Non credo al Paradiso
- Autore: Patrizia Varetto
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2011
Nel romanzo "Non credo al Paradiso" (Instar Libri, 2011) Patrizia Varetto costruisce una storia che sembra vera e dà voce ad una serie di personaggi, molti femminili, attraverso i cui sentimenti è in grado di ricostruire molti temi che si ricollegano fortemente alla sensibilità odierna: gli incidenti mortali e il coma da cui ci si risveglia attraverso le cure più efficaci, il conflitto israelo-palestinese, il tema dell’affido dei minori, i rapporti familiari conflittuali, il terrorismo internazionale, la sanità pubblica e privata... Una serie di argomenti di grande e profonda attualità che trovano posto nella narrazione incalzante del romanzo, in cui la protagonista, Eleonora, provata da esperienze durissime, dà dimostrazione che l’aiuto agli altri può essere la chiave di volta di una vita che comunque vale la pena di ricominciare, malgrado tutto.
Eleonora si sveglia dal coma seguito all’incidente in cui ha perso la vita il figlioletto Philippe, avuto dal matrimonio con il francese Emmanuel, arabista esperto in relazioni con la Palestina, morto precocemente anche lui per una malattia inguaribile.
La giovane donna viene trasferita in una clinica per la riabilitazione sul lago Maggiore, dove incontra ed è assistita da un’infermiera bella ed efficiente, rigida e sfuggente: si tratta di Sahar, una palestinese fuggita da Gaza in seguito alla famigerata operazione “Piombo fuso”, dove ha lasciato i suoi figli, di cui non sa più nulla. Rapidamente fra le due donne nasce un’amicizia, una complicità che ben presto porterà Eleonora a rinunciare ai suoi progetti suicidi per dedicarsi alla ricerca, a Gaza, della bambina di Sahar, attraverso l’aiuto di un’amica israeliana, l’avvocato Leah Mintz, che vive a Gerusalemme e può supportarla nell’impresa disperata a cui si accinge.
Non voglio rivelare il seguito dell’intricata vicenda, che vede Eleonora fuggire in Israele aiutata da un’inaspettata compagna di ospedale, la giovanissima Dalia, che le offre il viaggio clandestino.
Molti personaggi si affollano nella romanzesca avventura di Eleonora: oltre a Leah, la sua giovane assistente Ariela, che sposa di nascosto la causa di Eleonora, la vecchia madre di Sahar, Ghalya, che veglia Shada, la nipotina ferita, la dura Hana, e ancora Aisha, sua figlia Abeer, che non si rassegna a che nulla cambi nella devastazione della sua terra, la domestica Juliette che lucida l’argenteria e stira le tovaglie nell’isola felice che è la casa di Leah Mintz a Gerusalemme. Insomma sembra che le donne siano le principali attrici di questa complessa vicenda, anche se non mancano due personaggi maschili di rilievo: Nicola, il fratello di Eleonora, ufficiale dei carabinieri, rigido e deciso a contrastare le follie della sorella, e il diplomatico francese Lewinsky, che consente ad Eleonora di tornare finalmente a vivere.
La scrittura di Patrizia Varetto è incisiva, a tratti lirica, spesso dura e sintetica, nel tentativo, riuscito, di ricostruire un disegno nel quale trovano posto istanze politiche, dubbi, dilemmi morali, contrasti ideologici, sentimenti, dolori mai superati, rapporti irrisolti, desiderio di fuga, ricerca di una forma di felicità. La protagonista Eleonora non crede al paradiso, tuttavia è capace di realizzare un vero miracolo, con i suoi gesti a volte istintivi, a volte meditati, sempre rivolti alla ricerca di un motivo valido per continuare a vivere.
La trama di un romanzo non può sostituire la realtà atroce del conflitto che insanguina la Palestina, ma la sua efficacia sta nel mettere il lettore di fronte alle scelte più radicali, alle quali non può sottrarsi. Il giovane palestinese Rachid che fa da guida ad Eleonora nella città di Gaza devastata dalle bombe, quando stanno per salutarsi le regala il libro di Amos Oz “Una storia d’amore e di tenebra” in traduzione araba, dicendo:
“Questa versione in arabo è stata voluta dall’avvocato palestinese Elias Khoury, il cui figlio George è stato ucciso per errore dalle brigate dei martiri di al-Aqsa mentre faceva jogging in un quartiere ebraico di Gerusalemme. E’ un libro che amo”.
Una storia nella storia che fa riflettere, che impone di farsi carico, magari anche solo leggendo un romanzo, del dramma umano, oltre che politico, in cui sono coinvolti troppi innocenti da troppo tempo.
Non credo al paradiso.
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