Le ragioni del dubbio. L’arte di usare le parole
- Autore: Vera Gheno
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2021
Le ragioni del dubbio. L’arte di usare le parole (Einaudi, 2021) è il libro di una sociolinguista di valore, specializzata in comunicazione digitale, quello di Vera Gheno, docente presso l’Università di Firenze, che ha al suo centro la lingua.
Citando l’autrice:
“La sociolinguistica, cioè lo studio delle manifestazioni linguistiche delle persone allo scopo di trarne considerazioni riguardo alla loro educazione, all’estrazione sociale, alla cultura e così via.”
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Il sottotitolo di copertina significa il lavoro finora svolto egregiamente dall’autrice, diretto a un fine divulgativo e insieme pedagogico per un migliore uso della lingua. Le ragioni del dubbio. L’arte di usare le parole è un saggio prezioso, che ruota intorno a tre parole chiave: dubbio, riflessione e silenzio.
“Mi è così venuta l’idea di condensare il mio pensiero in tre parole chiave, che richiamo spesso: dubbio-riflessione-silenzio. Il Metodo DRS, lo potremmo definire. Questo libro vuole entrare nel dettaglio di cosa voglia dire, nella pratica, il DRS.”
Con la diffusione della rete si è assistito a un profondo mutamento del linguaggio. Umberto Eco stigmatizzò l’accesso indiscriminato a questo nuovo mezzo di comunicazione, con la famosa espressione per cui si era dato diritto di parola a una legione di imbecilli. Ma Vera Gheno riporta nella sua purezza e integrità l’intervento di Eco, la cui espressione va valutata per intero e non appiattita ed estremizzata nei suoi contenuti nell’aspetto più eclatante. La sua era un’opinione più sfumata, con una posizione che esprimeva i lati positivi e insieme negativi dell’accesso indiscriminato alla rete.
Si deve, secondo l’autrice, vigilare affinché le opinioni espresse in rete siano autenticamente espresse da chi ne ha le competenze su una determinata e specifica materia. E per mettere in pratica questo corretto processo cognitivo occorre procedere con i giusti tempi e con una adeguata preparazione, manifestando appunto dubbio, riflessione e silenzio. Ma sorge la questione del tempo necessario per percepire al meglio.
La tesi di fondo dell’autrice è che vi è più una percezione di velocità che non una vera necessità di velocità e verso la fine del libro vi sono alcuni semplici, elementari esercizi per darsi del tempo. Il tempo è una percezione molto soggettiva e bisogna prendersi il tempo per rileggere e riflettere, esercitando una vigilanza linguistica.
I social media hanno svolto in questi ultimi anni un ruolo importante e costituiscono come un nuovo potere “connesso” con la tecnologia, un binomio che era stato preconizzato in molta letteratura di fantascienza.
Facebook, tra i principali social network, esercita come da molti denunciato un effetto tossico sui giovani e sulla società, con contenuti divisivi che ottengono però proprio per questo massima “audience”, più utilizzazioni e maggiore profitto conseguente.
In rete trovano spazio i “terrapiattisti”, con idee chiaramente false che la rete però amplifica. Le novità della rete fa sì che chiunque abbia idee sbagliate possa fare gruppo, alimentando per molti false convinzioni che l’algoritmo percepisce.
Si parla di:
"Effetto Dunning-Kruger: una distorsione cognitiva che porta le persone non molto competenti in un certo campo a sovrastimare le proprie conoscenze e a promuoversi esperte.”
Ogni capitolo si conclude con delle indicazioni per come arrivare alla veridicità di tutto quello che si dice in rete. Non basta analizzare le fonti, ma occorre esaminare per bene i titoli che, spesso, non sono solo troppo accattivanti, ma addirittura devianti. E la poca trasparenza poi costituisce un ulteriore elemento di erronea valutazione.
Nel saggio si racconta dei mutamenti che ha avuto la lingua, nel corso del tempo e in diversi ambiti.
Interessante è la considerazione sul silenzio, che è da applicare quando non si è esperti e non si ha nulla da dire: tacere spesso serve a farsi una reputazione. Il pettegolezzo, il chiacchiericcio, poi, è stato alle origini alla base della costruzione del linguaggio, parlando di chi non è qui e non è ora.
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