hanno quando viene ricevuto l’ordine di marciare verso il Don. Anziché essere impiegate sulle montagne del Caucaso, le truppe sono mandate nelle pianure. I pochi automezzi e i molti muli disposizione rendevano le unità inadatte per le operazioni su terreni pianeggianti più adeguati, invece, alle veloci formazioni corazzate, giustificando così il pessimismo degli uomini.
Poco oltre la metà del dicembre 1942, inizia il dramma, con i primi estesi attacchi russi. Nella zona di Taly la Julia resiste senza indietreggiare per trenta giorni. Corradi elogia i suoi uomini:
“Benché gelati e stanchissimi e più volte mitragliati durante la marcia gli alpini erano pieni di decisione. Odio contro i russi non ne avevano assolutamente. Ma davano chiaramente a vedere di essere quanto mai decisi a vendere cara la pelle”.
Sarà questo l’atteggiamento delle truppe durante la ritirata in cui verranno lasciate dal comando tedesco in retroguardia, per rallentare i sovietici sempre pronti a incalzare e a creare grandi sacche in cui poi annientare gradualmente il nemico. Non mancano gli attriti con l’alleato e le efferatezze con gli inseguitori. Tanti sono gli episodi di sofferenza e di valore, come la morte eroica del generale Martinat e un attacco temerario condotto dal generale Reverberi. Diverse volte si devono abbandonare i feriti in qualche isba, insieme a qualche medico estratto a sorte. Il freddo e la neve tormentano gli uomini:
“Ho più preciso il ricordo di un termometro a disco appuntato sopra il cappello alpino di un sottotenente, segnava meno quarantadue”.
Corradi ritorna in Italia nel marzo del 1943; scrive che per imbarcare tutta la Julia, alla partenza, erano stati necessari cinquantacinque treni. Per il rientro, furono sufficienti tre treni merci. L’autore de La ritirata di Russia si è servito delle sue memorie, di documenti tedeschi, sovietici e anche delle testimonianze di altri alpini, come Giuseppe Prisco, futuro avvocato e vicepresidente dell’Inter; Prisco, ufficiale del battaglione L’Aquila, ricorda che dopo aver trovato alcuni compagni trucidati con i loro pugnali, per una settimana non vennero fatti prigionieri.
Nel dopoguerra Egisto ritrova il suo attendente Carlo Apolloni, impegnato come carpentiere a Carrè, nel vicentino. L’ex-commilitone, tra tanti episodi, rammenta come Corradi rispose, pistola alla mano, a un tedesco che pretendeva di far uscire gli italiani da un’isba. Uno dei molti fatti drammatici di quella campagna, ricordando comunque che la morte nel gelo rendeva identici i caduti, come ben si palesa in questo passo:
“Dopo qualche ora la superficie ci appare rotta da un qualcosa che sembrava un insieme basso di cespugli. Non erano cespugli, ma una decina di cadaveri. Erano nudi, non si capiva se italiani o tedeschi o russi”.
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