Minuti contati. Crisi climatica e Green New Deal globale
- Autore: Noam Chomsky
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Ponte alle Grazie
- Anno di pubblicazione: 2020
Il libro Minuti contati. Crisi climatica e Green New Deal globale (Ponte alle Grazie, 2020, trad. A. Grechi e V. Nicolì) vede Noam Chomsky e Robert Pollin argomentare sul cambiamento climatico e sui possibili interventi capaci di arrestare un processo che rischia di diventare irreversibile.
In quattro capitoli scanditi secondo uno schema che richiama l’intervista i due grandi intellettuali riconoscono che oggi il mondo si trova davanti a problemi spaventosi che mettono a rischio la sopravvivenza della società umana.
Il volume offre al lettore un ricco ventaglio di argomentazioni che lo istruiscono su una questione di grande attualità e lo aiutano a farsi un’opinione documentata su quello che è oggi la questione fondamentale per la sopravvivenza del pianeta. A chi scrive il compito di esporne i punti essenziali.
Cap. 1: La natura del cambiamento climatico
Diversi sono stati i tragici eventi che hanno colpito l’umanità, da guerre orribili a massacri e abusi di diritti fondamentali, ma mai come adesso la minaccia della distruzione si è fatta così concreta tanto da far regolare le lancette dell’orologio dell’apocalisse a due minuti dalla mezzanotte.
A questo si aggiunge che il mondo continua a destinare quasi 1,8 bilioni di dollari ogni anno per le spese militari, risorse che devono invece essere dirottate verso la protezione della vita sulla Terra, nonostante i climatologi continuino a lanciare avvertimenti franchi ed espliciti dichiarando che addirittura sia giunto il momento di farsi prendere dal panico.
Siamo in una situazione di rischio e gravità estrema, il residuo di intervento per evitare di raggiungere il tipping point (punto di non ritorno) è di circa trent’anni e quindi potrebbe ancora essere sotto il nostro controllo, ma non c’è tempo da perdere. I ghiacciai si stanno sciogliendo velocemente. Chi è vivo oggi deciderà il destino dell’umanità nonché il destino delle altre specie che stiamo distruggendo.
Eppure abbiamo un piccolo gruppo di negazionisti del clima le cui posizioni sono accreditate e amplificate dai grandi media tradizionali anche se siamo consapevoli di un certo grado di incertezza su queste questioni.
Il neoliberismo – si afferma – è il motore che alimenta la crisi climatica, questo avviene, perché i governi permettono alle grandi aziende (es. Exxson – Shell) di perseguire liberamente le opportunità di profitto nella massima misura possibile. Se a questo aggiungiamo la deforestazione, la bovinicoltura, l’agricoltura industriale e lo spreco di terra e cibo, l’inquinamento atmosferico che ne consegue, in termini di impatto sulla salute a livello globale, è un grave fattore di rischio per la salute in tutto il mondo e quarto fattore di mortalità.
Nel complesso, quindi, si può affermare che l’inquinamento atmosferico e il cambiamento climatico sono profondamente interconnessi. Stabilizzare il clima attraverso un Green New Deal globale può contribuire a risolvere la maggior parte dei problemi di inquinamento atmosferico e i gravi problemi di salute che ne conseguono.
Cap. 2: Capitalismo e crisi climatica
Nel secondo capitolo i due intellettuali partendo dall’accordo del 2015 di Parigi argomentano sulla mancanza di incisività dello stesso in quanto non vincolante; il Partito repubblicano che controllava il Congresso ha fatto sì che se ne minassero le intenzioni ribaltando la politica dell’odiato Obama. L’asservimento dei repubblicani ai grandi patrimoni privati e al potere aziendale accentuatosi negli anni del neoliberismo ha avuto come conseguenza la tendenza a degradare l’ambiente da cui dipende la vita.
Gli elementi fondanti del capitalismo – dice Chomsky –, sia ideologici che istituzionali, conducono direttamente alla distruzione delle basi della vita sociale, se privi di vincoli. In sintesi, la logica capitalista, se priva di vincoli, è una ricetta per la distruzione; c’è chi sostiene che non è tanto il capitalismo a dover essere colpevole per l’attuale crisi climatica, quanto piuttosto l’industrializzazione stessa.
Il capitalismo globale è emerso a partire da un sistema energetico basato sui combustibili fossili. È ingenuo pensare che i capitalisti di loro iniziativa ci tireranno fuori dalla crisi climatica. Non è realistico immaginare che l’attuale sistema economico, guidato dalla logica del profitto, possa salvare l’umanità e il pianeta intero dagli effetti potenzialmente catastrofici che ci attendono se non riusciamo ad arginare la minaccia del riscaldamento globale causato dal consumo di combustibili fossili.
Cap. 3: Un Green New Deal globale
Gli economisti e gli ambientalisti progressisti invocano da anni l’introduzione di risorse energetiche a emissione zero per arginare gli effetti dei cambiamenti climatici. L’adozione di fonti pulite e rinnovabili è spesso il fulcro del “Green New Deal” come lo chiamano i suoi promotori, ispirato al New Deal di F.D. Roosevelt.
In effetti è del tutto realistico fare in modo che le emissioni globali di CO2 siano pari a zero nel 2050.
Intanto il consumo di petrolio, carbone e gas naturale dovrà diminuire fino ad arrivare allo zero in questo trentennio, mentre l’imboschimento può apportare un prezioso contributo nell’ambito di un più ampio pacchetto di misure per la riduzione delle emissioni, come per esempio non dovremmo più tollerare l’allevamento industriale per via del suo grave impatto sul riscaldamento globale.
Più in generale non possiamo più accettare l’intero sistema socioeconomico basato sulla produzione orientata al profitto, con il suo imperativo intrinseco della crescita a tutti i costi. In un’economia a emissione zero viene presa in considerazione l’energia nucleare che ha l’importante vantaggio di non generare emissioni di CO2 o inquinamento atmosferico.
Tuttavia gravi sono i problemi a esso correlati come: le scorie radioattive, lo stoccaggio del combustibile nucleare esausto, la sicurezza politica (può essere utilizzato per produrre armi letali), i disastri nei reattori nucleari. Infine diverse sono le proposte su possibili finanziamenti per sostenere gli investimenti pubblici nell’energia pulita: Cabon tax con rimborsi; Trasferimento dei fondi dai bilanci militari; Finanziamento di green bond da parte della Federal Reserve e della Banca centrale europea; Eliminare i sussidi al fossile e destinare il 25% dei fondi agli investimenti nell’energia pulita.
Cap. 4 La mobilitazione politica per salvare il pianeta
I passi da intraprendere per salvare dalla catastrofe la vita sulla terra potrebbero comportare mutamenti importanti nella natura della società umana e della coscienza popolare “giungeremo davvero sull’orlo del disastro ecologico se le scelte politiche e la prassi seguiranno la rotta attuale”.
In questo momento è onnipresente la preoccupazione per l’emergenza sanitaria ma è indubbio che le emissioni sono effettivamente calate drasticamente a causa della pandemia e della recessione. Il vero risvolto positivo della pandemia e della recessione è che gli attivisti progressisti di molte aree del mondo si sono battuti per includere gli investimenti per il Green New Deal nelle misure di stimolo economico dei rispettivi paesi.
“Sono convinto – conclude Chomsky - che il Green New Deal costituisca l’unico percorso verso la stabilizzazione climatica che sia anche in grado di espandere le opportunità di un lavoro dignitoso e di migliorare il tenore di vita in tutte le regioni del mondo”.
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