Orologio senza lancette di Carson McCullers

Non c’è libro di Carson McCullers che, a mio parere, non valga la pena di essere letto. La sua (purtroppo per noi, non enorme) produzione letteraria merita l’attenzione che deve essere riservata a una grande scrittrice che riesce a coniugare la sensibilità che le è propria con la forza degli argomenti trattati.
E’ davvero piacevole aprire un suo romanzo e immergersi nella lettura, entrare piano piano nella vita e nella quotidianità dei suoi personaggi che si confrontano con i piccoli e grandi drammi dell’animo umano, con le ansie, le aspirazioni e soprattutto con il proprio senso di solitudine. Proprio questo sentimento, presente in tutte le opere, è un perno centrale dell’opera dell’autrice. E questo suo ultimo romanzo non poteva certo fare eccezione. Ma in "Orologio senza lancette" c’è qualcosa in più.
Il libro infatti affronta in modo altrettanto forte due diversi aspetti, quello intimo e quello sociale.

Intimo, come le agitazioni interiori che coinvolgono i vari protagonisti. Agitazioni causate dal senso di appartenenza, dalla ricerca di trovare un posto nel mondo, dalla solitudine e dalla morte incombente (questo nuovo tema forse dovuto anche alla tragica fine del marito qualche anno prima).

Sociale, perché affronta un tema importante e presente in quel tempo, quale quello dell’integrazione razziale che nonostante la legge, trovava diverse resistenze nel sud degli Stati Uniti, dove lo schiavismo era diffuso e la stessa economia si basava su di esso.
Un conflitto che coinvolge in qualche modo tutti, direttamente o indirettamente, che entra nelle famiglie e le infiamma, che crea rotture dolorose che spesso si risolvono in tragiche conclusioni.

L’autrice riesce magistralmente a descrivere questo intreccio, questo connubio intimo-sociale, questa tensione che può portare alla perdita di qualcosa di importante, lasciando che la nostra vita ci sfugga per ritrovarci adulti senza aver realmente vissuto, per ritrovarci vecchi con tante cose da dover fare e non averne più il tempo.

Il maggior pericolo, quello di perdere sé stessi, può anche passare sotto silenzio come se non fosse nulla; mentre di ogni altra perdita, quella di un braccio, una gamba, cinque dollari, la moglie, ci si accorgerà sicuramente.

Da leggere.