Libri che mi hanno rovinato la vita e altri amori malinconici
- Autore: Daria Bignardi
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2022
Chi scrive non sa perché ha sempre trascurato di leggere questo bel libro di Daria Bignardi, Libri che mi hanno rovinato la vita e altri amori malinconici (Einaudi stile libero, 2022), forse era quasi certo che fosse già stato recensito su Sololibri.net
Questo libro è un memoir, un diario di bordo, pagine scritte non sempre a una scrivania, ma anche su agende e foglietti sparsi.
C’è la bambina Daria, con un carattere volubile e curioso, che deve arginare l’ansia della madre, che ha sempre paura che possa accadere qualcosa a lei o alla sorella.
E poi la Daria adolescente che ha una sua precisa peculiarità: è una lettrice compulsiva. Nel libro l’autrice lo scrive chiaramente, per molti anni ha letto un libro intero in un giorno. Una lettrice record, capace di finire in due ore un romanzo di trecento pagine. Usciva pochissimo di casa; tanto che la madre si sarebbe preoccupata di vedere sempre la figlia stesa sul divano a leggere, trovando insolito il fatto che Daria non sentisse il bisogno di stare con delle amiche o incontrare un ragazzo che le piaceva o che le facesse la corte.
Eppure vive in una città suggestiva, Ferrara, la sede degli Estensi, che fu centro culturale, politico e commerciale nel Rinascimento, prima "capitale europea" che in inverno sa essere molto malinconica, scrive l’autrice, per via della nebbia, le persone che vi abitano sono compassate, piuttosto silenziose, e ci si strugge di malinconia.
Poi arrivano i libri dell’adolescente Bignardi e sono i romanzi francesi e i romanzi russi, come vuole la regola del lettore “forte”, ma anche libri poco conosciuti come La foresta nella notte, un cupo romanzo di Djuna Barnes e scopriamo il perché:
Ricordo mentre lo leggevo il fremito di desiderio di diventare, da adulta, identica alla protagonista. Una intellettuale sofisticata, colta, dissipata e nevrotica - così la vedevo. La sua trasgressiva vita notturna e i salotti letterari della Parigi degli anni Venti, sembravano, dalla mia cameretta di Ferrara, il paradiso.
Ma in realtà alla giovane Daria mancano le persone diverse dal comune borghese ferrarese: gli omosessuali, aspiranti artisti, psicotici e idealisti, gli aristocratici decaduti. E scopre il primo traduttore della Barnes, Filippo Donini, che ha ora centodieci anni e sta benino. Lei lo conosce attraverso una fotografia in Italia mentre premia con il David di Donatello Marylin Monroe; nell’immagine ha accanto Anna Magnani con un guanto solo.
Il libro che in assoluto più cambiò la giovane vita di Daria Bignardi è di Fëdor Sologub, Il Demone meschino, perché a tredici anni scoprì l’assenzio, il male, la menzogna, lo squallore e le allucinazioni (ora una madre controlla le letture, ma soprattutto il cellulare di una figlia tredicenne).
Per questo motivo, a quindici anni, amava sapere dove erano le persone nevrotiche, tossiche e con un debole per i “disgraziati” e le “disgraziate”. L’adolescente Bignardi si chiede perché dopo il successo Djuna Barnes si ritiri a New York per quarant’anni, e perché mai, dopo tante relazioni con uomini, si innamori di Thelma Wood, giovane aspirante scultrice e pittrice, che aveva perso, nel Missouri, madre e fratello di diciotto anni a causa della pandemia di influenza spagnola. Le due vissero insieme per otto anni in un appartamento pieno di paramenti sacri e libri di teologia, litigando e tradendosi moltissimo (la Barnes con gli uomini, perché disse che non le piacevano le donne e amò solo Thelma). In ogni caso nell’ambiente queer Thelma Wood venne considerata la peggiore fidanzata mai esistita.
Daria Bignardi ebbe tre relazioni parecchio tossiche con ragazzi più piccoli di lei, ma poi capì che avere dei gusti letterari non canonici non significava per forza vivere come una eroinomane, dal momento che nemmeno per un volta la Bignardi ebbe la tentazione di iniettarsi di eroina e comprese che tutto quell’atteggiamento autodistruttivo era causato, in parte, dal rapporto con la madre: una donna che si lamentava costantemente della sua vita, ma non avrebbe mai rinunciato né al marito né ai figli. Addirittura Daria smise di fumare perché si era accorta che non era per niente dipendente dalla nicotina ma dalla posa, dal vizio di prendere la sigaretta e accenderla.
Capì che per non soffrire come la madre, che si era sacrificata per la famiglia, l’unica salvezza era lavorare e, col lavoro, arrivarono i figli, le separazioni, infine i divorzi. Tra le varie difficoltà anche una malattia importante. Ma lei tuttora tiene una rubrica di libri, continua a leggere ed è diventata persino scrittrice.
Gli ultimi libri che l’autrice ha trovato fondamentali per la propria vita, oltre a quelli già citati, sono: Caligola di Albert Camus, La vita agra di Luciano Bianciardi, Un amore di Dino Buzzati, Il mio mondo è qui di Dorothy Parker, I miei piccoli dispiaceri di Miriam Toews e Cattedrale di Raymond Carver. Citiamo questi tra tanti altri, tenendo conto anche dei saggi e delle poesie.
Libri che mi hanno rovinato la vita e altri amori malinconici
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