Poesia 8
- Autore: Non disponibile
- Categoria: Poesia
- Casa editrice: Feltrinelli
Il numero 8 (luglio-agosto 2021) della Rivista internazionale di cultura poetica Poesia, diretta da Nicola Crocetti, presenta come sempre un variegato e stimolante ventaglio di interventi su differenti produzioni in versi, declinate sincronicamente e diacronicamente a livello internazionale.
Così troviamo articoli riguardanti la poesia italiana che spaziano dal primo Novecento di Giovanni Camerana e Dino Campana (firmati rispettivamente da Roberto Rossi Precerutti e da Silvio Ramat), artisti segnati da un uguale destino di sofferenza psichica e morale che li condusse l’uno al suicidio, l’altro alla reclusione manicomiale. Leggiamo poi un penetrante studio critico di Lorenzo Chiuchiù sull’ultimo volume di Milo De Angelis, Linea intera linea spezzata, e la rubrica curata dallo stesso De Angelis sui poeti di trent’anni, che in questo caso si occupa di Damiano Scaramella (Palestrina, 1990). Infine, una interessante sezione conclusiva dedicata ad Alessandro Moscè (Ancona 1969) e alla sua silloge Aspettiamo la mezzanotte.
Per ciò che riguarda la poesia classica, il germanista Gio Battista Bucciol introduce e commenta l’ode Alla Gioia di Friedrich Schiller, composta nel 1785, che Beethoven rese immortale nell’ultimo movimento della Nona Sinfonia.
In questo numero estivo della rivista (in realtà si tratta di un vero e proprio libro, a partire dalla nuova serie pubblicata in coedizione Crocetti-Feltrinelli, distribuito in edicola, nelle librerie e per abbonamento), ampio spazio è riservato agli stranieri. Gabriele Morelli ci racconta la nascita e il rilievo culturale della rivista di Neruda Caballo verde, fondata nel 1935, con il suo provocatorio “manifesto della poesia impura”; Angela Urbano, che da tempo si occupa di poesia orientale, presenta il Canzoniere di Li Yu, sovrano cinese nato nel 937; Antoniska Pozzi compie un breve excursus biografico e letterario su Leonel Rugama, guerrigliero nicaraguense ucciso ventunenne nel 1970 dalle truppe della guardia somozista.
Ma il pezzo di apertura di Poesia, intitolato L’urlo del mare e il buio, è riservato alla leggendaria figura di Malcolm Lowry (1909-1957), autore di un capolavoro della letteratura novecentesca, Sotto il vulcano. I Selected Poems of M.L., ripubblicati quest’anno proprio da Crocetti nella versione di Francesco Vizioli rivista da Massimo Bacigalupo, furono editi da Lawrence Ferlinghetti nel 1962 con la prefazione di Earle Birney qui riproposta, insieme a una scelta delle composizioni più note dello scrittore britannico. Nel ritratto che ne fa l’amico Birney, Lowry aveva un atteggiamento
“in bilico su una corda di comicità immaginosa tra la grandezza e l’autocommiserazione, tra l’esultanza per la propria potenza e l’agonia del disprezzo di sé… tutta la sua vita è stato un lento affondare nei grandi mari dell’alcol e del senso di colpa”.
Ne sono testimonianza questi suoi versi, bellissimi e disperati:
Non c’è alcuna poesia mentre ci vivi: / le pietre son tue, i rumori la tua mente: / i tram stridenti e ansanti, le strade che ti legano / al bar sognato dove ti disperavi, sono tram e strade: la poesia è altrove”, “Dio, dà da bere al bevitore che si sveglia all’alba / farfugliando in petto a Belzebù, già stracco…”, “Speri solo nel prossimo bicchiere. / Se vuoi, va’ a fare due passi. / Non c’è tempo per fermarsi a pensare, / speri solo nel prossimo bicchiere”, “Non sei tu il primo uomo che sia colto a mentire / né a cui si dica: guarda, stai morendo”.
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