Le armi dei Templari. Armi, uniformi e insegne dei monaci-cavalieri secondo la Regola dell’Ordine del Tempio
- Autore: Enzo Valentini
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
Si chiamavano Poveri compagni d’armi di Cristo, con modestia, ma i guerrieri e religiosi con la croce templare rossa in campo bianco hanno sempre conquistato tutti con i loro trionfi, le imprese romanzate, la tragedia e il mistero. È quello che rileva lo storico britannico del Medioevo David Nicolle, nella prefazione (tradotta da Cristian Guzzo) al saggio di Enzo Valentini intitolato Le armi dei Templari, Armi, uniformi, insegne dei monaci-cavalieri secondo la Regola dell’Ordine del Tempio di Salomone, edito dalle Edizioni Penne & Papiri (Tuscania, giugno 2023, riccamente illustrato in bianconero, 160 pagine).
Il pur breve testo dello studioso londinese è una premessa perfetta al lavoro di uno specialista d’eccellenza della storiografia medioevale militare. Entrambi colgono l’essenziale dei Templari e li ricollocano nella storia, tenendo per una volta alla larga la leggenda nera che li accompagna.
Valentini, nato a Civitavecchia nel 1953, è attivo nella città medievale di Tuscania (Viterbo). Appassionato di etruscologia, si è indirizzato successivamente verso l’età medievale. Dal 1985 fa parte della Libera Associazione Ricercatori Templari Italiani (segretario nazionale dal 1988). Nel 1992 ha creato le Edizioni Penne & Papiri, che pubblicano libri sull’Ordine templare (solo saggistica e approfondimenti, niente narrativa e fantasy). Con i suoi contributi sul Medioevo e i Cavalieri del Tempio collabora anche con altre case editrici. Ha fondato e diretto il periodico “Cronache Medievali”, quadrimestrale di studi pubblicato dal 2000 al 2014.
Un ricercatore più che competente: sa bene quanto possa esaltare gli appassionati e tanti di noi la nitida immagine dell’elmo pentolare a maschera, in uso tra i Templari, ritratta in primo piano sopra una cotta di maglia di ferro (usbergo), sulla copertina di questo volume.
Ho preso parte per decenni a cortei storici e rievocazioni in costume medievale, vestendo con orgoglio l’armatura da Cavaliere gerosolimitano. Sia che esibissi la croce a otto punte di Malta, ma soprattutto quando coprivo l’usbergo con la tunica militare rossa originaria degli Ospitalieri, con una grande croce latina bianca al centro del torace, non c’è stata una volta che non abbia sentito ripetere tra la folla e da tanti: “i Templari!”. Questo dimostra la popolarità dell’Ordine del Tempio, notissimo e facilmente riconosciuto dalla gente di ogni età, tanto da assorbire qualsiasi altra congregazione cavalleresca, compresi gli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, poi Cavalieri di Rodi e tuttora di Malta.
Si diceva dell’illuminante prefazione di Nicolle. Le vicende dei Templari sono molto ben documentate, scrive, specialmente quelle relative al ruolo centrale svolto nelle vicende belliche del XII e XIII secolo, quanto a equipaggiamento, tattica, organizzazione, reclutamento, supporto logistico. Gli Ordini militari cristiani diventarono le più importanti forze permanenti a difesa degli Stati latini.
Diversamente dall’Ordine gerosolimitano, nato per assistere gli infermi a Gerusalemme precedentemente alla prima crociata, i Templari sono stati combattenti fin dalle origini. Formavano probabilmente un reggimento di 300 cavalieri addestrati, ben equipaggiati e altamente motivati. Potrebbe sembrare un numero modesto, ma alla metà del XIII secolo la guarnigione in tempo di pace del castello templare di Safed, in Palestina, sembra si aggirasse intorno a 1.700 unità, contando solo 50 fratelli cavalieri, 30 fratelli sergenti, oltre a 50 turcopoli, 300 arcieri, 820 uomini di supporto, più operai e schiavi.
Il monaco cistercense Isacco de l’Étoile faceva cenno alla nascita di “un nuovo mostro di una nuova cavalleria... con lo scopo di costringere gli infedeli a credere, a colpi di lancia e bastone”. Argomenti come questo tacitavano i dubbi sull’esercizio della forza, dispensatrice di morte, incoerente con il ruolo confessionale oltre che militare.
Diventando progressivamente più potenti, gli Ordini religioso-militari capirono di dover curare una buona immagine pubblica, per ragioni politiche, finanziarie e per attrarre reclute e sostegno pubblico. Si mostravano peraltro “come la parte migliore di una Chiesa che a volte appariva allo sbando”. Nel frattempo, lo status crescente e la popolarità li portarono a fissare regole d’accesso più severe. L’organizzazione e la ricchezza crebbero, quanto l’arroganza percepita e la tendenza a interferire negli affari politici degli Stati europei. Si trattava di critiche in buona parte ingiuste, che li esposero al rischio di pagare da capri espiatori il fallimento delle crociate. Mentre gli Ospitalieri e i Cavalieri teutonici sopravvissero alla crisi, i Templari caddero, epicamente, sotto le trame del re di Francia Filippo il Bello.
Come sempre, il contributo di Valentini è nitido, informato e apprezzabile. Possiamo considerare il suo saggio più tecnico-storico che storico-tecnico. Comincia col far notare che il nascente Ordine del Tempio provocò scompiglio nella società medievale, riunendo nella stessa persona il monaco e il cavaliere, l’uomo di pace e il guerriero, “il diavolo e l’acquasanta”, intorno al primo Gran Maestro Hugues de Payns.
Interessanti i riferimenti alla Regola templare, redatta in francese antico, nei primi del 1100, con il contributo del monaco cistercense Bernardo di Chiaravalle. Seguono capitoli che approfondiscono aspetti legati alle dotazioni militari e non, ai vessilli, all’equipaggiamento (usberghi, elmi, spade, lance, scudi, archi), alle tecniche d’assedio e alle cavalcature. In due appendici, sono illustrate le norme della Regola riservate alle armi e le stesse armi studiate e ricostruite a cura della Mansio Templi Parmensis 1275, associazione di appassionati di storia e rievocazione attiva a Parma da oltre un quarto di secolo.
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