La vita che scorre di Emmanuelle de Villepin

“Le date sono le stampelle della memoria. Senza queste tre date, questo sarebbe un altro racconto”.

È lo stesso protagonista Antoine Rousseau a rivelarci come la sua vita sia stata scandita da tre momenti cruciali. Il 10 giugno 1944, durante la II Guerra Mondiale, a pochi giorni dallo sbarco alleato in Normandia, i soldati nazisti distruggono il paese francese di Oradour-sur-Glane, nel dipartimento della Haute Vienne, regione del Limousin. Il crimine di guerra, avvenuto per un’azione di rappresaglia, causa il massacro di 642 persone, quasi l’intera popolazione del villaggio che viene dato alle fiamme. Antoine, di soli nove anni, è uno dei pochissimi sopravvissuti. Il ragazzino rimasto orfano (“per una madre sapere che il proprio figlio è in salvo è il modo migliore di sopravvivere”) viene adottato dalla famiglia del suo più caro amico Jacques. Gli aristocratici Madame e Monsieur de Hautlevent vivono nel castello di Vaulry, a pochi chilometri dal paese. Nell’eccidio la coppia ha perso il figlio maggiore Charles. Antoine viene accolto con affetto e gentilezza ma “le loro emozioni devono essere taciute” e, anche se una madre e un figlio non si possono sostituire, al ragazzo non faranno mai mancare nulla. Il giorno più felice di Antoine, “una felicità piena, rotonda”, è quando riceve in dono un paio di stivali da equitazione dal padre adottivo, zio Olivier (così l’uomo ha suggerito ad Antoine di chiamarlo dopo l’adozione).

23 novembre 1974: è trascorso appena un mese dalla tragica morte di Elena, la moglie di Antoine, in seguito a un incidente automobilistico quando alla loro ultimogenita, Elisa, di un anno, viene diagnosticata una grave malattia che non le permetterà mai di camminare.

“Mi ci sono voluti mesi, anni, per imparare a vivere in quella terra straniera”.

La vita scorre, va e deve andare avanti in ogni modo. Dopo l’iniziale smarrimento Antoine riprende il corso della propria esistenza specialmente per i suoi tre figli.

Il 18 ottobre 1998 è un’altra data fa da spartiacque nella vita di Antoine, e come le altre apre un nuovo capitolo del libro. Questa volta induce alla speranza ma lasciamolo scoprire al lettore.

Antoine è un combattente, fin da piccolo ha imparato che nella vita non bisogna dare nulla per scontato e che spesso si è in trincea. Ma anche Elisa, dagli “occhi di gatto” a mandorla, dolce, sensibile e forte insieme al padre si può definire campionessa di resilienza (la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici). Tutta la famiglia deve lottare contro le barriere architettoniche e mentali che la vita ha posto dinanzi alla piccola di casa. Elisa non si arrende e con tenacia e volontà diventa un avvocato di successo. Per il personaggio di questa “guerriera”, la scrittrice si è ispirata all’avvocato Lisa Noja, sua amica.

Emmanuelle de Villepin con questo volume ha vinto lo scorso giugno il Premio Letterario Nazionale per la Donna Scrittrice Rapallo Carige. L’autrice, donna ricca di sentimenti, partendo da un fatto realmente avvenuto costruisce una trama avvincente dove tra i vari personaggi tutti abilmente delineati spiccano Antoine e Elisa, mai domi, pronti a combattere la loro battaglia quotidiana. Un libro che lancia un messaggio di auspicio come rivela la stessa scrittrice:

“il mio romanzo è un inno alla vita e alla solidarietà, perché tutti insieme possiamo buttare giù le montagne”.

Ricordiamo infine che Emmanuelle de Villepin da anni aiuta i bambini affetti da gravi neuropatologie, con la Fondazione Dynamo (Camp di terapia ricreativa) e con l’Associazione Amici di Tog (Together To Go) centro milanese di eccellenza per la riabilitazione (www.togethertogo.org).

“Oggi è il mio compleanno e mi ha preso questa vertigine inspiegabile di contemplare il cammino percorso”.

Fino a domenica 13 luglio si può inviare un sms al 45508, con un semplice gesto si possono aiutare gli amici di TOG ad aiutare i bambini colpiti da patologie neurologiche complesse.