Missioni segrete
- Autore: Comandante Alfa
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Longanesi
- Anno di pubblicazione: 2018
Sono e resto un Carabiniere, il mio compito è difendere l’ordine pubblico e mantenere la sicurezza.
Dopo quarantasette anni nell’Arma e due di “riposo” in pensione, il Comandante Alfa racconta le operazioni del Gis coperte finora dal più stretto riserbo. Lo fa in “Missioni segrete”, un volume pubblicato nella collana Nuovo Cammeo delle edizioni Longanesi a marzo 2018 (240 pagine, 16.90 euro).
Il Gruppo di Intervento Speciale, le teste di cuoio dei Carabinieri, opera dalla fine degli anni Settanta per liberare ostaggi, catturare latitanti delle mafie, portare a termine azioni rischiose, risolvere situazioni pericolose, delicate e difficili, grazie all’altissima capacità del suo personale. Fonde le abilità dei singoli in una vincente azione collettiva.
Nel primo dei suoi contributi dati alle stampe, “Cuore di rondine” (Longanesi, 2015), Alfa ha raccontato l’addestramento, la dura preparazione, le tattiche d’intervento. In “Io vivo nell’ombra” (Longanesi, 2015, è toccato alle missioni ad alto rischio condotte in trent’anni di carriera operativa, conclusa con l’incarico di istruire i nuovi arrivati al reparto.
In “Missioni segrete” è la volta delle operazioni sommerse, quelle di carattere militare, che nessuno conosce.
Si tratta di interventi condotti con irruzioni fulminee, attentamente preparate, che richiedono operatori più specializzati dei bravi Carabinieri della Territoriale. Sono stati i Gis, ad esempio e Alfa era tra loro, a procedere per conto dell’Onu all’arresto in Libia dei responsabili dell’attentato di Lockerbie all’aereo Pan Am nel 1988.
La segretezza assoluta ha sempre caratterizzato l’attività del reparto e tutela i suoi stessi componenti, di cui nessuno conosce l’identità. Il Gis non ha nomi e non ha volti. Colpisce e torna nell’ombra. Anche il Comandante Alfa continua a portare il passamontagna integrale, il mephisto, quando presenta i suoi libri e parla di legalità in giro per l’Italia. Lo fa per tenere la famiglia, i figli, i nipoti al sicuro da possibili vendette criminali. Per tutta la vita ha scelto di vivere senza identità per servire la legge e proteggere lo Stato. Quando gli chiedevano quale lavoro facesse, rispondeva d’essere un impiegato dello Stato.
A fine servizio ha chiesto e ottenuto di violare la consegna del silenzio per raccontare la sua e le storie degli uomini che per quarant’anni hanno indossato la tuta del Gis. Ci sono i sacrifici e gli sforzi dai quali nasce ogni missione, le sensazioni, le ansie, le soddisfazioni di quanti hanno volontariamente scelto di mettere la loro vita al servizio della legge e della comunità civile, a costo di condizionare la vita normale delle mogli, dei figli, dei parenti più cari.
Chiamatemi Alfa come la prima squadra che fu creata a fine ottobre del 1977. Comandante lo hanno chiamato i ragazzi che ha addestrato fino all’ultimo giorno attivo, una volta che da incursore era diventato istruttore, riversando sui nuovi tutto quello che aveva imparato in anni di azioni.
Entrato nell’Arma dei Carabinieri nel 1969, per la gioia del papà, quattro anni dopo il Cigno – com’era soprannominato per la sua eleganza da mobilissimo centravanti di manovra – è diventato paracadutista nel I° Reggimento Tuscania della Benemerita. L’arruolamento volontario nel primissimo nucleo fondativo del Gis è arrivato alla fine del 1977, insieme agli altri quattro colleghi della squadra acrobatica dei Baschi Rossi dei CC. Voluto dal ministro dell’Interno Cossiga, il neonato reparto d’élite dell’Arma era al comando del colonnello Marchisio e del capitano Petrachi.
Ci sono uomini di parole e uomini di parola ed Alfa non ne spreca troppe per ripetere che disprezza gli uni e si circonda dei secondi, gente speciale per una unità speciale, che garantisce sorpresa, velocità, affidabilità. Colpisce e scompare.
Il Comandante descrive le azioni e ricorda con divertimento i travestimenti adottati nelle missioni sotto copertura, da quelli scontati di camerieri, infermieri, meccanici, tecnici di volo a quello insolito di cicloturisti, in Kosovo, per individuare il rifugio di una criminale di guerra ricercata dal tribunale dell’Aja. E nel caso del sequestro della piccola Patrizia Tacchella, anche da fidanzatini, con la collaborazione di una collega del Polizia.
La prima irruzione è come il primo amore, non si scorda mai.
Ebbe per teatro il carcere di Trani, a dicembre del 1980, dove i Gis si materializzarono dal nulla per soffocare la rivolta in cui si era trasformato il fallito tentativo di evasione di alcuni brigatisti, che avevano preso in ostaggio decine di guardie carcerarie e altri detenuti.
Comandante Alfa, il Cigno: dietro il nome di battaglia c’è un cuore e dietro il passamontagna c’è un uomo, con la sua storia, i suoi affetti e sentimenti, una famiglia.
Tutto raccontato, auto biograficamente.
Missioni segrete
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