Noi credevamo
- Autore: Anna Banti
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2010
Don Domenico Lopresti è un nobiluomo calabrese, esule volontario a Torino, che, sentendo di essere arrivato alla fine dei suoi giorni, decide, non senza riluttanza, di scrivere le proprie memorie. Acceso patriota, convinto sostenitore delle idee democratiche e repubblicane, don Domenico ha pagato con dodici anni di carcere l’infedeltà e la ribellione al re Borbone. Proprio il ricordo delle sofferenze patite nelle prigioni di Procida, Montefusco e Montesarchio è l’occasione per fare un bilancio, crudo e impietoso, di tutta la sua esistenza errabonda.
Attraverso le sue memorie, scritte in segreto e all’insaputa dei suoi familiari, don Domenico si interroga in particolare sulla valenza delle proprie idee e sulla utilità del suo sacrificio. L’Italia è fatta, il territorio è unificato e i patrioti come lui sono acclamati eroi: eppure egli è insoddisfatto e frustrato, avendo visto miseramente fallire il suo sogno repubblicano. Don Domenico si rende conto di come il suo sacrificio sia stato funzionale all’ascesa di una nuova casa regnante, quella dei Savoia, ancora più ottusa, bigotta ed insensibile alle esigenze e ai bisogni delle popolazioni meridionali. Il sogno repubblicano è fallito, la Storia ha preso il sopravvento sulle aspirazioni individuali: al Borbone è succeduto il Savoia, ad un tiranno ne è seguito un altro, feroce quanto e più del primo, violentatore di un Sud ribelle a cui viene affibbiato l’infamante marchio di “terra dei briganti”.
E ogni volta che don Domenico riflette su questa unificazione avvenuta a danno del Meridione, egli sente di più il peso del proprio fallimento umano e politico. Egli credeva di poter redimere il popolo, di liberare i contadini dai retaggi della superstizione e dell’ignoranza, convincendoli a combattere per una società più giusta, egualitaria e democratica. Ma questi, ancora una volta e secondo un copione che si ripete nei secoli, sono rimasti inerti a guardare, convinti che nulla sarebbe cambiato e che il nuovo regime avrebbe significato solamente un peggioramento della propria condizione. Così, sebbene a malincuore, anche don Domenico dovrà adeguarsi a quel pensiero pessimista e rinunciatario che aveva sempre cercato di combattere e di estirpare dalle menti dei suoi conterranei.
In sintesi, “Noi credevamo” è un romanzo che rilegge criticamente le vicende dell’Unità d’Italia, che di certo andava fatta, ma secondo altre modalità, più rispettose del Meridione e della sua gente.
Noi credevamo
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Concordo pienamente con l’autore di questa bella recensione. Si, l’Unità d’Italia andava fatta, però gli "italiani del nord" si comportarono da veri invasori, anzi direi da veri predatori; basti pensare che gli stessi svuotarono le ricche banche meridionali, i musei, le case private, per pagare i debiti del Piemonte, finanziando così la propria crescita a scapito del Sud. Lo scrive molto bene Pino Aprile, nel suo ultimo libro Terroni.
Anch’io ho letto con grande piacere il bel libro della Banti e devo dire, a questo proposito, che la recensione qui riportata ha pienamente sintetizzato quello che è il messaggio del libro: va bene l’unità d’Italia, però non è giusto che i meridionali abbiano dovuto pagare - e solo loro - per questa unione, che forse nemmeno volevano.
"L’Italia è fatta, il territorio è unificato e i patrioti come lui sono acclamati eroi: eppure egli è insoddisfatto e frustrato, avendo visto miseramente fallire il suo sogno repubblicano"....così scrive l’autore di questa ottima recensione. Mi piace solo aggiungere, in questa occasione, che Don Domenico Lo Presti, il protagonista di questo splendido romanzo, altri non è che l’espressione o la metafora di tutti i sogni e le attese giovanili, le cui legittime aspirazioni spesso si infrangono miseramente di fronte alla triste realtà quotidiana.