PenSieri. Sieri di penna in fiale numerate
- Autore: Baldassare Carollo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2015
Con il libro “PenSieri. Sieri di penna in fiale numerate” (Mazzotta, 2015), Baldassare Carollo, intellettuale siciliano di Alcamo (ridente cittadina in provincia di Trapani), compie un viaggio dentro di sé, utilizzando gli ingredienti del microcosmo paesano. La sua colta scrittura (di Pessoa accenna al "Livro do desassosego", nonché al film "Easy Rider" di Dennis Hopper), intrisa di monologhi, è metafisica nel senso che ruota attorno ai grandi problemi esistenziali del nascere e del morire. Specificamente è fondata sull’uso del presente (Kundera l’avrebbe apprezzato), appunto perché mostra un continuo fluire di vissuti e di stati di coscienza estranei ad altre dimensioni temporali. Lo scrittore rivela altresì una particolare attitudine al bozzetto nel racconto breve o lungo, alle miniature finemente cesellate con dovizia di particolari, nonché al pensare breve la cui tramatura è caratterizzata al modo di Nietzsche, cioè come “verità dette in poche parole”. Nell’ambito del “già vissuto” (“il déja vu” collegato con i cicli di morte e rinascite), gli è caro il motivo del labirinto, identificato simbolicamente con la piazza del paese: non è possibile uscirne e mancano certezze perfino sull’esistenza delle cose, tant’è che nel corso del narrato il lettore ritrova l’inquieta domanda: “Accadde veramente?”. “Evanescenza”, quindi, la parola chiave per inquadrare i significati del libro: come non ripensare alla lirica surrealista spagnola di Ramon Jiménez (“… penumbra / en que tu pálida insignificancia / se se desvanece …”)? Qualora se ne possa parlare, quale il senso dell’“eternità”? Evidente lo smarrimento dell’io che comincia a perdere la consapevolezza di se stesso in una sorta di allucinazione onirica. Siamo nel motivo del fantastico, amato da buona parte della più recente narrativa siciliana; la linfa proviene, comunque, al nostro scrittore dalla puntuale lettura delle opere del veneto Dino Buzzati, il quale, è noto, la Sicilia era “terra eletta” del mistero, dell’attesa e del viaggio, della morte e del sogno. rappresentazione E’ il potere immaginativo che sembra attraversare le pagine di questo singolare; in proposito viene in mente il pensiero di Hugo von Hofmannsthai:
“Non già conoscere molte cose, ma mettere molte cose in contatto, questo è uno dei primi gradini dello spirito creativo”.
In tale direzione sembra muoversi Carollo che, nell’alveo dell’antica saggezza orientale, ambisce a riunire ciò che è sparso per identificarsi con ogni elemento di cui il mondo fenomenico è composto. Il sentimento della contemporaneità, avvertito come liberazione dal ciclo delle esistenze, è decisamente operante; anche all’incontro d’amore egli si accosta con toni morbidi e delicati che raggiungono esiti squisitamente poetici all’interno di una singolare contaminazione della fisica quantistica (anche a distanza, come nell’"entaglement"), nota al Taoismo. Gli argomenti e le riflessioni che si sviluppano a grappolo a partire dalla scena madre destano curiosità e contagiano il lettore per l’affascinante invenzione narrativa, che ha gli assi nevralgici nell’illuminazione, nel risveglio, nel nulla e nel vuoto. E’ nel V capitolo, il conclusivo, che il mare, metafora dell’esistenza cosmica, racchiude enigmi e contraddizioni che fanno avvertire la solitudine nello scenario dell’assurdo che fa pensare a Sartre e a Camus. In sostanza, l’approdo è il disincanto di noi personaggi felliniani o macchiette di provincia pirandellianamente in cerca d’autore. Dell’originaria formazione cristiana allo scrittore resta un residuo di preghiera come aspirazione pressoché mistica del ricongiungimento con la Totalità. Una domanda sembra però rimettere in discussione il percorso avviato: “Che sparire nel flusso sia l’illuminazione?”. Ogni soluzione, oltre ad essere provvisoria, ha i suoi rischi.
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