Le grandi battaglie delle crociate
- Autore: Enzo Valentini
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2016
Le crociate restano di attualità (quelle del passato, a scanso di equivoci). Chiamarle pellegrinaggi armati in Terra Santa è riduttivo, considerarle guerre secolari in Palestina sembra esagerato. È certo, però, che attirano ancora la nostra attenzione. Il saggista medievalista Enzo Valentini ha esaminato in dettaglio, per Newton Compton, “Le grandi battaglie delle crociate” (pp. 430, euro 12,00), realizzando un bel volume per tutti, non solo per addetti ai lavori e fan di saggistica storica. Un testo accurato ma non in modo pedante, sempre leggibile, pubblicato a novembre 2016 nella collana I volti della storia della casa editrice romana.
Avviate sull’emozione delle predicazioni di Pietro l’Eremita (e la prospettiva di conquista) e proclamate da Urbano II a Clermont, le spedizioni per la liberazione dei luoghi santi cristiani in Medio Oriente avviarono uno scontro di fatto ancora latente tra Cristianesimo e Islam. Ma qui, più che l’aspetto religioso, interessa soprattutto quello militare, avendo messo in moto il primo esercito regolare europeo che andava a combattere fuori dal continente dopo la caduta dell’impero romano, oltre seicento anni prima.
Difficile precisare i limiti geografici e temporali dell’intero ciclo delle crociate. Se l’area è collocabile tra Gerusalemme, la Giudea e i territori intorno, il periodo può essere fissato tra la chiamata alle armi di papa de Lagery nel 1095 e la caduta di Costantinopoli nel 1453. Un arco temporale, questo, che supera di gran lunga la fine delle nove campagne militari vere e proprie, sancita dall’assedio di Acri, sulla costa mediterranea, nel 1291.
Accertato quindi il focolaio nel concilio di Clermont, c’è tempo prima di giungere al tramonto dello Stato d’Outremer, alla caduta appunto di San Giovanni d’Acri (l’ebraica Tolemaide), per soffermarsi su tanti scontri, compresi ovviamente l’assedio e conquista crociata di Gerusalemme (1099), la riscossa di Saladino nelle battaglie di Cresson e soprattutto di Hattin (1187) e la sua riconquista incruenta della Città Santa, dopo un assedio, questo sì sanguinoso, delle mura difese dai pochi uomini di Baliano d’Ibelin.
Ai Corni di Hattin, l’armata crociata era andata incontro ad uno di quei rovesci tanto disastrosi da cambiare il corso della storia. La sorpresa tattica musulmana aveva colto i cristiani in movimento. Saladino trascurò l’avanguardia e la retroguardia, aggredendo da ogni lato il grosso della colonna cristiana. Una tragica sconfitta, con un numero sconosciuto di morti e almeno 15.000 prigionieri, tra cui il re consorte di Gerusalemme Guido di Lusignano, e molti nobili. I 230 cavalieri templari e ospitalieri catturati vennero tutti decapitati, perché non avrebbero mai abiurato né pagato un riscatto e non sarebbero mai stati utili come schiavi.
La ricerca di Enzo Valentini si estende dalla Palestina alle spedizioni per sottomettere i popoli pagani del Nord Europa, mentre viene esclusa la Reconquista della Spagna, avviata dai sovrani cattolici a danno dei mori d’Iberia. Sotto esame, invece, anche la crociata contro gli Albigesi, i Catari, in Francia meridionale. La chiave di lettura di queste campagne è comune, erano tutte motivate dall’esigenza di contrastare qualsiasi pericolo per la società dell’epoca, tanto più se di fronte ad un altro credo religioso.
Quanto al presunto scontro di civiltà, Occidente contro Oriente, Europa contro Islam, anche questi confini ideologici non furono mai così netti, a parte forse i primi anni, quando gli europei non avevano preso le misure di alleati e nemici, vale a dire bizantini e musulmani. Successivamente, le zone grigie tra i tre gruppi si faranno sempre più sottili tra gli uni ed ampie con gli altri, trasformando lo scontro iniziale in uno scambio, comunque armato, di conoscenze sul piano militare, ma anche commerciale, artistico e umano.
Pochi anni dopo la conquista della Città Santa erano nati intanto gli Ordini monastico-militari, i templari prima e poi i cavalieri ospedalieri di San Giovanni Gerosolimitano, quelli di Santa Maria Teutonica e numerosi altri minori. Erano eserciti che univano gli uomini di Chiesa a quelli di guerra, necessari per stabilizzare una forza militare che garantisse la difesa degli stati creati oltremare dopo la prima crociata.
Proprio la permanenza in Terra Santa consentirà di adattarsi ai nuovi scenari e tattiche di combattimento. L’esempio è la scoperta di armi nuove, più pratiche in combattimento, sottratte al nemico, come scimitarre e sciabole al posto della spada a lama dritta. Si videro perciò templari armati di mazze turche e saraceni che assaltavano navi brandendo asce danesi. Si faceva presto in guerra a fare di necessità virtù e cogliere quanto di utile nei "costumi" del nemico. Altrimenti, il destino era segnato: la morte e senza nessuna misericordia, tanto meno da parte dei cristiani.
Le grandi battaglie delle Crociate
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