Lacrime d’inchiostro di Fernando Balsamo

Quindici racconti brevi, in "Lacrime d’inchiostro", che spaziano dal reale al fantastico, dall’epistola alla narrazione classica, ma tutti con un medesimo fine: arrivare a toccare il cuore del lettore.

Sono piccole storie quelle raccontate da Fernando Balsamo, trasformate dalla scrittura in veri e propri esercizi di stile.
Vicende che affondano le loro radici talvolta nel reale, anche se immaginato (Piccola storia della mia prigione), talvolta nel fantastico (Piccola storia dell’angelo della musica, Piccola storia di sangue…).
A volte la scrittura si fa densa, complessa, vischiosa. Altre è scorrevole, semplice, quasi minimalista.
La storie che ho apprezzato di più appartengono proprio a quest’ultima vena. Piccola storia di un abbandono, che ha per protagonista un cane meticcio di nome Erik, e Piccola storia di una vela, che dietro il paravento del racconto nasconde tutti i contenuti dell’esperienza e della vita. Sono probabilmente i racconti scritti con il linguaggio più lineare e meno pretenzioso, ma anche i più emotivamente coinvolgenti e ricchi di cuore.

Fernando Balsamo cita nella prefazione molti autori classici che si sono cimentati nell’arte della novella e del racconto: Checov, Joyce, Poe, King fino a Gaston Leroux, l’inventore del Fantasma dell’Opera. Riconosce quindi di essersi ispirato a loro mettendo su carta questi racconti.
Una scommessa difficile che ha spinto l’autore a cimentarsi con metriche differenti: il racconto in prima e in terza persona, con dialoghi classici o divagazioni filosofico-poetiche. Non manca un’epistola conclusiva dedicata ad una donna, Adele, che forse non verrà mai letta. Un lavoro per questo un po’ sinuoso e frammentato (inevitabile, passando da uno stile all’altro), ma non per questo avaro di belle pagine o spunti interessanti. Certamente ogni lettore saprà riconoscere quelle più vicine al proprio sentire.