Meglio dirselo
- Autore: Daria Colombo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Casa editrice: BUR
- Anno di pubblicazione: 2012
Nel mezzo di una tua giornata qualunque, divisa tra lavoro in ufficio, la spesa, i figli e la casa, quando non hai tempo neanche per fermarti a pensare a come gli anni ti siano volati via, ecco che la telefonata di tua madre ti fa capire quanto non stia più bene. È ciò che succede a Lara, la protagonista in “Meglio dirselo”, romanzo d’esordio di Daria Colombo, giornalista e art director, nonché compagna di Roberto Vecchioni, vincitore come opera prima del Premio Bagutta 2010.
L’autrice tratta con sensibilità e garbo temi molto cari alle donne: il matrimonio, il marito assente, il tradimento, i figli adolescenti che sfuggono a qualsiasi regola, il lavoro impegnativo e la propria famiglia vissuta tra rancori passati e sensi di colpa non più dimenticati. Un quadro che raffigura una donna nei momenti in cui è assolutamente più sola, con rapporti familiari ormai consumati e spezzati dalle troppe diversità.
La storia di una donna, Lara, decisa ad avere una sua indipendenza culturale ed economica, cercata e voluta con costanza e volontà, lontana dall’anaffettività del padre. Un dialogo familiare interrotto dalle astiosità giovanili, dai sentimenti di avversione e di risentimento. Quando pensava di aver ormai dimenticato tutta la sua sofferenza, di esserne guarita, ecco che il passato riemerge e torna a chiederle il conto. La tragicità degli eventi modificherà non solo i rapporti con gli uomini della sua vita, padre, marito e figli, ma le rivelerà quanto i legami d’amore siano inscindibili.
“Da quando ha sbattuto contro l’infermità di sua madre, Lara chiama i suoi ogni giorno. Le ripetizioni ossessive, le frasi inconcludenti, i prolungati silenzi, le fanno capire che la malattia ha già aperto un varco profondo nella sua mente”.
Piegata nel letto, racchiusa nel suo dolore Lara pensa a sua madre Elsa, alla sua vita trascorsa che la malattia cancellerà, domandandosi se era stata una donna felice. Unica figlia di una famiglia benestante, dal viso grazioso e con due splendidi occhi color nocciola, a vent’anni aveva sposato Antonio, giovane ingegnere pieno di speranze. Poi era nata lei e i suoi fratelli. Le vengono in mente tutte le frasi a cui non aveva dato peso e che improvvisamente acquistano importanza. Un dolore grande che non si può più rimuovere.
“Ora la sua demenza porta con sé il rimpianto di tante parole non dette, sguardi non ricambiati, momenti importanti non condivisi, gesti che non avrebbe più potuto fare”.
Lara rivivrà gli anni vissuti a Parma in famiglia, tra la madre che mediava e il padre rigoroso e poco incline alle affettuosità, i suoi studi, gli screzi iniziali, l’impegno nel movimento studentesco, gli ideali del Sessantotto con il suo cuore schierato dalla parte dei ragazzi con l’eschimo e la voglia di andar via a Milano per studiare Architettura. La vita da sola a Milano non era stata facile: il lavoro di cameriera per mantenersi, lo studio, le delusioni, gli amici e Giorgio, l’uomo che aveva adorato, amato. Aveva viaggiato con lui, lavorato insieme, messo al mondo due figli, imparando a non pensare ai suoi genitori
“convinta di esserseli strappati dal cuore, proprio da lì, dove adesso c’era un grande buco”.
Ed ora è di nuovo tornata ad essere una figlia con la consapevolezza, unita allo sgomento, della malattia della madre. Una madre molto amata ma sempre lontana che ora vorrebbe accanto, prenderle le mani, stringerle tra le sue e accarezzarle. Passioni e sentimenti non condivisi che il tempo ha solo rinviato, offrendo a Lara l’opportunità di vivere, con amore e gioia, fino in fondo, i legami della propria vita.
Meglio dirselo
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