Notturni. Cinque storie di musica e crepuscolo
- Autore: Kazuo Ishiguro
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2009
Curioso come, a pochi mesi di distanza, la casa editrice Einaudi abbia pubblicato due volumi di racconti a tema musicale. Ci si potrebbe chiedere il perché di questa rara coincidenza, ma la risposta risiede sicuramente nella validità di entrambe le raccolte. Dopo “Racconti musicali” a cura di Carlo Boccadoro, ecco un’altra raccolta che presenta due fondamentali differenze rispetto alla prima: innanzitutto si tratta di racconti scritti da un unico autore, quel Kazuo Ishiguro già autore di “Quel che resta del giorno” e “Non lasciarmi”; oltre a questo, il libro comprende solamente cinque racconti lunghi, mentre la precedente antologia ne presentava diversi, di varie lunghezze.
“Cinque storie di musica e crepuscolo”: definizione azzeccatissima per questi delicati episodi narrativi. Storie di musica, indiscutibilmente: è la musica la loro protagonista incontrastata, anche se in un caso (“Come rain or come shine”) resta in sottofondo, quasi nascosta dietro ad uno spesso velo, pronta però a fare capolino, a tornare prepotentemente in superficie nel momento in cui viene evocata. Ma anche storie di crepuscolo, poiché su di tutte, anche quelle ambientate in pieno giorno, aleggia un’atmosfera fortemente crepuscolare: non il crepuscolo della giornata ma sempre, in qualche modo, il crepuscolo della vita, o comunque di una sua fase, un capitolo che si chiude, lasciando aperte solo l’incertezza del futuro e la necessità di andare avanti, reinventandosi in qualche modo. Il tono generale di questi racconti mi ha ricordato vagamente Tennessee Williams. Non certo per qualche affinità nei personaggi o nelle situazioni: Williams prediligeva protagonisti ed ambienti ai margini della società, mentre Ishiguro racconta di persone e situazioni di rango decisamente più elevato. Probabilmente l’affinità che ho riscontrato riguarda un certo rassegnato cinismo, un senso di ineluttabilità del destino al quale ci si abbandona senza potere più di tanto influire su di esso. Nel caso di Ishiguro, anche quando i protagonisti prendono una qualche decisione (lasciare la moglie, sottoporsi ad una plastica facciale) in realtà la stessa è dettata da fattori esterni: non presa ma piuttosto subìta, influenzata dalla necessità di rinfrescare la propria immagine, dietro suggerimento di un agente o di una ex moglie.
Atmosfere ovattate, quasi rinchiuse dentro una preziosa crisalide, ma allo stesso tempo talmente ben descritte da evocare subito alla mente del lettore il suono della musica, insieme al brusio dei turisti o al lento scivolare di una gondola sui canali. Tutto è raccontato come un lontano ricordo, richiamato dal passato di chi racconta. Molti sono gli elementi che danno l’impressione che i protagonisti dividano fra di loro qualcosa in più della musica che fa parte della vita di ciascuno, quasi un sottile filo che unisca le loro vite. In "Notturno" ritroviamo la moglie del protagonista di "Crooner", e in quest’ultimo le orchestre dei caffé di piazza come in "Violoncellisti". E il chitarrista non potrebbe essere, molti anni dopo, il ragazzo di "Malvern Hills"? A volte si ha la vaga sensazione di stare leggendo non un libro di racconti, ma un abbozzo di romanzo. E mentre, immergendoci nella lettura, ascoltiamo la musica nella nostra mente, improvvisa arriva una sferzata d’ironia che ci lascia spiazzati ed inermi, come le sadiche beffe che spesso subiamo dalla vita.
Notturni. Cinque storie di musica e crepuscolo
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