Nevermind di Tuono Pettinato

Questa è la storia di Kurt Cobain bambino e del suo amico immaginario di nome Boddah. È la storia di un bambino allegro e vivace, al quale piaceva gironzolare nei boschi dello stato di Washington e ascoltare musica a tutto volume. Un bambino che crescendo va incontro a mille difficoltà, alla solitudine, all’isolamento volontario, ma che contemporaneamente affida la sua vita alla musica. La scoperta del punk, il successo travolgente che finirà per schiacciarlo, il peso di un’esistenza che è troppo da sopportare per lui, lui che vorrebbe solo essere lasciato in pace. Prima di tutto questo, prima di quel maledetto giorno in cui si è ficcato un fucile in bocca, Kurt è stato un bambino.

Tuono Pettinato ci racconta questa storia a fumetti in modo delicato, rispettoso e appassionato in “Nevermind” (Rizzoli/Lizard, 2014). Il giovane autore ci accompagna ad Aberdeen, fra i testi delle canzoni che Kurt ha amato e fra quelli che poi ha scritto, ci fa sedere sul letto della sua stanza con la chitarra fra le braccia, riesce a farci toccare il suo dolore, la sua frustrazione.

Facciamo il tifo per Kurt, per la sua voglia di essere diverso dagli altri, lo sosteniamo pur sapendo già come andrà a finire. Gli occhi tristi di Kurt diventano i nostri, perché, come scrive Davide Toffolo nella bellissima prefazione, la malinconia è rivoluzionaria.

“Mi chiamo Boddah e sono un amico immaginario! Il mio amico reale si chiama Kurt Cobain. Da grande sarà una rockstar famosissima.”