Marta nella corrente
- Autore: Elena Rausa
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2014
Elena Rausa, insegnante e ora scrittrice, con il suo primo libro “Marta nella corrente”(Neri Pozza), si fa conoscere ai lettori per una storia dai contenuti profondi.
A soli sette anni Marta, a causa di un incidente stradale, perde la mamma che è anche tutto il suo mondo poiché lei un papà non l’ha mai avuto: così ha inizio la vicenda che, pagina dopo pagina, si rivela sofferta e toccante.
Con la morte della mamma se ne va via anche la voce di Marta: lei non vuole più parlare, trafitta da un immenso dolore che si fa inesplicabile perché tanto si cela, nella mente della piccola, dietro quella morte. Forse lei è stata troppo cattiva e la mamma se n’è andata via? Forse, invece, quella che è morta non è la mamma, bensì un’altra persona e colei che Marta tanto ama tornerà prima o poi.
Ruotano attorno alla bambina tante figure: l’unica a lei legata da parentela è il nonno materno, Aldo Fantini, vedovo, sessantenne in pensione, che della nipote non conosceva neppure l’esistenza perché la sua unica figlia, Bruna, s’era allontanata da casa poco dopo la morte della madre; c’è poi Emma Donati, psicologa stimata, moglie di un primario, non più giovane ma sollecita poiché attenta ai bisogni dei pazienti e, infine, la famiglia Parisi costituita da mamma, papà e tre figli, cui Marta viene data in affido temporaneo.
Ognuno, con l’arrivo della piccola, vedrà la sua vita cambiare e tutto ciò avverrà per Marta, chiusa in quel mutismo ostinato per non dire, per non rivelare quanto male faccia aver perso la mamma. E’ questo che tocca Emma e la fa avvicinare alla bambina: la donna manifesta un interesse fin troppo intenso per una psicologa nei confronti della piccola paziente ma il sentimento è generato anche da ricordi di trascorsi molto dolorosi che, in qualche modo, l’accomunano alla piccola. Tutto ha luogo nel 1982, l’anno della vittoria dell’Italia ai mondiali di calcio, e, se per Marta è insopportabile il presente, per Emma è impossibile non fare i conti con il passato, quello della prigionia nel lager, quello delle amicizie spezzate e di eventi mai narrati perché troppo dolorosi anche per lei, donna coraggiosa, abituata ad entrare nell’animo degli altri ma incapace di aprire completamente il proprio.
Marta, con la sua presenza, con i suoi sguardi, con il suo silenzio, sarà motivo di cambiamento e anche di riscatto per alcuni fra i personaggi principali. Aldo Fantini si ritrova nonno emozionato, trepidante alla visita della nipotina che desidera subito prendere in adozione; la famiglia Parisi la ricopre di quell’affetto che è dono e non chiede d’esser ricambiato a tutti i costi, Emma inizia con lei una terapia che avrà il suo culmine in una singolare partita a scacchi in cui ogni pedina ha un ruolo e, forse, anche una voce. La terapia sarà una vera catarsi: per Marta un poter dire il proprio dolore e per Emma un rievocare e confessare al marito, e con lui un po’ a tutti, il proprio senso di colpa per un evento risalente a quasi quarant’anni prima.
Il romanzo ci racconta di Marta che, seppur piccola, si trova immersa come nella corrente di quel fiume impetuoso che è la vita. In ogni corso d’acqua, però, ci sono pietre grandi e bianche cui appoggiarsi o tenersi saldi per attraversarlo: quelle pietre rappresentano la presenza salvifica di chi ci sta accanto e a cui è possibile aggrapparsi nei momenti tumultuosi della vita.
Così è per Marta, così è per Emma in un romanzo che ci fa conoscere Elena Rausa, scrittrice alla prima pubblicazione eppur già matura perché sa coniugare le proprie conoscenze, espresse già nell’esergo del libro racchiudente alcuni versi di Alda Merini e una citazione di Seneca, con il sapiente uso della parola, mai fuori luogo, sempre delicata, struggente e, per le dinamiche narrate, assolutamente coinvolgente.
Marta nella corrente
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