

Ovunque andrò
- Autore: Piera Carlomagno
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Solferino Libri
- Anno di pubblicazione: 2024
Piera Carlomagno ci ha abituati a una narrativa noir raffinata, capace di coniugare atmosfere avvolgenti e tensione narrativa. Ovunque andrò (edito da Solferino nel giugno 2024) non fa eccezione: il romanzo si muove tra ombre e segreti, con una trama che si sviluppa in un misto di mistero e introspezione psicologica. Tuttavia, il suo ritmo serrato e la scrittura elegante, pur tenendo avvinto il lettore, non riescono a convincere del tutto.
La trama si sviluppa attraverso una struttura che alterna presente e passato, creando un intreccio complesso in cui ogni tassello si rivela gradualmente. La Carlomagno gioca con il tempo e con la memoria dei suoi personaggi, spingendo il lettore a ricomporre il puzzle di eventi e segreti. Se questo meccanismo risulta efficace nel creare suspense, a tratti sembra anche appesantire la narrazione, richiedendo al lettore uno sforzo costante per mantenere il filo logico della storia.
Allora mi mancavano le persone, ora ho imparato a detestarle
I personaggi sono senza dubbio uno dei punti di forza del romanzo: intensi, tormentati e avvolti in un’aura di mistero che li rende affascinanti. Ma purtroppo non tutti godono di uno sviluppo soddisfacente: molti dei personaggi che popolano queste pagine sono una massa quasi del tutto informe, poco inclini e capaci di muoversi in un palcoscenico senza essere "imboccati" dalle esigenze di trama. I protagonisti emergono con grande forza grazie a una caratterizzazione psicologica sfaccettata, e per certi aspetti è anche curioso e affascinante seguire i contorni della loro esistenza, tutta svolta tra il Sud Italia e la Cina.
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Lo stile dell’autrice è senza dubbio evocativo e raffinato. La sua scrittura è capace di dipingere immagini vivide e di trasmettere un senso costante di inquietudine nel lettore. Tuttavia, a volte questa ricerca stilistica sfocia in un’eccessiva ricercatezza, rallentando il ritmo della narrazione e creando una distanza tra chi sta leggendo e testo. La tensione emotiva, che in un noir dovrebbe essere il motore trainante, in certi punti si affievolisce sotto il peso di descrizioni che, seppur suggestive, risultano dispersive.
In alcuni punti della storia, fin dai primissimi capitoli, si ha come la percezione che l’autrice stia esagerando con la narrazione ricercata, usando parole argute per giochi stilistici più che per costruire accuratamente la propria storia. Un esercizio di scrittura che non serve davvero ma interrompe il racconto talvolta nella parte più ricca di suspense e atmosfera.
In un noir il finale è sempre la parte più discussa. Se da un lato la conclusione di Ovunque andrò è coerente con l’atmosfera generale della storia, dall’altro lascia un senso di incompletezza che non soddisfa pienamente. Alcuni fili narrativi sembrano sciogliersi troppo rapidamente, mentre altri restano sospesi, quasi a voler mantenere un alone di ambiguità. Si è giunti al punto finale in modo troppo veloce, il che è fastidioso e apre ancora più quesiti di quanti non riesca a concludere.
Il desiderio, ogni tipo di desiderio, va realizzato, perché in nessun caso la rinuncia è un bene.
Ovunque andrò è un romanzo che conferma la maestria di Piera Carlomagno nel costruire atmosfere e nel tratteggiare personaggi enigmatici. Rimane però da considerare che alcune scelte narrative e stilistiche rendono la lettura di questa sua opera a tratti meno fluida, rischiando di far perdere mordente alla tensione che un buon noir dovrebbe mantenere fino all’ultima pagina. Pur essendo un’opera di indubbio valore, il romanzo lascia la sensazione di un potenziale non del tutto espresso, capace di affascinare ma non di travolgere.

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