Liberate gli ostaggi. L’esordio del GIS: l’assalto al supercarcere di Trani
- Autore: Comandante Alfa
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Longanesi
- Anno di pubblicazione: 2024
L’elicottero non può poggiare sul tetto, una torretta ostacola la manovra. Per scendere tocca buttarsi giù. Un salto mica da niente, un metro e mezzo, anche due, ma i Carabinieri del Gis non hanno paura, sono le teste di cuoio dell’Arma, alla prima operazione del gruppo speciale. Quarantaquattro anni dopo quel 29 dicembre 1980, un componente del commando, il Comandante Alfa, ci fa vivere l’esperienza accanto a loro, ricostruendola nel libro-documento Liberate gli ostaggi. L’esordio del GIS: l’assalto al supercarcere di Trani, novità Longanesi (ottobre 2024, collana il Cammeo, 288 pagine).
Ha fatto parte dall’inizio del Gruppo di Intervento Speciale, il Gis, reparto d’élite della Benemerita istituito il 6 febbraio 1978. In cinquant’anni di carriera, Antonio ha operato dovunque ed è probabilmente il militare più decorato d’Italia. Nato nel Trapanese nel 1951, Carabiniere paracadutista, a maggio del 1977 venne scelto con quattro commilitoni per seguire un addestramento rigorosissimo, durante il quale nacque l’alias “Alfa”. Dopo il congedo per anzianità da luogotenente, esordendo come saggista nel 2015, proprio con Longanesi (Cuore di rondine), ha pubblicato numerosi libri, che hanno tutti riscosso attenzione e successo di pubblico per gli argomenti e la scrittura filante
.
Ma torniamo al più recente. Dalla pedaliera dell’AB205 sospeso in hovering, il lastrico su cui scendere sembra lontano, ma si sono lanciati tante volte col paracadute, sono abituati ad affrontare le altezze. La concentrazione è tutta sul momento che stanno vivendo, perché non sono più semplici Carabinieri paracadutisti ma qualcosa di completamente diverso: operatori del neonato Gis, scelti tra i colleghi del Tuscania tre anni prima e nucleo originario di un reparto d’élite senza precedenti nelle forze armate e di polizia italiane. Non solo un corpo speciale, qualcosa di molto più sofisticato. Sono fantasmi, coperti dall’ombra, senza volto e senza nome. Solo il Comando generale e pochi altri li conoscono.
Destinati a diventare la punta di diamante dell’Arma, hanno imparato in tre anni di addestramento quotidiano, fino allo sfinimento, a trasformare la paura istintiva in coraggio, ad affinare le capacità e a superare i limiti. Si sono esercitati con ogni tipo di arma a cercare la massima precisione, a conoscere e maneggiare qualsiasi esplosivo. Scalano vette e nuotano in profondità. Non hanno contato le ore, non hanno chiesto quando finiva il turno, sapevano bene che più sudore vuol dire meno sangue al momento del pericolo, nelle missioni al limite delle capacità umane che li attendono, con la propria vita messa in gioco per salvare quella degli altri, prima di tornare poi nell’ombra e restare sconosciuti. Nessuno deve sapere delle loro azioni, nemmeno mogli e figli.
A Trani, in quel fine dicembre 1980, un centinaio di detenuti si erano impadroniti della prigione e avevano in ostaggio diciotto agenti della Polizia penitenziaria.
Tocca al Gis realizzare un intervento mai tentato prima: lanciarsi sopra un tetto, penetrare, liberare le guardie, sedare la rivolta e ripristinare l’ordine in un penitenziario in mano ai carcerati più pericolosi d’Italia. Non erano semplici detenuti; si era saldata un’alleanza tra comuni e politici, tra i criminali e i terroristi delle sigle eversive di destra e sinistra, che iniziavano ad affollare le prigioni dopo aver insanguinato il paese. Dentro, c’è gente armata votata da sempre alla violenza, che non ha mai avuto scrupoli nell’uccidere.
Ci aspettava un inferno con i dannati in libertà ed eravamo tutti consapevoli di stare per saltare a piedi pari tra le sue fiamme.
È l’esordio ufficiale del Gis, la prima azione. Non è concesso il minimo errore. C’è in gioco non solo la vita degli ostaggi ma anche la credibilità dello Stato italiano e la vita stessa del Reparto. Il racconto dettagliato è come un giallo, per questo nessuna anticipazione.
Dal salto sul tetto del carcere di Trani, il Gis ha fatto strada, diventando una delle forze speciali migliori e meglio attrezzate del mondo. Nei quarantasei anni di vita, il Reparto è stato protagonista di altre delicate missioni, spesso oltre confine. È stato nei Balcani, in Iraq e in Afghanistan. L’Onu lo ha cooptato per la cattura di pericolosi criminali di guerra o per azioni particolarmente delicate. Al Gis è stata affidata la scorta dei presidenti di altre nazioni, di magistrati minacciati dalle mafie; oggi conta nel suo arsenale le armi più sofisticate e moderne, ogni tipo di attrezzatura. In un deposito sono custodite tutte le scale possibili. All’ingresso dei magazzini, però, qualcuno ha appeso una vecchia pistola a pietra focaia con una candela legata sulla canna a mo’ d’illuminatore: l’ironico ricordo dei tempi in cui il Reparto muoveva i primi passi e doveva far fronte alla carenza di mezzi con l’inventiva e la fantasia.
Anno dopo anno, tutti gli operatori sono stati fedeli alla tradizione e hanno potuto contare sulle esperienze di chi li aveva preceduti, a partire dai fondatori. L’ultima missione di Alfa, “probabilmente la più delicata”, è stata ricostruire la storia del Gis e degli uomini che l’hanno creato, in gran parte sconosciuta.
Per definire uno dei tratti comuni ai componenti del Reparto, può risultare esemplare la scelta compiuta cinquantacinque anni fa da un ragazzo di Castelvetrano, non ancora diciottenne nel 1969: arruolarsi nei Carabinieri, quando tanti coetanei nel Trapanese preferivano farsi attrarre da
una vita facile e violenta, nell’esercito criminale delle cosche mafiose.
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