Memorie di un baro
- Autore: Sacha Guitry
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2022
È del 1935 questo piccolo capolavoro di Sacha Guitry, commediografo, attore, regista e sceneggiatore, pubblicato solo quest’anno in Italia da Adelphi nella traduzione di Davide Tortorella.
Memorie di un baro è una lettura tragicomica, cinica, dissacrante, con un leggero ma raffinato humour nero che ci porta nel mondo dei casinò per celebrare il piacere del gioco d’azzardo.
Si può trovare una giustificazione alla disonestà? Sì, se a dodici anni l’aver rubato dei soldi dalla cassa per comprarti delle biglie ti ha salvato la vita. È stato grazie alla più tradizionale delle punizioni “vai a letto senza cena”, che il nostro piccolo eroe scampa allo sterminio della sua famiglia da parte di una cena a base di funghi velenosi.
La tragedia lo lascia sì sconcertato:
Era una disgrazia eccessiva… uno può piangere una madre o un padre: ma come fai a piangere undici persone? Non sai più per chi affliggerti…sollecitato a destra e a manca, il mio dolore aveva troppe fonti di distrazione.
Inizia così la storia del baro di Guitry: lo vedremo affidato a un lontano cugino e a sua moglie, dai quali si sentirà maltrattato, per poi fuggire alla volta degli alberghi di lusso in giro per la Francia, iniziando a lavorare come groom. Approderà nel Principato di Monaco dove si sentirà più a suo agio trovando la sua vocazione nei casinò: dapprima come croupier e poi come baro. Guitry ci descrive con maestria l’atmosfera delle sale da gioco, la frenesia e l’irrazionalità dei giocatori, si beffa di loro e delle loro “strategie”, superstizioni e ridicoli riti, dei loro calcoli, ma sopraffatti da ciò che comanda veramente nel gioco d’azzardo: il Caso. E barare è sostituirsi al Caso. Mentre rubare è disdicevole perché significa appropriarsi del denaro di altre persone, barare significa interporsi tra i progetti di un giocatore che decide volontariamente di mettere a rischio i suoi soldi e i progetti del Caso. Le sue tesi esposte con leggerezza e innocenza quasi convincono il lettore entrando in simpatia con il protagonista.
Troviamo le minuziose spiegazioni dei più svariati modi per barare ma anche idee sulla ricchezza:
Essere ricchi non è avere soldi: è spenderli. I soldi hanno valore solo quando vi escono dalle tasche. Non quando ci entrano.
La sua carriera di baro finisce grazie all’incontro fortuito con un uomo che al fronte durante la guerra gli aveva salvato la vita, Charbonnier.
“La vita già gliela dovevo: non gli restava che redimermi”
Ma mentre tutto ciò che aveva accumulato barando in sette anni lo perdeva in pochi mesi giocando onestamente, scopre il piacere del gioco: dopo averlo deriso e disprezzato finalmente lo vede sotto una nuova luce e se ne innamora.
A corredare il romanzo è la postfazione di Edgardo Franzosini con la biografia di Guitry che meglio ci fa conoscere questo personaggio singolare. Un ego smisurato, un’eleganza ostentata, irriverente, giocatore d’azzardo e collezionista d’arte. La sua produzione artistica è notevole: centoventiquattro pièce teatrali e trentasei film ma solo questo breve romanzo (portato al cinema con il titolo Romanzo di un baro e interpretato da Guitry stesso). Non molto amato dalla critica per la superficialità e la frivolezza delle sue commedie ma acclamato dal pubblico, riceve l’approvazione di Truffaut e di Orson Welles che gli riconosce l’introduzione della tecnica della voce fuori campo. Le sue commedie riescono a riempire le sale di più teatri contemporaneamente: sono divertenti, con dialoghi brillanti e arguti, gli intrecci audaci.
Nessuno meglio di lui sembra essere in grado di incarnare, ma anche di evocare sulla scena, un certo esprit tutto francese, anzi tutto parigino, fatto nella vita quotidiana di leggerezza, di impertinenza, di vanità, e a teatro di dialoghi fluidi e intrighi deliziosi. (Edgardo Franzosini, Postfazione)
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