Morire è poco. L’esilio di Edda Ciano
- Autore: Enrico Mannucci
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2023
Lo storico Enrico Mannucci pubblica per Neri Pozza una inedita ricostruzione della vicenda, oltremodo drammatica, di Edda Ciano.
Il titolo del libro Morire è poco. L’esilio di Edda Ciano ne è testimonianza credibile, la storia della quasi rocambolesca avventura che coinvolse la figlia maggiore di Mussolini, Edda, sposata a Galeazzo Ciano e madre di tre figli, all’indomani del 25 luglio 1943. La data della tragica seduta del Gran Consiglio che coincise con l’arresto del duce e la conseguente caduta del regime fascista, ad opera di alcuni gerarchi tra i quali lo stesso Ciano. Edda, dopo una prima fuga in Germania, tornò in Italia con i bambini, mentre il marito veniva arrestato in attesa di processo nel carcere di Verona.
Qui comincia la storia raccontata da Enrico Mannucci, che segue Edda nella sua fuga dall’Italia. La donna si finge la duchessa d’Aosta, con l’aiuto di Emilio Pucci, suo amico e protettore, un semplice militare, poi divenuto un celeberrimo couturier. Edda Ciano all’epoca aveva appena trentatré anni, ma appariva già consumata dall’uso eccessivo di tabacco, alcol, e soprattutto dallo stress emotivo causato da anni difficili che le aveva procurato una incurabile insonnia, oltre a disappetenza, irascibilità.
I tre bambini, Fabrizio, Marzio e Raimonda/Dindina, avevano pochi anni e come lei erano stati travolti da eventi più grandi di loro.
Ma l’attenzione dello storico è tutta rivolta a Edda, alle sue vicende di esule sgradita al governo svizzero che non sa bene cosa fare con l’ingombrante personaggio. Prima ospite-prigioniera di un convento di suore, per oltre un anno, poi ricoverata in una clinica di malattie psichiatriche a Monthey e affidata alle cure di un medico psichiatra, Repond.
Dalla narrazione emerge una figura tragica: difficili i suoi rapporti con la figura del padre, da cui ormai si è allontanata, e soprattutto con la madre, donna Rachele, che accusa di aver voluto la morte del marito, Galeazzo Ciano.
Durante il forzato esilio svizzero della contessa, che vive da rifugiata sotto falso nome, il processo di Verona si conclude con la condanna e la fucilazione di suo marito, non ostacolata da Mussolini e caldeggiata da Rachele.
Da questo momento l’ossessione di Edda sarà quella di salvarsi attraverso il possesso e lo scambio con gli alleati dei celebri Diari di suo marito, che, secondo lei, testimoniavano quanto l’ex ministro degli esteri Conte Ciano fosse stato sempre ostile all’alleanza con il nazismo hitleriano. Il possesso dei Diari costituiva infatti per lei una assicurazione sulla vita e una fondamentale merce di scambio.
Le pagine più interessanti del libro sono quelle che ricostruiscono la personalità di questa donna viziata, arrogante, semi anoressica, abituata ad avere e pretendere tutto. Il suo rapporto col marito, sposato nel 1930, era stato discusso e altalenante, ma certo dopo la sua morte Edda aveva scelto lui, e non suo padre, come punto di riferimento per una eventuale prosecuzione della sua vita che in effetti sarà lunga e molto chiacchierata. La grande amicizia con il marchese Emilio Pucci che si adopererà per lei e per i suoi figli, l’intervento di personaggi potenti, Susanna Agnelli, alti nomi dell’aristocrazia che avevano fatto parte del suo entourage all’epoca del potere della sua famiglia, cercheranno di aiutare questa donna fragile, malata, arrogante, “scaltra, astuta e volgare”, "cinica e sfrontata", come verrà definita.
Alla fine del 1942 arriverà in Svizzera Allen Dulles, futuro capo della Cia, per trattare con Edda Ciano l’acquisto dei Diari del marito e la possibilità di pubblicarli negli Stati Uniti. E lei accetterà, dopo una complicatissima trattativa.
Dopo il rapporto inclemente del medico Repond, Edda verrà espulsa dalla neutrale Confederazione elvetica, e al suo rientro in Italia confinata nelle isole.
Qui verrà intervistata ripetutamente da noti giornalisti, tra i quali lo scrittore Carlo Levi, e da qui comincia la sua lunga vita “dopo”, in cui non lesinerà racconti, resoconti, pettegolezzi, nella sua opinabile ricostruzione dei fatti drammatici di cui era stata spesso involontaria protagonista.
Dopo anni, a commento del suo stato di rifugiata per oltre un anno in Svizzera, Edda Ciano dirà:
Questo Paese che con molta cortesia e altrettanta incomprensione mi ha accolto.
Sempre arrogante la contessa!
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