Orizzonte perduto
- Autore: James Hilton
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Sellerio
Orizzonte perduto di James Hilton è stato un romanzo di enorme successo, il primo bestseller della storia, pubblicato nel 1935. Ne è seguito un film d’avventura e amore nel 1937, di Frank Capra, doppio Oscar e altrettanto grande meritata fama. Il film si discosta dal libro, come spesso avviene.
Il romanzo (pp. 232) è stato rieditato nel 1995 da Sellerio, con traduzione di Simona Modica e nel 2011 ha raggiunto la sesta edizione.
Sono trattati grandi temi sul significato della nostra civiltà in declino, il bisogno di fuga in un favoloso Oriente per salvarsi dal non senso e dalla prossima seconda guerra mondiale, profetizzata dallo scrittore per bocca del Grande Lama tibetano. Decenni dopo lo stesso bisogno di fuga ed estraniamento dal contesto sociale si è verificato con il fenomeno hippie, insieme al desiderio di creare un società pacifista e armoniosa.
Nel romanzo il sogno per il protagonista Robert Conway sembra quasi realizzarsi. Dopo il dirottamento misterioso di un aereo in Cina in cui egli si trova a bordo per essere espatriato, come accadeva a tutti gli stranieri durante la guerra sino-nipponica, dopo il disastro aereo e l’aiuto ricevuto da un altrettanto misterioso monaco che sembra trovarsi sul luogo in attesa dei quattro superstiti, Robert viene trasportato per ripidissime montagne in Tibet attraverso un valico nascosto, sino alla valle della luna blu, a Shangri La, in un monastero segreto. Assistiamo all’incontro del giovane diplomatico inglese con il Grande Saggio, un europeo gesuita scomparso egli pure due secoli prima e naturalizzato buddhista. Il loro riconoscersi affini e la felicità dell’incontro tra anime sono il tema forte della storia. Il giovane occidentale a Shangri La trova il suo paradiso, fatto di bellezza, ammirazione della montagna a cono e della luna che prende colorazioni azzurre. Conway conduce vita da studioso nella biblioteca immensa, gode la musica, sorseggia l’elisir di lunga vita, un tè speciale di cui non conosce la mistura, assorbe la filosofia della via aurea del giusto mezzo, equidistanza estatica da piacere e dolore.
La comunità preserva se stessa dal mondo folle dominato dell’aggressività, ma continua a esistere anche per il futuro dell’umanità. Afferma il Lama:
"Staremo qui con i nostri libri, con la nostra musica, con le nostre meditazioni a custodire le fragili eleganze di un’età moribonda, cercando quella saggezza di cui gli uomini avranno tanto bisogno quando le loro passioni si saranno consumate.”
Il saggio ultracentenario riconosce in Conway il suo degno successore, rivela di averlo atteso da sempre. Morirà poco dopo. E tutto andrà diversamente.
Un altro giovane scampato al disastro aereo, Mallinson, salvato e accolto nel monastero si innamora, ricambiato, di Lo-Tsen, una donna manciù che sembra una diciassettenne. È molto anziana invece, sono l’elisir e le pratiche ascetiche ad averla preservata dal decadimento.
Gli innamorati decidono di fuggire ma hanno bisogno di Conway come guida. Quest’ultimo sarebbe voluto restare per sempre a Shangri La, ma d’improvviso
"sentì che l’avvenire del mondo intero messo su una bilancia contro la gioventù e l’amore avrebbe pesato meno dell’aria.”
Accetta la fuga per aiutare i due, come se fossero parte di sé. Dice di provare per loro l’affetto più grande. L’amore dunque è una saggezza arcana che supera la saggezza. L’inglese parte non senza provare un infinito rimpianto.
“…il resto era vuoto, un vuoto difficile da sopportare. Viandante fra due mondi, d’ora in poi avrebbe dovuto camminare, camminare sempre; ma per il momento, nel suo profondo annullamento interiore non sentiva se non l’affetto per Mallinson e il dovere di aiutarlo: il suo destino era, come quello di innumerevoli altri uomini, fuggire dalla saggezza e diventare un eroe.”
La tragedia si consuma. Mallinson non arriverà mai in Cina, non si conosce la sua sorte, le asperità del viaggio possono averlo stroncato. La piccola manciù ridiventa anziana e muore di febbre in una missione. Il giovane idealista che per un momento aveva toccato con mano l’utopia scompare ricercato dagli amici, invano. Ritroverà il suo orizzonte perduto, la valle della luna blu? Non sappiamo. È la speranza che coltiviamo tutti, avere un luogo di pace e bellezza da raggiungere, interiore prima che geografico. Ma Robert sa bene…
“Gli pareva che… tutte le cose più belle fossero passeggere e periture; che i suoi due mondi non avrebbero mai potuto conciliarsi, e uno di essi sarebbe sempre rimasto sospeso a un filo.”
Anche questa è saggezza e forse la più grande, l’accettazione dell’impermanenza, non scevra dal dolore. Il dolore non scomparirà mai, ma si impara a conviverci serenamente. Una contraddizione in termini, un equilibrio continuamente perduto e ritrovato.
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