Not made in China
- Autore: Claudia Vitali
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2008
Si chiama Luna, non ha ancora diciott’anni ed è italiana. Particolare, quest’ultimo, tutt’altro che evidente, occultato da un paio di vistosi occhi a mandorla: sì, perché le origini di Luna sono, per parte di madre, cinesi. Origini che Luna vorrebbe calpestare, cancellare, o che, più semplicemente, non le interessano affatto. Luna si sente italiana e tale vorrebbe essere considerata: di cinese conosce solo un paio di piatti mangiati raramente in qualche ristorante dal nome orientale, ma ubicato a Bologna. Essere accettati, però, è tutt’altro che facile, per non dire difficilissimo.
Razzismo, cinismo, depravazione, disperazione: in questo romanzo di Claudia Vitali c’è tutto un mondo violento e disperato, o, per meglio dire, uno scontro di mondi. Malgrado il tema giovanile, non è certo un romanzo per ragazzine: si parla senza peli sulla lingua di rapporti omosessuali e incestuosi, di balordi che picchiano a sangue chi non ha la pelle del loro stesso colore, di chi ha vissuto una guerra credendo di essere il giusto e riuscendo a capire troppo tardi il proprio errore. Tutto questo, però, attraverso una scrittura fresca e immediata, che rende ben digeribili anche i passaggi più ostici: poche descrizioni (appena quelle indispensabili), molta azione, con vari colpi di scena e situazioni spesso al limite del verosimile. Alcuni eventi sono legati da un filo estremamente sottile (il quadro che Luna vede per caso nell’ufficio del Preside, e che la fa risalire a colui che sa qualcosa di sua madre), ma alla fin fine la storia, pur con molte casualità e coincidenze, regge bene e risulta interessante. Questo è anche merito di una buona analisi introspettiva dei personaggi, in particolare, ovviamente, della protagonista, ma anche i comprimari risultano ben caratterizzati.
Luna, che non ha mai conosciuto il padre ed è stata abbandonata da piccola dalla madre, ha volontariamente lasciato la famiglia adottiva, che l’ha accolta con amore, per seguire il “richiamo del sangue” e andare a vivere con la zia paterna, persona quantomeno vacua e irresponsabile, e con il cugino, un nostalgico fascista e chiaramente xenofobo. Discriminata sia in famiglia che dai compagni di scuola e, soprattutto, dagli esaltati amici del cugino, Luna non reagisce con violenza ma con tristezza e sopportazione, continuando incessantemente a ricercare in chi la circonda un seppur vago segno di accettazione. In realtà Luna, che è la prima a non accettarsi in quanto cinese di origine, è sicuramente la peggior nemica di sé stessa, e dovrà rendersi conto che il primo passo da fare è riscoprire le proprie origini, anche se ciò potrà essere doloroso. Darko, il suo migliore amico, condivide il suo stesso destino, ma è Gioele, il cugino, al quale Luna si attacca in maniera morbosa, credendo di poter tirare fuori il buono che c’è in lui. In realtà Luna, all’apparenza così cinica, è fortemente dipendente dagli altri e dal loro consenso, e ha un carattere fondamentalmente debole: anche la svolta finale che dà alla sua esistenza non è una decisione sua, ma un “seguire la corrente” secondo scelte fatte da altri. Il finale è un vero e proprio pugno nello stomaco, non facile da metabolizzare, che rafforza l’impressione di fragilità e dipendenza che ci dà la protagonista e ci fa riflettere su quante donne giustifichino la violenza perpetrata su di loro e sugli altri con la falsa scusa dell’amore. Riuscirà mai, Luna, ad uscire da questa spirale?
Not made in China
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