Per seguire la mia stella
- Autore: Laura Bosio Bruno Nacci
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2017
“Per seguire la mia stella” (Guanda, 2017) è il romanzo di Laura Bosio e Bruno Nacci incentrato sulla figura della poetessa Chiara Matraini (Lucca, 4 giugno 1515 - 8 novembre 1604).
Il Rinascimento pubblico con le sue lotte di potere e il Rinascimento privato di una donna controcorrente sono al centro di questa biografia romanzata, che restituisce al lettore la storia a lungo dimenticata di Madonna Chiara Matraini.
La “nobile poetessa lucchese” nata da Benedetto Matraini e da Agata Serantoni, ebbe il coraggio di seguire la propria vocazione letteraria. Chissà se Chiara assomigliava veramente alla giovane raffigurata nel dipinto Ritratto di fanciulla di Domenico Ghirlandaio (1449 - 1494) conservato presso il Museu Calouste Gulbenkian di Lisbona presente nella copertina del volume. Quel che è certo è che Chiara Matraini pubblicò a suo nome “Rime e prose” (Lucca, V. Busdraghi, 1555), gesto allora considerato straordinario. Tutto questo solo
“Se per seguir la stella mia...”
come scritto nell’esergo del coinvolgente romanzo. Gli autori, in una Lucca che si fa adornare di stoffe tinte di rosso d’oltremare,
“che sono tanto belle e ricche che in tutto il mondo non ve ne sono di uguali”
fanno rivivere una donna indomita e fiera che assomiglia alla città che le ha dato i natali. Lucca,
“città dalle cento torri e dalle cento chiese, posta di traverso come una gamba all’ingresso dell’aspra Garfagnana, superba della sua indipendenza”
cinta dalle sue celebri mura cinquecentesche. Famiglia ambiziosa, quella dei Matraini, piccoli tessitori arrivati a Lucca verso la metà del Quattrocento dal vicino borgo di Matraia,
“così accorti e attivi da accumulare una ricchezza che faceva invidia a molti”.
Gli ambiziosi Matraini, di fianco alla chiesa di Santa Maria Forisportam, si erano fatti costruire un palazzo a tre piani, solido e compatto, sul quale uno scalpellino aveva inciso lo stemma che si erano dati. Incuteva rispetto l’aquila con le ali sollevate e unite sopra il capo che svettava anche sulla tenuta di campagna, dove i Matraini possedevano terre in gran quantità e sul tetto della sontuosa carrozza, uno dei vanti di famiglia. Forse i Matraini, che svolsero un importante ruolo nelle lotte politiche, che scossero nella prima metà del Cinquecento l’oligarchica Repubblica di Lucca, erano degli artigiani arricchiti come venivano considerati dagli sdegnosi patrizi. Però da tempo ormai i nobili e ricchi borghesi della Penisola e d’Oltralpe amavano avvolgersi in abiti belli come opere d’arte, fatti con tessuti come quelli dei Matraini, che avevano conquistato mercati più esigenti come quelli di Roma, Genova, Lione, Venezia e Firenze.
“Chiara è il nostro gioiello e ci darà lustro”
amava ripetere Luiso, suo fratello, il quale intuito l’intelligenza della sorella, l’aveva messa nelle mani di un precettore, perché crescesse colta e indipendente come le figlie e i figli dei nobili lucchesi. Ma la sorte avversa stava per sparigliare le carte in tavola.
“Sarebbe mai riuscita a tramutare la tragedia della sua famiglia, la morte indegna di Luiso, e quel male profondo che si era impadronito di lei, in una rinascita? Ad allontanare da sé il destino, che sembrava divertirsi a farli soffrire?”.
Per seguire la mia stella
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