Notte, giorno, notte
- Autore: Beatrice Monroy
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Giulio Perrone editore
- Anno di pubblicazione: 2022
Una scrittura tesa, che l’autrice non esita a definire “crudele", quella che Beatrice Monroy usa per raccontare una storia oltremodo drammatica in Notte, giorno, notte (Giulio Perrone editore, 2022).
Siamo a Palermo, nel luglio 1993, un anno dopo le stragi di maggio e luglio che hanno dilaniato Falcone, Borsellino e le loro scorte. È una notte torrida, e la protagonista del racconto, Matilde, non riesce a dormire; lascia il letto dove dorme pacifico l’amato marito Federico, e si sdraia in terrazzo, su una poltrona di vimini a dondolo che fa tric trac.
A pochi metri c’è la casa di Carla, sua amica d’infanzia, e di suo marito Roberto.
La sua amica è malata di nervi, come si racconta, e una delle sue crisi ricorrenti la portano a urlare dal suo letto, tanto che Matilde non può non ascoltare le parole di fuoco che la coppia si rivolge.
Carla aveva perso da bambina il padre, ucciso da un colpo alla schiena mentre la teneva per mano. Per anni la ragazzina si è chiesta chi fosse il colpevole, e cresciuta, aveva cominciato a frequentare la città vecchia, dove in vicoli inaccessibili si nascondono segreti e connivenze omertose. Matilde ha sempre condotto una vita lontana da ogni impegno-interesse che non fosse per la casa, il bambino, la quotidianità banale di una casalinga benestante; al contrario Carla e Roberto sono insegnanti in un liceo, partecipano al rinnovamento della vita della società palermitana sfregiata dalle stragi mafiose, educano e coinvolgono i loro alunni in marce, dimostrazioni, lenzuoli appesi alle finestre.
Ma perché Carla sta così male? E quale ruolo svolge la domestica Rosetta, una ragazza umile che Roberto ha fatto assumere a Matilde quasi per pena, anche se da loro non è ammessa; perché Carla non la vuole?
Nelle cinque angosciose notti che Matilde vive, costretta a sapere ciò che la sua coscienza obnubilata dal perbenismo e dalla consapevolezza di doversi proteggere dalle brutture di un mondo che non vuol vedere, tutta la sua vita subisce una svolta. Chi è Federico, il suo amato, il suo punto di riferimento? Quali sono i suoi affari di cui lei non si è mai interrogata? Perché il nome del marito aleggia nella notte caldissima, pronunciato e urlato da Carla, con astio e violenza verbale?
Una storia davvero dolorosa quella che Beatrice Monroy ripercorre nelle notti infinite in cui Matilde deve fronteggiare i suoi incubi, i sospetti che inconsapevolmente aveva sempre rimosso, la storia emblematica di una società complice, omertosa, silenziosamente colpevole.
Brevi capitoli, forma molto sincopata, sintetica, quasi a mostrare l’impossibilità di accettare l’inaccettabile:
Adesso io so tutto / Solo adesso io so tutto. / È bastato un nome non detto per turbarmi. / Ho sempre saputo tutto.
L’anafora, la ripetizione del stesso termine, tutto, è capace di riassumere una vita intera di turpi segreti e di ostentate rimozioni.
Ben costruito il personaggio di Matilde, nel quale è possibile ritrovare tutti i tanti che sapevano, ma non hanno parlato, testimoniato, denunciato. Carla è il personaggio tragico, doloroso, forse incolpevole, ma costretta dalla sua coscienza a pagare il prezzo più alto. E l’amicizia non basta a risanare ferite irrisarcibili, sembra dirci la scrittrice palermitana, che si dimostra un’ottima narratrice di storie che ben conosce.
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