Le ultime diciotto ore di Gesù
- Autore: Corrado Augias
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2015
Una bella copertina che riproduce il celebre “Ecce Homo” di Antonio Ciseri, quadro ottocentesco conservato a Firenze, è il primo spunto che Augias coglie per mostrarci come tutto ciò a cui tradizionalmente siamo stati abituati a credere, a partire dal racconto dei quattro evangelisti, riguardo alla passione e morte di Gesù, è frutto di ricostruzioni per lo più apologetiche che hanno a che fare poco con i fatti realmente accaduti in quella notte che si è posta al centro della fede dei cattolici e che ne costituisce la base di fede. Queste ricostruzioni dal punto di vista storico totalmente incomplete, basate su tradizioni orali, solo in anni molto successivi alla crocifissione del profeta vennero codificate nel racconto evangelico che la Chiesa ha fatto suo. Augias invece va alla ricerca di altre fonti, i vangeli apocrifi, i Rotoli di Qumran e testimonianze storiche giunte fino a noi dalle più diverse provenienze: quando però gli avvenimenti si fanno ancora più oscuri e lacunose le narrazioni, l’autore interviene chiosando un brano di Cicerone tratto dal De oratore affermando
“Con parziale arbitrio se ne può ricavare l’estensione ‘sognare’. Anche perché qualunque storia è almeno in parte una bugia – o un sogno”
Allora nella narrazione che Augias fa dell’agonia e morte del giovane uomo, il profeta Joshua ben Joseph Ha–Nozri, condannato da un tribunale romano a cui era stato trascinato dai grandi sacerdoti del sinedrio Caifa e suo suocero Anna, troviamo alcuni personaggi noti, come Ponzio Pilato, il governatore della remota provincia di Giudea, sua moglie, Claudia Procula, i genitori di Gesù, i suoi discepoli, Giuseppe di Arimatea. Ma il racconto si arricchisce di retroscena, di antefatti, dai quali emergono nuovi protagonisti, alcuni reali, altri frutto della “fiction” a cui Augias ricorre con consapevole disinvoltura: Kyrillos è un fidato consigliere di Pilato, Nikeforos il suo consulente giuridico, Caio Quinto Lucilio invece è un personaggio di fantasia, un romano buono, che cerca di capire per quale ragione un uomo mite, amato dal popolo, abituato a parlare in pubblico attraverso complesse metafore, capace di guarire e di compiere prodigi, certamente innocente delle colpe che gli attribuiscono, sia stato imprigionato dal suo stesso popolo che solo pochi giorni prima lo aveva acclamato al suo ingresso a Gerusalemme come un liberatore.
Il personaggio di Pilato è al centro del racconto, nel rapporto difficile con il suo diretto superiore, il governatore della Siria Vitellio, con l’imperatore Tiberio che lo ha inviato in quel luogo remoto e scomodo, l’unica provincia che non ha accettato l’assimilazione con la filosofia dei romani oppressori, ostinatamente fedele ad un monoteismo incomprensibile per la mentalità dei conquistatori. La moglie Claudia, spregiudicata nobile romana che ha accettato la deportazione in terra di Giudea per riscattare il suo onore, nella calda notte precedente la condanna del profeta, vive una specie di premonizione che la porta a delirare, convinta che suo marito si ponga in grave pericolo condannando un innocente: malgrado i suoi tentativi di intercedere con Pilato, si troverà in una trappola ordita dall’astuto consigliere Nikeforos, che le metterà in bocca un suggerimento, far scegliere al popolo chi condannare, se il Nazareno o l’assassino Bar Abbas, e i pochi convenuti nel cortile della torre Antonia, abilmente manovrati per ragioni politico-religiose, decreteranno la crocifissione di un uomo il cui messaggio non sono realmente riusciti a comprendere.
Ci sono molte pagine altamente suggestive nella lunga narrazione di Augias: il padre Joseph, che vede da lontano la sofferenza di quel figlio misterioso che intuiva non suo; Giuda, detto per tradizione il traditore ma le cui vere responsabilità sono state ridimensionate anche nel bel romanzo di Amos Oz; Maddalena, la cui identità è molto incerta, forse l’apostolo Giovanni che Gesù amava era proprio lei; e ancora Myriam, il nome ebraico della giovane donna a cui una presenza misteriosa aveva annunciato la gravidanza e che non aveva trovato il coraggio di spiegare al suo sposo quel prodigio, che aveva amato quel figlio speciale così lontano da lei.
Il libro, denso di ricostruzioni storiche e di sogni, di personaggi noti e di folle anonime, di intrighi e di miracoli, si conclude con una pagina letteraria di grande intensità: l’ultima epistola di Quinto Lucilio, scritta molti anni dopo la crocifissione alla vigilia di Pesach di quell’anonimo profeta ebreo:
“A seguito di quei drammatici eventi, i pochi seguaci del profeta hanno cercato di diffondere oscure leggende sulla sua fine. Dissero che al momento della morte il cielo, percorso da lampi, s’era improvvisamente abbuiato, che il velario del tempio s’era squarciato da cima a fondo. ... Mi dicono che alcuni di quei seguaci adesso sono arrivati a Roma, e contendono al fedeli del dio Mitra il predominio spirituale sulle classi degli operai, dei servi, e dei soldati. E’ gente pericolosa, portatrice di una nefasta superstizione...”
I Romani, dunque, anche i più colti e sensibili, testimoni della condanna frettolosa e dall’agonia di un innocente trucidato come un criminale, non riuscirono a fare i conti con un messaggio in totale contraddizione con i cardini del potere dell’impero.
Di Pilato, dice Augias, tornato a Roma, si perdono le tracce, così come dei tanti comprimari di quella vicenda durata appena diciotto ore. Pietro-Cefa viene appena nominato, Paolo di Tarso invece si impossesserà della leggenda del giovane Jehoshua, divenendone il testimone più autorevole.
Le ultime diciotto ore di Gesù
Amazon.it: 12,34 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le ultime diciotto ore di Gesù
Lascia il tuo commento