Morte nel bosco e altri racconti
- Autore: Amparo Dávila
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2023
I racconti di Amparo Dávila (1928-2020) afferiscono a zone d’ombra ai confini della realtà. Sono cioè propaggini di un insolito come aspetto ulteriore dell’esistente. Mi ero ripromesso di non ricorrere al termine “perturbante” (alquanto inflazionato) per descrivere il clima percepito sottotraccia ai racconti della scrittrice messicana, ma alla fine mi sono arreso: perturbanti è il modo esatto per definire le short stories di Ampara Dávila. Storie poeiane senza l’attenuante delle ossessioni.
Racconti-scaturigine di cicatrici dell’anima, appesi al filo del razionale e affacciati sul baratro dell’irreale. Storie fantastiche come quelle di Borges o Cortàzar. O come quelle di Shirley Jackson, gemella americana della Dávila.
Al netto di assunzioni tematiche o affinità ispirative, ciò che importa, in primo luogo, è che se hai letto Amparo Dávila una volta è per sempre: non puoi fare a meno di continuare a leggerla. I suoi racconti, di cui ricordiamo la precedente raccolta L’ospite e altri racconti sempre tradotta in Italia dall’editrice Safarà, sono vere e proprie calamite: abitati da un misterioso quotidiano tutt’altro che riconducibile a dimensioni metafisiche.
La svolta (o la deriva) fantastica, dàviliana non si spiega in alcun modo, oppure è spiegabile in tanti modi.
L’inevidente (o l’altrimenti evidente) ha accesso alla trama senza frizioni, con una contiguità al piano del reale che lo rende traducibile anche come espressione allucinatoria.
In uno dei racconti d’ombra contenuti in Morte nel bosco e altri racconti (Safarà Editore, 2023, traduzione di Giulia Zavagna) c’è una presenza fantasmatica nella casa di Calle Estocolmo 3 ma ad accorgersene è soltanto una ospite. Lo stesso vale per lo spettro di La casa nuova, avvistato da una soltanto delle figlie della proprietaria, che per questo è ritenuta malata di mente. E ancora - nel racconto che dà il titolo alla raccolta - c’è un uomo che si immedesima in un albero, al punto da diventare albero egli stesso, e soffrire per i colpi inferti dalle asce dei boscaioli. Possibile?
Più che alle trame dei singoli racconti, è utile rintracciare nei volumi antologici il filo rosso che ne percorre l’insieme: quello di Morte nel bosco è dettato, in ultima analisi, dalle parcellizzazioni di un microcosmo dualizzato, nel quale visibile e invisibile, noto e ignoto, pauroso e fascinoso, si frangono e ricompattano di continuo. I racconti di Amparo Dávila hanno in loro il fascino colloso dei sogni che non si dimenticano, nemmeno da svegli. Promanazione dello stile narrativo ammaliante, cui la scrittrice costringe il lettore. Ascritto fra i meandri di un labirinto mentale-reale, da cui non può – o non vuole – uscire indenne.
Di un altro e decisivo valore aggiunto si deve tenere conto: le strane storie di Morte nel bosco non si dimenticano in quanto appartengono alla grande letteratura.
Morte nel bosco e altri racconti
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