Niente di nuovo sul fronte occidentale
- Autore: Erich Maria Remarque
- Categoria: Narrativa Straniera
Niente di nuovo sul fronte occidentale di Erich Maria Remarque è una lucida opera sugli orrori della guerra vissuti da un soldato tedesco di diciannove anni. Chiaramente autobiografico, l’autore ha sviscerato, rielaborandola successivamente, la propria esperienza allo scopo di capirne il senso. E il senso alla guerra Remarque lo trova, lo trova nell’illusione che da tanto orrore e angoscia l’uomo possa uscirne cresciuto, per imparare in futuro a non ricadere negli stessi errori... ma, ahinoi, il libro è stato scritto nel 1929 e parla del primo conflitto mondiale, quello che costò la vita di milioni di persone e che, nonostante ciò, non evitò uno successivo altrettanto terribile.
Una storia che testimonia l’assoluta stupidità della guerra e i segni indelebili che la stessa lascia nell’animo umano, perché la sua conseguenza peggiore non è solo la morte di chi è costretta a farla, ma anche e soprattutto la devastazione psicologica di chi ne sopravvive. Un’opera sulla pace, quella pace che solo chi ha vissuto la guerra sa veramente cosa significhi, dove in un guizzo di ironica nitidezza tutto l’assurdo viene riassunto in un dialogo di poche righe tra giovanissimi soldati, un dialogo che fa sorridere amaramente perché è da quelle battute che esce fuori il grottesco paradosso di un conflitto deciso a tavolino da pochi governanti, e combattuto in trincea da milioni di persone costretti a uccidersi l’un l’altro senza neanche riconoscerne le ragioni.
... qui mi fermo spaventato: non debbo andare avanti. Questi pensieri conducono all’abisso. Non è ancora tempo per approfondirli; tuttavia non li voglio lasciar dileguare, li voglio serbare, chiudere in me, per quando la guerra sarà finita. Mi batte il cuore: è questo dunque lo scopo, il grande, l’unico scopo, al quale ho pensato in trincea, quello che io cercavo come sola possibilità di vita, dopo questa rovina di ogni umanità: è questo il compito per la nostra vita di domani, degno veramente di questi anni d’orrore? (dal libro ‘Niente di nuovo sul fronte occidentale’)
La risposta a questa domanda, che Remarque si è dato e che generosamente ci ha donato, è l’unico senso trovato a un conflitto che non gli apparteneva, imposto all’intera umanità dalla politica imperialista del secolo scorso, quel grande unico scopo di passare alle generazioni future l’esperienza di un’intera generazione spezzata, sotto forma di un romanzo che è un capolavoro di realismo, e che rappresenta la riabilitazione della sua dignità di uomo. Dalla morte del giovane soldato tedesco che chiude il romanzo nasce un uomo consapevole che, nonostante tutto o forse proprio a causa di tutto, riuscirà ancora a trovare un senso elevato alla propria esistenza.
Niente di nuovo sul fronte occidentale
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“Niente di nuovo sul fronte occidentale” è una granata tra le mani. Mi è piombata addosso per caso. Non avevo capito cosa fosse finché non ne ho sollevato la “spoletta” della copertina. Mai avrei creduto tanto devastante la sua esplosione per le mie cellule neuronali. Raramente un libro colpisce in maniera così potente fin dalle primissime pagine. È vero, di guerra si è scritto tanto. Ma leggendo le pagine di uno straordinario testimone oculare come Remarque, ti rendi conto di come non sia mai abbastanza. Ed il suo resoconto è tanto più incisivo, tanto più significativo il suo messaggio, quanto più ingenuamente ti approcci ad esso.
Avanzo sul terreno del racconto senza orientamenti. Credo, ad un primissimo acchito, di trovarmi in piena seconda guerra mondiale. Quella delle bombe atomiche e dei campi di concentramento. Mi sbaglio. Il fronte in cui mi trovo è quello della Grande Guerra. Una lenta e sanguinosa guerra di posizione, capace di mietere oltre sedici milioni di vite umane, tra vittime militari e vittime civili, in gran parte giovani.
“Questo libro non vuol essere né un atto d’accusa, né una confessione. Esso non è che il tentativo di raffigurare una generazione, la quale – anche se sfuggì alla granate – venne distrutta dalla guerra”, dichiara in un incipit lapidario, ma estremamente toccante, lo stesso autore.
Non so ancora da quale parte della barricata mi trovo, qual è la divisa che indosso a fianco del protagonista. Quando realizzo che sto dalla parte dei “cattivi”, mi si ghiaccia il sangue nelle vene. Ma è proprio stando accanto a lui fino alla fine, condividendo la sua straordinaria sensibilità, che realizzo una volta di più che la guerra, questo odioso modo di risolvere i problemi tra i grandi, non ha buoni, né cattivi; vincitori o vinti. La guerra, “questa rovina di ogni umanità”, ha solo vittime. E come rileva giustamente l’autore, vittima non è solo quella che lascerà le sue spoglie sul campo di battaglia. Forse è per questo che Gino Strada ci ricorda che non dovremmo mai più pensare alla “guerra come strumento”, perché “c’è un dato inoppugnabile: che la guerra è uno strumento, ma non funziona, semplicemente non funziona”.
“Niente di nuovo sul fronte occidentale” è un libro di rara bellezza ed intensità che dovremmo leggere tutti.
(condivido in pieno queste forti emozioni, su un libro che andrebbe letto nelle scuole per disposizione costituzionale..)