Pastoralia
- Autore: George Saunders
- Genere: Raccolte di racconti
George Saunders, americano, classe 1958. Un eclettico scrittore il cui nome è da tenere a mente perché di sorprese in futuro ne regalerà parecchie.
La sua formazione è fuori dagli schemi proprio come le sue opere, assolutamente spiazzanti: Saunders è infatti un ingegnere geofisico che tuttavia ad un certo punto della sua vita decide di cambiare completamente rotta, iscrivendosi ad un master in scrittura creativa. Saunders inizia così a scrivere racconti e, a dire il vero, da allora scriverà solo ed esclusivamente quelli: mai un romanzo, mai un saggio. Solo racconti. Questo è uno dei suoi marchi inconfondibili.
L’ultima sua raccolta (“Dieci dicembre” edito da Minimux Fax, 2013) ha riscosso un notevole successo sia dalla critica che dal pubblico.
“Pastoralia” è la sua seconda opera (Einaudi, 2001) e ultimamente è stata ampiamente rivalutata da parte dei lettori italiani tanto da essere quasi introvabile. A più di dieci anni di distanza dalla pubblicazione, “Pastoralia”, infatti, non è più considerata come un’opera di formazione, bensì la conferma che già dagli albori Saunders ha gridato al mondo la sua presenza.
Nei sei racconti proposti, Saunders delinea un denominatore comune: una società talmente allo sbando da sembrare artefatta, legami familiari assurdi ma allo stesso tempo verosimili, personaggi goffi e sboccati ma tuttavia autentici. Una satira dissacrante alla contemporaneità, quindi.
Prendiamo ad esempio il primo racconto, “Pastoralia”, che dà il nome all’intera raccolta: in esso si raccontano le vicende di due fittizi cavernicoli che lavorano, opportunamente travestiti da uomini preistorici, in un parco di divertimenti dedicato alla storia dell’umanità. I due “dipendenti” sono costretti a grugnire e a scuoiare una capra (viva!) ogni giorno, per il divertimento del pubblico pagante. Uno scenario assurdo, certo, ma non così tanto lontano dall’essere possibile.
“Una volta, quando i visitatori ancora si affacciavano, capitò un tizio.
- Caspita, - disse. – Certo che state come le sardine qua dentro. Ti fa apprezzare come vivi adesso. Ce l’avete l’avviso di chiamata? Lo sapete preparare un bel sughetto ai funghi? Ah, ah! Mi fate proprio pena. Però vi ringrazio, bene o male siete i miei antenati. Non è questo lo spirito, quello che volete farmi capire? Mica eravate ignoranti apposta. Ce la mettevate tutta, no? Come me.”
Il secondo racconto “Winki” narra invece la storia di un uomo che partecipa ad un congresso tenuto da un “santone new-age” sull’autostima e sul “self-power”, con lo scopo di riuscire a dire alla sorella Winki (“aria da pazza, fissata per la religione”) che è giunta l’ora di abitare ognuno per conto proprio.
Terzo ed ultimo esempio: il racconto “Quercia del Mar”. Uno spaccato di un nucleo famigliare moderno: un fratello ventenne che lavora come spogliarellista in un locale chiamato “Joystick” (già il nome è tutto un programma) e che convive con sua sorella Min, sua cugina Jade (due ragazze madri), i due nipotini e la vulcanica zia Bernie che comanda tutti a bacchetta.
“Madonna che stress, questo lavoro. Appena vai giù nella Classifica dei Carini sei spacciato. Le Clienti ti classificano come Superfico, Dolciotto, Sciapo, Schiappa. Mica mi sto lamentando. Almeno io lavoro. Almeno non sono una Schiappa come Lloyd. Sono un Dolciotto/Sciapo che se ne torna a casa con quaranta bigliettoni in tasca.”
Come detto, tutti i personaggi di Saunders sono al confine della realtà. Lo scrittore texano ci propone situazioni fasulle intrise di quell’assurda realtà che, a tendere, potrebbe persino concretizzarsi. I racconti scorrono velocemente sotto gli occhi del lettore che rimane basito, divertito e scalfito dalla scrittura atipica di Saunders.
Ed ecco qual è l’altra particolarità di questo scrittore: quella di creare stravaganti e spietati microcosmi senza volerne a tutti i costi trarre una morale.
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