L’amore del mondo di Daria Bignardi

La protagonista di L’amore del mondo di Daria Bignardi è una donna che alla soglia dei quarant’anni si trova a combattere con un herpes che si stampa sul labbro, il quarto herpes della sua vita. È una donna normale, vive a Milano, con una bella famiglia: tre figli, di cui due gemelli più piccoli, e Maddalena, di undici anni. Paolo, il marito, si è innamorato andando in un negozio di animali e una ragazza diversa dalle altre l’aveva colpito. Paolo, rivolgendosi a Maddalena così racconta:

“Non era truccata e aveva i capelli castani lunghi, come i tuoi, ma lisci come quelli dei gemelli, con la frangetta tagliata parecchi centimetri sopra le sopracciglia: una pettinatura che ho sempre detestato, ma a lei stava benissimo”.

Che non sia una donna banale, Paolo lo capisce subito.

“Allora le ho chiesto, senza nemmeno pensarci «Stasera vado al cinema, vuole venire?»….«A vedere cosa?» ha chiesto lei, come continuando a scrivere qualcosa su un registro. Io volevo andare a vedere Il grande Lebowski, ma per fare bella figura le ho risposto «Pensavo La vita è bella di Benigni» E lei: «Non le va invece Il grande Lebowski, qui all’Orfeo?».

Questa donna che nel racconto non ha un nome, che fa volontariato, che è sensibile, attenta alle sfumature della vita e con una carica di umanità che le fa apprezzare anche le persone che incontra casualmente al bar, al parco, tra i vicini di casa, sembra una donna insoddisfatta, che nutre inconsapevolmente il male di vivere. Cos’è che determina questo male di vivere? È la depressione di una città piena di smog come Milano o la famiglia, gli obblighi della quotidianità che l’hanno allontanata dal suo mondo del lavoro, le hanno imposto una vita da casalinga che non le si addicono?

Daria Bignardi è un’ottima conduttrice televisiva, ma anche un’acuta osservatrice del mondo che la circonda ed è capace di rappresentare emozioni e sentimenti di un’umanità che non è solo quella dei personaggi famosi delle sue interviste, che è fatta di gente comune, come questa donna che nel negozio di animali cercava di rimettere in gabbia un criceto che era scappato ed è “invece lei a finire nella gabbia”. Una scelta post-femminista, quella di una mamma che lascia il suo lavoro perché non le consente di godersi i suoi figli:

“ricordo bene quanto mi sentivo in colpa perché la sera non ero mai io a mettere a letto Maddalena”.

La forza di rimettersi in cammino gliela darà, forse, quell’umanità che lei ha trovato nei conoscenti che ha sempre rispettato e che vivono le sue stesse fragilità.