Perché l’Ucraina
- Autore: Noam Chomsky
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
In Perché l’Ucraina?, libro pubblicato da Ponte alle Grazie nel 2022 in anteprima mondiale, il grande filosofo e scienziato Noam Chomsky delinea le cause dell’invasione russa attraverso una serie di interviste raccolte a partire dal 2018. Il saggio si pone quindi come un tentativo di indagare le ragioni profonde che sono alla base della crisi in Ucraina.
L’Europa un tempo era separata in paesi indipendenti, il processo di costruzione dell’Unione Europa è avvenuto dopo la seconda guerra mondiale Dopo solo 70 anni il raffronto con gli Stati Uniti e la sua guerra civile che non ha ancora visto risolti i suoi problemi dopo ben 250 anni di storia è però illusorio.
Lo storico italiano Luciano Canfora ha affermato che non fu il processo di unificazione a porre fine ai conflitti europei, bensì il patto atlantico da cui lo storico dice l’Europa dovrebbe affrancarsi
È solo dopo l’invenzione della bomba atomica che non ci sarebbero stati conflitti, il cui uso avrebbe distrutto il pianeta, replica Noam Chomsky. Tutti i tentativi che avrebbero visto l’Europa diventare una terza forza più indipendente dagli Stati Uniti furono ostacolati finché un accordo tra George Bush padre e Gorbaciov acconsentirono alla riunificazione della Germania e alla sua adesione alla NATO purché non ci fosse alcun spostamento verso est.
Un accordo solo formale che non impedì alla NATO di spingersi fino al confine russo e alla proposta di fare entrare l’Ucraina e la Georgia nella NATO. Questa è una minaccia inconcepibile per la Russia.
La Nato di cui si era richiesto l’annullamento dopo 1991 era diventata una forza di intervento a guida statunitense. Per giustificare tutto questo è stata adottata la dottrina del cosiddetto “dovere di proteggere” - RtoP (Responsibility to Protect)
Oggi l’invasione russa dell’Ucraina ha lasciato tutti di sorpresa. Perché proprio in questo momento?
Prima di rispondere, Noam Chomsky tiene a precisare che l’invasione russa dell’Ucraina è un grave “crimine di guerra” al pari dell’invasione statunitense dell’Iraq e di quella di Hitler-Stalin della Polonia nel settembre del 1939, non ci sono giustificazioni o attenuanti.
Tenendo da parte analisi sulla psiche di Putin, che sia paranoico o pazzo, rimane certo che il motivo sia stato determinato dal fatto che dopo la Guerra fredda Putin richiedesse che la Nato non ammettesse al suo interno altri membri, in particolare l’Ucraina o la Georgia.
Uno dei danni della guerra portata da Putin in Europa è l’impossibilità di interrogarsi sull’origine del conflitto senza essere sospettati di intelligenza col nemico.
Un rischio che Noam Chomsky corre volentieri da una vita, ma questa volta non da solo: dall’ex ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca Jack Matlock all’ex capo della Cia Williams Burns, l’ex segretario della difesa William Perry sono molti gli osservatori citati da Chomsky concordi nel giudicare una sciocchezza pericolosa il tentativo di fare uscire l’Ucraina dalla sfera di influenza russa.
Non erano questi i patti sottoscritti da Gorbaciov nei giorni della pacifica dissoluzione dell’Unione Sovietica.
Oggi sembrerebbe ozioso indagare il motivo e le cause che hanno scatenato il conflitto e se si sarebbe potuto evitare. Le scelte che rimangono in piedi dopo l’invasione non sono esaltanti. La meno peggio è sostenere gli spiragli diplomatici che ancora esistono: un’Ucraina neutrale sulla falsariga dell’Austria, all’interno di una qualche forma di federalismo sul modello del protocollo Minsk II, oggi difficile da raggiungere.
Le scelte si sono assottigliate al punto di dover premiare, invece che punire Putin per questo atto di aggressione. Diversamente vi sarà la forte possibilità di una guerra finale: costringere l’orso in un angolo.
Nel frattempo dobbiamo fare tutto il possibile per dare sostegno a coloro che difendono valorosamente la loro patria dai crudeli aggressori. Invece di perseguire la strada della diplomazia Putin ha messo mano alla pistola: il risultato è devastante per l’Ucraina ma nello stesso tempo un regalo molto gradito a Washington perché Putin è riuscito a consolidare il sistema atlantista ancora più di prima.
A questo punto gli Ucraini non sembrano intenzionati ad arrendersi e Putin appare determinato a protrarre l’invasione.
Dobbiamo trovare un modo per porre fine a questa guerra prima che la devastazione totale dell’Ucraina porti a una catastrofe inimmaginabile anche al di fuori dei suoi confini.
L’unico modo che rimane è un accordo negoziato piaccia o no, che implichi una via di fuga per Putin, non la vittoria ma una via di fuga. Questo al netto dello spettacolo comico offerto dalla difesa della sovranità nazionale da parte di Washington che viola sfacciatamente quella dottrina.
Chomsky non si fa illusioni sulla Russia di Putin che definisce uno stato “cleptocratico” ma si chiede quanto sia saggio trasformarlo in un satellite della Cina.
Le guerre, conclude il filosofo, possono terminare con la distruzione di una delle due parti in causa o con una soluzione diplomatica.
Quando si minaccia il ricorso alle armi nucleari la seconda soluzione è l’unica concepibile.
Perché l'Ucraina
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