La versione di C. di Cristiano De André

Una C puntata, come era puntata la K del protagonista de "Il processo" di Kafka. Un nome inespresso rimando a un’identità inespressa. Oppure una vocale-paradigma, il paradigma di una storia esemplare. Il richiamo a un’ontologia in fondo estendibile ad altri: il cerchio che non si chiude, i conti che non sempre tornano, i santini che non esistono e i diavoli che non sono mai brutti come li si dipinge, le parole non dette e quelle che era meglio non dire.
Le pagine chiare e le pagine scure che stanno alla vita di Cristiano De André come alla vita di molti, se non proprio di tutti. Detta in un titolo: “La versione di C.” (Mondadori, 2018). E attraverso aggettivazioni: un flusso di coscienza senza filtri. Un corollario di memorie tenere fino all’impudicizia. Un diario terapeutico. Un racconto verista allargato agli intellettuali e all’alta borghesia. Un romanzo di formazione che irretisce, intenerisce e fa pensare, come il libro di Agassi sulla sua vita e sul tennis.

Il libro più autentico che vi possa capitare di leggere su Fabrizio De André e certo anche su Cristiano, figlio di padre scomodo per lungo tempo e per antonomasia. Una narrazione non strumentale, anzi dolcissima e lancinante, un gesto necessario, a tratti necessariamente autolesivo. Una dichiarazione d’amore a ciglia asciutte, come la dedica che apre, in esergo, il volume: “a mio padre”. E basta. E avanza. Accontentatevi di sapere questo, la narrazione non si presta alla sterile prurigine della pubblicizzazione di vite celebri: ho apprezzato il libro aldilà del computo delle cicatrici e dei sorrisi tenui che racchiude.
“La versione di C.” è insomma un libro vero e come i libri veri si legge e si apprezza per svariate ragioni. La storia fuori dal palco di Fabrizio e Cristiano De André (la storia di un padre e di un figlio prima ancora che la storia di un cantante e di un cantante) era una storia che andava raccontata nel modo esatto in cui l’ha raccontata Cristiano. Ci sono le luci e ci sono le ombre che appartengono alla vita. Una lettura propedeutica, senza alcuna piaggeria.