Magnifici malfattori. Storia illustrata dei briganti toscani
- Autore: Francesco Guccini
- Genere: Avventura
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Baldini+Castoldi
- Anno di pubblicazione: 2018
Avete presente Robin Hood? Bene, toglietevelo dalla testa: i magnifici malfattori erano tutt’altra razza, e il libro che ne celebra le gesta, “Magnifici malfattori” (Baldini & Castoldi, 2018) racconta, dunque, un’altra storia: zero filantropia e afflato comune. Per dirla ancora più pane al pane: l’attitudine a delinquere sarà sempre quella, ma la toponomastica appenninica tra Otto e primo Novecento non è la stessa della foresta di Sherwood, romanticismo e coscienza sociale neppure. Di rubare ai ricchi per donare ai poveri i banditi toscani non ci pensano affatto, e quanto a crudeltà possono giocarsela senza sfigurare con i protagonisti più truculenti dei film di Tarantino. Brutti, sporchi e cattivi ante litteram, vessano, depredano, uccidono indistintamente, per lo più muoiono giovani – giustiziati o a seguito di sparatorie – transitando a buon diritto nella leggenda patria e/o nelle strofe delle ballate popolari.
Francesco Guccini, per dirne uno che di ballate se ne intende, è fissato a tal punto con le imprese di tale “Gnicche” (al secolo Federico Bobini), che due dei suoi romanzi risentono del suo allure banditesco (sono “Lo spirito e altri briganti” e “Appennino di sangue”). In questa storia illustrata dei briganti toscani che il cantautore-scrittore firma ora con Francesco Rubino (ai disegni) e Fausto Vitaliano (ai testi) la congrega di fuorilegge alla toscana, si arricchisce, in aggiunta, delle biografie poco esemplari della stregua di “Orcino”, “Righetto”, “Baicche”, “Barbanera”, “Sagresto”, soldataglia malavitosa che i nomi di battaglia spesso e volentieri se li guadagna sul campo. Identico caratteraccio e anarchismo di fondo. Facce da wanted d’altri tempi. Uomini senza tetto né legge. Spiriti indomiti. Pazzi. Destini da leggenda. Come scrive Fausto Vitaliano nella sua introduzione al volume
“Intanto che era in vita, il brigante veniva cantato, più che raccontato, e le composizioni in ottava rima che narravano vite e morti offrivano all’ascoltatore sequenze di ‘invisibili immagini’ che ciascuno elaborava a seconda di come arrivavano e di come le capiva”.
Se Francesco Guccini e lo stesso Fausto Vitaliano si rivelano gli aedi delle dodici agiografie fuorilegge comprese nel testo, Francesco Rubino si sofferma sulla loro iconografia, suggestionata dal tratto pubblicistico dell’epoca. Barboni da orchi, fucili e cappellacci, carabinieri baffuti, carrozze postali destinate a far la fine di quelle degli indiani e cowboy, editti, strofe popolari; sullo sfondo ulteriore di casali e ghigliottine, stipano le pagine di questo libro. Ah sì, ci sarebbero anche i cimiteri. Come quello di Orentano dove proprio il brigante “Orcino” era solito riposare sopra una lapide. Se paragonato agli insulsi criminali dei nostri giorni, decisamente un’altra tempra.
Magnifici malfattori. Storia illustrata dei briganti toscani
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