La valle dell’Eden di John Steinbeck

“La valle del Salinas, nella California settentrionale, è una lunga gola stretta tra due catene montuose: il fiume si snoda e serpeggia nel centro, finché non si getta nella baia di Monterey”.

Una California lussureggiante e rigogliosa, “tutto il fondovalle e le pendici dei monti erano un tappeto di lupini e papaveri”, fa da sfondo a una saga familiare che parte dalla Guerra civile americana per arrivare fino alla I Guerra Mondiale, dove la famiglia viene vista come crogiolo di gelosie, segreti e rancori.

Il capolavoro di John Steinbeck (1902-1968), Premio Nobel per la Letteratura ’62, pubblicato negli USA nel 1952, viene ora rieditato con l’introduzione di Luigi Sampietro e la nuova traduzione di Maria Baiocchi e Anna Tagliavini.

Nella copertina del volume appare un’intensa espressione di James Dean (1931-1955, la cui prematura scomparsa ha fermato la sua immagine dolente e tormentata rendendo l’attore immortale), protagonista nella parte di Caleb, nell’omonima pellicola tratta dal libro, diretta nel 1955 da Elia Kazan Premio Oscar 1956. Ne La valle dell’Eden (titolo originale East of Eden) sono presenti i temi ricorrenti dell’autore californiano: depravazione, amore in tutte le sue sfaccettature, carità e le tragiche conseguenze della mancanza d’affetto.

Attraverso il racconto della storia di due famiglie, gli Hamilton e i Trask, Steinbeck compie un affresco sociale degli Stati Uniti tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento. Samuel Hamilton di origine irlandese “uomo pieno di idee e di innovazioni” aveva costruito con le proprie mani la sua casa nella valle del fiume Salinas, e “ci aggiunse una bottega da fabbro”. Samuel e sua moglie Liza avevano messo al mondo ben nove figli, tra i quali Lizzie, madre del narratore. Adam Trask proveniva dal New England, era incapace di dimostrare affetto a causa del padre Cyrus, autoritario e amante della disciplina. Trask era giunto in California con la sensuale e ambigua moglie Cathy dalla carnagione luminosa e dai capelli dorati, con l’intenzione di acquistare la terra nel luogo che in un “bel manifesto a colori” gli era apparsa come il paradiso. Sarebbe stato Samuel Hamilton a consigliare Adam circa il luogo dove acquistare la terra.

L’inquieta Cathy dopo che aveva partorito i gemelli Caleb e Aron, aveva lasciato il marito e i figli per trasferirsi in città a Monterey.

“Cal la seguì per intere settimane. Lui cercò di non farsi vedere e, poiché Kate camminava guardando sempre avanti a sé, era convinto che non lo avesse notato”.

Come scrive Luigi Sampietro, “il romanziere Steinbeck” si apprestava a scrivere quando “era all’apice delle proprie capacità artistiche” volendo scrivere una storia di ampio respiro che riassumesse gli anni e le esperienze vissute in California.

“Penso che tutto ciò che ho scritto è stato di preparazione a questo”.

Lo scrittore e giornalista, uno dei massimi esponenti della letteratura americana e mondiale, con uno stile asciutto ed essenziale, unisce “alla vocazione del narratore il talento del cronista” ovvero la capacità di raggiungere chi legge. Al centro del romanzo vi è il tema del peccato, inteso come mancanza di affetto, cioè la mera percezione di Caleb e Adam di non sentirsi amati dai rispettivi padri.

Per la redazione del suo romanzo più autobiografico, Steinbeck trasse ispirazione dal libro della Genesi (quarto capitolo, versetti 1-16) che narra la storia di Caino e Abele. Il titolo del volume è preso dal Libro della Genesi: “Caino si allontanò dal Signore e abitò nella terra di Nod, a oriente di Eden” (IV, 16), che Sampietro identifica come simbolo della nostra condizione presente.

“La parola ebraica “timshel”, “tu puoi”, dà una possibilità. È forse la parola più importante del mondo. Quella che ributta la cosa sull’uomo. Perché “se tu puoi”... è vero anche che “tu puoi non...”.

Con le parole di Lee, il saggio domestico cinese di Adam, Steinbeck “spezza metaforicamente le catene di quel determinismo che nelle creature si manifesta come senso di colpa”.