Novembre
- Autore: Teresa Verde e Massimiliano Mistri
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2016
“Novembre” (Entropia, 2016), nasce da un progetto di due voci, Massimiliano Mistri e Teresa Verde che non sono autori che hanno proposto il loro manoscritto alla casa editrice che li ha pubblicati, ma l’esatto contrario.
Ciò significa che Entropia, nata da un’idea progettuale di Claudio Rimskijsson, è una casa editrice atipica e particolare che non pubblica autori che si propongono, bensì sceglie di cercarli in prima persona e di proporgli essa stessa la pubblicazione.
Entropia nasce nel 2016 come creatura assolutamente libera e selvatica, che non vuole sottostare a nessuna regola e che al massimo le regole se le fa da sola e poi decide se seguirle o meno.
Ecco perché non è interessata a ricevere il materiale che tradizionalmente gli autori sono soliti inviare ad una casa editrice, né tantomeno intende pubblicare classici romanzi rosa, fantasy e così via, scritti da autori che si sentono già arrivati solo per il fatto di aver scritto.
“Novembre” è dunque una pubblicazione atipica, che si presenta in una veste assolutamente innovativa che si basa molto sulla presentazione dell’opera dettagliatamente curata e particolareggiata prima di tutto nella sua estetica e nella sua forma cartacea.
Voglio raccontarvi cosa ho tenuto tra le mani tutto il tempo che l’ho letto, anche perché mi sono presa alcuni minuti per osservarlo bene e per valutarlo in tutta la sua interezza.
“Scarnificare una frase è molto più complesso di renderla opulenta. E la letteratura più potente è sempre quella delle ossa e dei tendini.”
Mi ha colpito molto la doppia copertina, avanti e indietro, completamente diversa da qualsiasi altro libro. Davanti con uno scritta semplice, i nomi degli autori scritti molto piccolo e dietro il disegno realizzato a mano e alcune frasi scritte a caratteri diversi, di dimensioni diverse che trasmettono sia una sensazione di diversità ma anche di angoscia, proprio per l’allargarsi e il richiudersi delle lettere. Il nero regna sovrano, sovrastato solo dal bianco che rende tutto nevoso, quasi asettico ma pulito. L’interno, caratterizzato da un lato, da una breve introduzione alla storia come è giusto che sia, ma fatto sempre in un modo particolare, scritto piccolo e con uno spazio ridotto. Alla fine, invece, troviamo la biografia degli autori. Le mie sensazioni complessive? Una realizzazione impeccabile, precisa, ma anche molto umana, lo si evince dalla corposità della carta utilizzata, ruvida, che ogni volta che prendi il libro, senti la sua consistenza sulla pelle, sulle mani. Lo stesso equivale per il disegno, sfiorandolo attraverso la superficie, facendogli scivolare le dita sopra, si avverte la presenza dell’inchiostro, di quella macchia nera che ha il sapore delle mani che ci hanno lavorato, sperato e sognato. Mi ha trasmesso eleganza e raffinatezza. Cura dei dettagli, e un qualcosa di poetico, di non commerciale, di originale.
La precisione e la volontà di fornire un’opera lavorata a mano nella sua copertina e che all’interno immerge il lettore in una storia fatta di lucida follia e di realtà distorta dove il confine tra vero e inventato e così labile ma non così importante da farci necessariamente caso.
La protagonista, Clio, è una ragazza schizofrenica che lotta contro le sue allucinazioni e le sue pillole, che lavora nell’ambito della musica e che da un giorno all’altro viene strappata via dalla monotonia e dalla banalità della sua vita da una telefonata che le arriva direttamente da D.D. il più grande musicista di tutti i tempi che la invita da lui in Finlandia, rivelandole che ha un progetto per lei.
“A me sono rimaste le parole. Solo con quelle ho potuto vivere, anche se ormai da anni anche loro mi hanno lasciata. E quelle altrui mi uccidono più di una fucilata al petto.”
Da questa telefonata che stravolge la mente e il corpo di Clio, inizia un viaggio al limite del grottesco, del meraviglioso e dello stupefacente che conduce la donna prima in aereo, accompagnata da Hilppa, presunta compagna di D. D. che l’assiste durante il percorso e poi finalmente a casa del famigerato Dio, che l’accoglie nel modo a lui più consono: con l’onnipotenza di chi è attualmente fuori dal giro ma che conta in qualche modo di tornare.
Lo stile degli autori è eclatante, ruvido, avido, spietato, così come emergono le emozioni in modo primitivo, da incubo.
Un ritmo frenetico che rispecchia lo stato mentale di Clio, senza equilibrio, confusionaria, distratta, disadattata e quello di D. D. che è frenetico, altisonante, piccato, puntiglioso, dominante.
La storia che si dibatte tra un movimento continuo, senza mai un attimo di stasi, alla ricerca di una tregua pulsante che nessuno desidera.
“Ed eccomi qua in una casa assolutamente fica, con una moglie completamente idiota e un’ospite che deve aiutarmi”.
Critica mirata al mondo musicale di oggi, popolato da artisti o pseudo tali come Bibier, mentre le vere icone stanno in disparte. Ma per quanto ancora?
L’atmosfera è piena di sensazioni dettate dal gioco di luci e di ombre e di sapori e odori che pervadono tutta la scenografia, sempre pronta e mai addomesticabile.
Leggendo “Novembre” si ha la sensazione, rara, che sia uno di quei libri che si completano, perfetti cerchi che si chiudono senza via di scampo, donando al lettore tutte le emozioni di cui l’umanità è capace, racchiudendole in un cumulo di pagine bianche e nere, che hanno la forza di contrastare il tempo e di imporsi nella loro eternità di storie che parlano di altre storie e arrivano direttamente al punto animale di ciascuno di noi. Un punto di non ritorno.
Novembre
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