Lettere a Cioran
- Autore: Nicola Vacca
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2017
Lettere a Cioran (Galaad Edizioni, 2017) è un omaggio che un intellettuale italiano, Nicola Vacca, fa al filosofo rumeno, Emil Cioran, che ha vissuto la maggior parte della sua vita a Parigi.
Cioran è stato filosofo contro l’accademismo, che ha vissuto per anni coi pochi soldi che gli venivano dati per i suoi dottorati di ricerca in Francia. Una figura marginale, che non aveva un codazzo di lacchè come ai tempi di Sartre, anzi vivendo di poco e in modo anonimo. Povero come era, Cioran si è accontentato di stanze buie e umide; perché chi è stato almeno una volta a Parigi in inverno riconosce che fa un freddo pazzesco se vivi con le stufette.
Il filosofo Mattia Luigi Pozzi, che firma la prefazione del libro Lettere a Cioran, dà prova di aver riconosciuto la statura intellettuale dell’autore. Nel trovare nei recessi del Novecento nuovi narratori, nuovi poeti di entrambi i sessi, ha trovato in Cioran una bussola, un modo per interpretare la realtà, e la brevità è l’unico strumento possibile per scavare nel nulla e le frasi del rumeno suonano a morte per quelli che hanno scritto libri enormi, in cui sono racchiuse tutte le contraddizioni del Novecento.
Nicola Vacca - che ha riconosciuto nel francese di Cioran la bellezza e la grazia anche quando parla dell’enorme "vuoto" che è l’Europa - ha scoperto per caso, nel 1981, un libro di Cioran, Squartamento, edito da Adelphi, e da lì ha continuato a leggere le sue opere aggiungendovi anche le lettere e le interviste (ma non tutto Cioran tradotto è pubblicato da Adelphi, altri libri, soprattutto lettere si trovano per i tipi di Mimesis edizioni e altre case editrici).
Il saggio Lettere a Cioran inizia con una data e un anno, il 2014, in una giornata in cui l’autore si reca sulla tomba di Cioran e comincia una sorta di dialogo.
Nicola si commuove per aver scoperto questo filosofo "inclassificabile" che tanto ha amato, senza vergognarsi di esprimere la sua devozione; quotidianamente non c’è stato giorno in cui non abbia pensato a un suo frammento, alle sue parole.
In effetti, chi ha letto altri libri o poesie di Nicola Vacca, ritrova questa sua capacità di sintesi: una magnifica possibilità di condensare idee e riflessioni senza sbavature, di fare con la "brevità" densa di contenuti o di suggestioni un continuo omaggio a Cioran.
Emil Cioran, che è stato un portatore sano di scetticismo, che ha sempre trovato nel mondo una "pecca" originale, ovvero una mancanza di senso, una "finestra sul nulla", che non gli ha permesso di sistematizzare i suoi scritti. Uno che dubita di tutto, partendo da sé stesso, che corteggia la voglia di finirla qui, ma in realtà è curioso di sapere come va a finire.
La curiosità e lo scetticismo, appunto, che gli hanno impedito qualsiasi tentativo di suicidio, anche se sempre ne scrive, ma in modo ironico, da prendere con le pinze. Perché Cioran è stato un dissacratore di fedi e utopie; ma pur scrivendo dell’impossibilità dell’uomo di poter migliorare sé stesso, nei suoi scritti emerge spesso l’ironia e lo sberleffo del rumeno parigino.
Il fatto che rende veramente felice l’autore di Lettere a Cioran è il ritrovamento dei quaderni di Cioran da parte della sua compagna. Tenuti male, il che fa pensare che molti si siano semplicemente dissolti nella umidità e nella polvere; quelli rimasti sono una fonte inesauribile di informazioni, di fatti quotidiani, di idee prese in esame e accantonate, di film visti e molto altro.
C’è da dire che Cioran si muoveva per Parigi, città che conosceva alla perfezione fin dai suoi anni giovanili fino a una età matura. Ma, dopo aver trovato casa e rifugio nella sua mansarda, uscire di casa gli diverrà intollerabile col passare degli anni.
Poi c’era sempre qualcuno da aspettare, uno studente, uno studioso, un ammiratore, una ammiratrice. Il libro più amato di uno studioso così poco classificabile, eternamente marginale e al contempo essenziale è sempre l’ultimo. Come se si potesse di nuovo camminare per proprio conto senza appoggiarsi sulle idee del rumeno (stanno uscendo dei libri da Adelphi, che non sono i suoi ultimi, ma frammenti di quando ancora non scriveva nel suo bellissimo francese). Del resto Cioran era in ottima compagnia, dal momento che la lingua francese ha avuto un guizzo di sorprendente creatività con Milan Kundera. I romanzi di Kundera in francese, a prescindere dai risultati finali, sono scritti benissimo dallo scrittore ormai novantenne.
L’ultimo libro di Emil Cioran pubblicato in vita, nel 1987, è Confessioni e anatemi. Ormai Cioran non salva l’umanità nemmeno con uno sberleffo, si convince che l’umanità tutta deve scomparire.
La bellezza di questo libro, Lettere a Cioran, sta nell’amore che lo studioso italiano Nicola Vacca ha nei confronti delle idee di Cioran e nella capacità di dargli una visibilità notevole, mettendosi in un canto.
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