Morgana
- Autore: Michela Murgia
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2019
Al Salone del Libro di Torino di quest’anno sono stati presentati, tra gli altri, i nuovi podcast di storielibere.fm, una piattaforma italiana di contenuti audio affidati a scrittori e divulgatori che parlano di un argomento di cui hanno competenza. Fra questi tra i più ascoltati dagli utenti, con oltre 350mila tra ascolti e download, c’è stata la serie di Michela Murgia, dal titolo Morgana. Quel podcast, così come era stato annunciato, è diventato un libro, uscito il 3 settembre per Mondadori scritto con Chiara Tagliaferri (autrice di trasmissioni radiofoniche di successo per Radio2, nonché una delle creatrici della stessa piattaforma) e con le suggestive illustrazioni dell’artista MP5.
Morgana è un libro che già dal titolo annuncia e anticipa molto: perché sottintende quella che è stata ed è l’educazione che la maggior parte delle donne riceve, che si traduce nello stare nei ranghi di uno specifico comportamento e di un determinato ruolo e ciò la donna lo impara molto spesso sin da bambina attraverso i giocattoli che le vengono imposti (e non scelti).
Ci sono donne però che la scelta l’hanno fatta proprio da bambine con fatica e grande coraggio e che da quei ranghi sono uscite andando oltre il loro tempo, rompendo i canoni del conformismo, superando le convenzioni e le barriere della società in cui vivevano; e in molti casi il loro tempo lo hanno addirittura anticipato, inventando mode oppure opere letterarie o artistiche. Donne che hanno creduto nel loro talento anche quando questo non veniva riconosciuto. Donne che:
non hanno la sindrome di Ginger Rogers che implica che per stare accanto a Fred Astaire tu faccia le stesse cose, ma all’indietro e sui tacchi a spillo. È il migliorismo femminile, una sottile pratica misogina che non dice più che le donne non possano raggiungere gli stessi traguardi degli uomini, ma che se vogliono raggiungerli devono essere migliori degli uomini.
Donne che la sindrome di Ginger Rogers non l’hanno mai avuta, perché sono Morgane, ovvero quelle donne-fate che sono semplicemente se stesse, nulla di più e nulla di meno, ma potenti e sicure di fronte al mondo e alle battaglie quotidiane, come nella migliore tradizione arturiana.
Le vicende umane e professionali contenute nel testo sono dieci, ma è significativo il fatto che inizi con due storie che più agli antipodi non potevano essere per l’epoca in cui hanno vissuto le protagoniste e per le scelte fatte nel corso della loro vita: Moana Pozzi e Caterina da Siena. Per poi proseguire con Grace Jonce, modella e cantante giamaicana che visse tutto con intensità ribelle; le sorelle Brontë, che in letteratura non hanno bisogno di molti giri di parole per descriverle, perché il loro nome è icona e simbolo di riscatto ancora adesso; Moira Orfei, che ha trasformato il mondo del circo tra gli anni Sessanta e Settanta; Tonya Harding, una pattinatrice americana accusata di aver ordito un piano per eliminare la sua rivale, il cui nome a molti non dice nulla, ma a cui è stato dedicato anche un film nel 2018; l’artista Marina Abramovic, che con le sue performance ha suscitato scandalo e riprovazione, ma lei non si è mai mossa di un millimetro (anche in senso fisico e non solo metaforico).
Shirley Temple, i cui riccioli d’oro hanno fatto sognare tutti, grandi e piccini, scombinando i livelli nel rapporto bambino-adulto, Vivienne Westwood, la stilista inglese controcorrente. Chiude l’architetta Zaha Hadid, prima donna a ricevere il premio Pritzker (l’equivalente del Nobel in architettura).
Il libro però è dedicato a un’altra Morgana, forse ancora più importante: a Claudette Colvin. La prima donna nera arrestata per essersi seduta in un posto per i bianchi su un autobus dell’America del 1955. È lei la prima ad aver sovvertito le regole e non Rosa Parks come tutti pensiamo, più famosa, che compì la sua disobbedienza civile nove mesi dopo e che oltretutto proveniva da una famiglia rispettabile. Claudette aveva quindici anni, era incinta di un uomo sposato molto più vecchio di lei, veniva da un contesto familiare degradato e non apparteneva al movimento per i diritti civili: era solo stanca e quel giorno occupò quel posto a lei non assegnato. Come mai il suo nome è stato dimenticato? La risposta è semplice, dicono le autrici: quando qualcuno fa qualcosa di eroico ci deve assomigliare almeno un po’, ma Claudette dimostra che per le donne questa regola vale due volte:
per arrivare al successo le donne devono dimostrare non solo di averlo raggiunto, ma anche di aver voluto arrivarci con il massimo dell’impegno possibile e di averlo meritato nonostante gli ostacoli.
Ed a tutte queste donne invisibili, ma grandi che Morgana è dedicato.
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