La sostanza del male di Luca D’Andrea

Un thriller che è già nelle classifiche estive di vendite, tradotto in varie lingue, quello appena pubblicato dallo scrittore bolzanino Luca D’Andrea. Cosa ha di speciale “La sostanza del male”? Certamente l’ambientazione, del tutto inusuale, in un paesino sperduto dell’Alto Adige, Sud Tirolo, la regione ai nostri confini con l’Austria che per la sua storia costituisce uno dei problemi maggiori di convivenza, etnico-linguistica, per il nostro Paese.
L’italiano alto atesino Luca D’Andrea sceglie quindi opportunamente come protagonista della sua storia un outsider, Jeremiah Salinger, uno scrittore e sceneggiatore newyorkese, con mamma immigrata tedesca, che mentre sta lavorando a una fortunata serie televisiva con l’amico e socio Mike, incontra la bella e bionda Annelise, se ne innamora, la sposa, e presto nasce la loro figlia, Clara. Morta la mamma di lei, la coppia decide di tornare nel paese di origine di Annelise, Siebenhoch, un borgo montanaro di appena seicento anime, per restare vicino al padre Werner Mair.

L’uomo era stato uno dei fondatori del Soccorso alpino, in anni in cui il turismo di massa non era ancora arrivato nelle valli dolomitiche, e in assenza di telefoni e di altri strumenti adeguati, i salvataggi di scalatori, sciatori e cacciatori imprudenti era affidato al volontariato di uomini forti e determinati: solo più tardi era arrivato un piccolo elicottero rosso, capace di raggiungere picchi e scarpate, grotte e crepacci in cui gli infortunati erano intrappolati. Jeremiah si appassiona subito ai racconti del suocero, alle storie misteriose di un luogo geologico, il Bletterbach, nelle cui grotte profonde e sconosciute la leggenda del luogo pretendeva ci fossero addirittura animali sopravvissuti al Permiano, e dove minatori erano morti, streghe erano state confinate, luogo orrido da cui mai nessuno aveva fatto ritorno.
Jeremiah decide di girare un documentario sulle gesta dei mitici uomini del Soccorso Alpino, ma durante un salvataggio pericoloso a cui lui stesso ha voluto partecipare, avviene un tragico incidente che costa la vita a quattro persone, lasciandolo apparentemente incolume dopo essere riuscito ad uscire da un profondo crepaccio.
In realtà il terrore dovuto a quell’incidente, il senso di colpa, l’ostilità dei valligiani cominciano a scavare crepe profonde nella sua psiche, che diventeranno una vera e propria ossessione maniacale: cosa si cela dietro un altro spaventoso fatto di cronaca, avvenuto molti anni addietro? Chi ha ucciso Kurt, Evi, Markus, i tre ragazzi che si erano avventurati nel Bletterbach, per seguire le tracce geologiche che Evi stava studiando? Malgrado l’opposizione di Annelise, malgrado l’affetto di Clara, la saggia figlia di appena cinque anni, Jeremiah non riesce a distogliere la sua mente dal mistero che ha portato ad una morte atroce, spaventosa, i tre ragazzi, di cui le autorità non hanno mai scoperto il colpevole.

Il ritmo del thriller è incalzante, i colpi di scena si susseguono, la paura che un evento spaventoso e misterioso sia accaduto e possa accadere ancora rischiano di annullare le facoltà razionali di Jeremiah, che sembra pronto a cadere preda di allucinazioni, vendette, misteri, violenze senza nome che l’atmosfera chiusa della valle, fatta di antichi rancori, odi inveterati, costumi tradizionali ma ancora primordiali contribuisce ad esaltare. L’americano lucido e razionale diviene presto un superstizioso montanaro spaventato e fragile, pieno di sonniferi, di ansiolitici, che tuttavia non lo fanno deflettere dal desiderio imperioso di scovare la verità da troppi anni nascosta: Manfred, Werner, Max, Gunther, Brigitte, Verena, Hannes, sono i comprimari di questa storia spaventosa, raccontata con piglio da grande raccontatore di storie da Luca D’Andrea, il cui successo per questo insolito romanzo nel repertorio italiano contemporaneo è pienamente meritato. Nelle pagine de “La sostanza del male” lo stereotipo delle Dolomiti come luogo magico e incantato, strudel e gerani ai balconi, grappa alla genziana e prati di smeraldo, valligiani in costume e conservazione delle tradizioni, subisce una decisa smentita. A ragione, penso.