Nonostante, libera. Il racconto come atto terapeutico
- Autore: Bruna Orlandi
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Giraldi Editore
- Anno di pubblicazione: 2018
“Questa è una storia che non si dice ed è per questo che la dico.” Nel titolo è racchiusa una vicenda personale, una storia sofferta, scritta da una donna per noi donne. Non un romanzo d’amore, non un giallo, una lettura importante, significativa e istruttiva perché essere informate non è mai abbastanza. "Nonostante, libera. Il racconto come atto terapeutico" di Bruna Orlandi è il racconto autobiografico della sua particolare patologia che l’ha resa agli occhi di tutti una malata immaginaria.
Una vicenda che si è protratta per anni, una dolorosa esperienza che l’autrice ha voluto affidare alla scrittura, con molto coraggio mettendo in gioco se stessa e i suoi affetti.
Bruna Orlandi, pugliese, vive a Bologna da più di vent’anni. Laureata in Scienze delle comunicazioni ha pubblicato racconti e collabora con la sezione de Il Fatto Quotidiano della regione Emilia Romagna. La sua storia è qui narrata attraverso il suo dolore, le sue emozioni, la sua rabbia e le varie traversie, ma con un quid in più: quella giusta e sana ironia che rende noi donne forti e invincibili. Nella sua vita tranquilla e di assoluta normalità di una donna che lavora, che ama, che va in bicicletta, che fa yoga, ad un certo punto una parte oscura prende piede nella sua esistenza, sottoponendola a privazioni e sofferenze. Molti dottori verranno interpellati, di varie discipline mediche e con diverse terapie, ma Bruna accumulava solo dolore.
La diagnosi sarà difficile, i sintomi si manifestano nel basso ventre, minzioni continue di giorno e di notte: una malattia invalidante. Cosa fai nella vita?: la malata. Una vescica iperattiva, cistite, tumore, malattia neurologica, endometriosi, diabete, papilloma virus, sentiva dirsi; le sono state prescritte perfino sedute di psicoterapia per placare le sue inquietudini. Tutti diranno la loro, ma per la nostra autrice qualcosa di misterioso si fa beffa di lei. Un calvario lungo anni, con l’unico esito del peggioramento della malattia.
Di colpo mi sembrò essere stata catapultata in un altro corpo di cui non sapevo nulla e di cui ignoravo sia passato che futuro, un corpo che non mi apparteneva e che non sapevo gestire, ma di cui ero totalmente in balia. Era un corpo impazzito, il mio.
Per lunghi mesi ha ricordato, scavato negli anni, tentando di capire cosa avesse scatenato quei dolori: forse dei farmaci, qualcosa nella sua testa, una cistoscopia eseguita male. Dimagrita, stanca senza più forze, arresasi a non poter avere più una vita affettiva (una sola carezza in qualsiasi parte del corpo le procurava dolori lancinanti), aiutata dai sonniferi naturali per provare a dormire, delusa e arrabbiata, si stava accartocciando su se stessa, quando decide di prendere in mano la situazione per poter uscire da quell’inferno. La diagnosi, infatti, arriverà da uno degli ultimi specialisti interpellati: vulvodinia, un’infiammazione organica che comporta un’alterazione dei nervi. Dal taccuino sul quale annotava le cure, i cibi proibiti, i viaggi mancati, i momenti infelici, Bruna inizierà a leggere i suoi pensieri, le note a piè pagina che l’avevano accompagnata in tutti quegli anni, come il rammarico di non poter più addormentarsi tra le braccia del compagno, di abbandonarsi all’amore, al sesso, ma anche la costanza e tenacia dei suoi affetti.
Facevo talmente tante visite che ne perdevo memoria per cui decisi di trascriverle, poi man mano che mi inoltravo nella scrittura, tendevo ad aggiungere altro: emozioni, dialoghi, considerazioni, pensieri sino al punto in cui mi sono resa conto che non stavo scrivendo un diario ma un romanzo.
Bruna oggi è ancora in cura, ma guarda e vive con l’incanto di una donna che non deve più rinunciare a nulla, tra momenti calanti e momenti di assoluta normalità, perché nonostante la malattia non l’abbia abbandonata del tutto, lei è libera e ancora insieme al suo compagno, che le è stato accanto sempre, in periodi senza via di uscita, difficili: un altro uomo se la sarebbe data a gambe levate, sarebbe fuggito via. "Lui reagiva con amore e pazienza. Era il nostro dolore. Non il mio. La nostra ferita, non la mia."
"Nonostante, libera. Il racconto come atto terapeutico" è un libro importante che desidero consigliare, un diario intimo, personale che va in profondità, che dialoga con noi e rimane negli occhi e nel cuore di noi lettrici. Parte del ricavato dei diritti d’autore, per volontà della nostra autrice, andranno all’associazione per coloro che soffrono di questa patologia.
Nonostante, libera. Il racconto come atto terapeutico
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