Le dieci donne spia che hanno fatto la storia
- Autore: Domenico Vecchioni
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2019
Mata Hari, Fraulein Doktor, anche la soubrette Josephine Baker la Perla Nera afroamericana naturalizzata francese (ritratta in copertina): sono tra “Le dieci donne spia che hanno fatto la storia”, un saggio pubblicato nei primi del 2019 dalle Edizioni del Capricorno (Torino, 166 pagine, 13 euro), a firma di Domenico Vecchioni, che dopo la carriera diplomatica - è stato anche ambasciatore d’ Italia a Cuba - si è dedicato alla ricerca storica, collaborando tra l’altro a riviste e canali televisivi via satellite, con contributi di politica internazionale e intelligence.
Il più recente di una trentina di suoi testi saggistici e biografie all’attivo è questo volume accurato e riccamente illustrato con immagini bianconero. Propone dieci schede di eroine dello spionaggio, a cominciare dall’olandese Margaretha Geertruida Zelle, alias Mata Hari o agente H21. Più esattamente nove, perché il decimo capitolo propone un enigma irrisolto da due secoli: il Cavaliere d’Eon, spia del re di Francia Luigi XV era un uomo o una donna?
Intanto, Vecchioni scioglie i dubbi sull’identità di Fraulein Doktor (istruttrice di spie, ricorda il titolo della scheda e doktor per la tesi in dottorato discussa nell’Università di Friburgo). Secondo gli esperti di intelligence, si trattava di Elsbeth Schragmuller (1889-1940). Tra le due guerre diresse una scuola di spionaggio ad Anversa, che preparava agenti contro la Gran Bretagna e la Francia. Deve la fama, assecondata dal mistero, anche ad un bel film girato nel 1968 dal regista italiano Alberto Lattuada.
A seguire, l’autore si occupa di Gertrude Bell, archeologa, prima donna laureata ad Oxford, che collaborò con Lawrence d’Arabia alla rivolta araba contro i turchi in Medio Oriente, durante la prima guerra mondiale.
Ci sono poi le agenti “alleate”. La principessa indiana Noor Inayat Khan agì per il SOE britannico nella Francia occupata dai nazisti, come operatore radio in supporto alla Resistenza. Christine Granville, bella contessa polacca, fu la spia preferita di Churchill. Abbiamo detto di Joséphine Baker, che nella patria d’adozione si mise al servizio del controspionaggio francese. L’americana Virginia Hall, la “signora che zoppica” (aveva una gamba di legno per una ferita di caccia), impegnò a fondo Klaus Barbie, il “boia di Lione, che si mosse sulle sue tracce senza successo.
Due spie con la stella rossa sono state, qualche decennio dopo, prima Ana Belén Montes, che dall’interno dell’intelligence statunitense spiava a favore di Cuba, poi Anna Chapman, Anna la Rossa, quinta colonna negli USA al servizio di Putin, scoperta, arrestata e rimpatriata in Russia.
Per tornare a Mata Hari, in alcune foto si nota la finezza dei lineamenti e si coglie il fascino attrattivo della spia femminile più nota di tutti i tempi, il vero archetipo della donna dedita allo spionaggio. Un fascino aiutato da succinti costumi esotici da ballerina, molto spinti per l’epoca.
Come si vede, le donne entrarono in azione solo nel ‘900, quando lo spionaggio divenne una risorsa autonoma, a sé stante, perdendo le caratteristiche prettamente militari mantenute fino ad allora. Trasformandosi in intelligence si dedicò alla scoperta di piani, progetti e segreti del nemico. Divenne spionaggio strategico, mentre prima era stato per così dire tattico e in quel contesto, pur riconoscendo la loro oggettiva utilità come abili seduttrici, le donne erano ritenute inadatte alle armi e all’attività nell’ombra: ricognizioni in territorio nemico, esfiltrazioni, sabotaggi.
Eppure, nella guerra civile americana non mancarono singole figure femminili di spie che seppero offrire contributi informativi significativi, come Sara Emma Edmonds per l’Unione e Belle Boyd per i Confederati.
Chiude il volume lo straordinario caso dell’ambiguità sessuale del Chevalier d’Eon. L’incertezza segnò per tutta la vita la spia di Luigi XV e agente del Secret du Roi. Alla nascita, nel 1728, i genitori gli assegnarono sei nomi, tre femminili e tre maschili: Charles, Geneviève, Louise, Auguste, Andrée, Thimothée. Lo consideravano un neonato o una neonata? Venne dichiarata la nascita di un maschietto, ma quasi mezzo secolo dopo, su richiesta del re per far cessare i pettegolezzi sull’identità sessuale del suo agente segreto, il Cavaliere dichiarò d’essere una donna, con tanto di certificato medico. I medici che lo firmarono dissero però di aver potuto solo palpeggiare la paziente, che si era rifiutata di svestirsi davanti a loro. Da allora in poi, D’Eon visse come una donna.
Tanto fece cessare in parte il chiacchiericcio, che riprese alla morte, nel 1810, quando il chirurgo inglese incaricato dell’autopsia attestò di aver riscontrato alla presenza di testimoni organi genitali maschili perfettamente conformati.
Insomma, nessuna chiarezza sul capitano dei Dragoni, laureato in diritto, avvocato, parlamentare, ministro plenipotenziario, che da un certo momento della vita indossò per sempre abiti femminili.
Si ricordi, per finire, che in Gran Bretagna, dove fin dai tempi di Elisabetta I nacque lo spionaggio moderno, due signore sono arrivate a dirigere il controspionaggio: Stella Rimington, Eliza Manningham-Buller.
E una donna, Gina Haspel, è stata da poco nominata capo della CIA, la più potente organizzazione d’intelligence nel mondo.
Le dieci donne spia che hanno fatto la storia
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