La sposa normanna di Carla Maria Russo

Cosa succede quando la ragion di Stato impone il suo diktat contro la volontà di una donna bella e colta che per scelta è entrata in clausura, abbandonando la sua fama e il suo lignaggio diventando Suor Maria Veronica? Il romanzo storico di Carla Maria Russo “La sposa normanna” (Piemme, 2011) racconta questo. Eppure Costanza D’Altavilla, Suor Maria Veronica appunto, nella sua dolorosa decisione mantiene tutta la sua dignità e mostra tutto il suo coraggio. Il romanzo della Russo narra la storia di una donna che amava la pace del convento, che amava la sua vocazione e si ritrova invece costretta a vivere con un ragazzino violento, a sposarlo solo per la continuazione della discendenza, a condividere con lui, arrogante e incolto, un’esistenza e a essere il perno di un intrigo politico più grande di lei. Ė la storia di una madre che si abbandona totalmente nella salvezza del figlio, Federico II, partorito per volere del nipote Guglielmo D’Altavilla, per confutare le dicerie che lei ormai trentacinquenne non potesse avere figli, nella pubblica piazza di Jesi. Ė la storia di una donna obbligata a soccombere ai voleri del giovane marito, Enrico di Svevia, a viaggiare e a vivere per un periodo in Germania, a subire l’onta di essere imprigionata dal nipote Tancredi D’Altavilla, che si è autoproclamato re di Sicilia dopo la morte del cugino Guglielmo. Costanza comunque è riverita e stimata da tutti come vera e unica regina e il suo unico scopo è crescere suo figlio con immensa dedizione. In privato lo chiamerà Costantino, erede unico della dinastia dei Normanni non certo degli Svevi. Il romanzo si conclude con Federico che prende il potere a soli quattordici anni dopo aver trascorso la sua infanzia a Palermo, divenuto centro multiculturale dove vivono pacificamente siciliani, normanni, arabi ed ebrei.

Affresco reale della società medievale e in particolar modo della corte normanna, l’ultimo romanzo di Carla Maria Russo fa giusta memoria storica sulla figura di una donna eccezionale che secondo Dante Alighieri conserverà nell’anima la sua scelta di vita monacale:

“Questa è la luce della gran Costanza, che del secondo vento di Soave generò ‘l terzo, e l’ultima possanza”.

Una ricostruzione storica molto precisa e accurata per un romanzo avvincente e interessante.