Psicopompo
- Autore: Amélie Nothomb
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Voland
- Anno di pubblicazione: 2024
Una leggenda è più importante di una biografia: è un’essenza verbale [...] La leggenda è una raccolta metafisica.
Queste parole racchiuse all’interno del libro Psicopompo di Amélie Nothomb (Voland, 2024, trad. di Federica Di Lella) sono quelle che forse riescono a riassumere con maggiore efficacia il carattere di quest’opera e il motivo per il quale l’autrice ha deciso di scriverla. In realtà va precisato che esse si riferiscono a un libro biografico scritto dalla stessa Amélie Nothomb per fare memoria di suo padre, ma sono senz’altro applicabili anche a Psicopompo nel quale l’autrice si racconta senza veli e con grande originalità.
Si tratta di un romanzo molto breve, ma di una chiarezza espressiva straordinaria, pur nella profondità di sguardo che lo caratterizza.
In esso anche le vicende tristi presenti nella vita dell’autrice vengono narrate con grande coraggio, attraversando il dolore e non nascondendolo ai lettori, con un’incredibile capacità di entrare in empatia con essi fin dalle prime righe, anche con quelli che, come chi scrive, si sono affacciati per la prima volta con questo titolo alla sua produzione letteraria.
Amélie Nothomb nasce a Kobe in Giappone nel 1967, figlia di Patrick Nothomb e Daniele Scheyven, due diplomatici belgi. Il padre aveva origini nobili, aveva il titolo di barone e apparteneva a una tra le più importanti famiglie aristocratiche di Bruxelles.
Amélie è la seconda di tre figli: Juliette, la maggiore, più grande di lei di lei di quattro anni e alla quale è molto legata tanto da comparire spesso nei suoi racconti autobiografici come in quest’ultimo; André è il fratello minore, che ha un anno in meno. La sua infanzia, la sua pubertà e adolescenza l’autrice le vive spostandosi da una nazione all’altra con tutta la sua famiglia, secondo i vari incarichi che vengono di volta in volta affidati a suo padre a cominciare dal Giappone dove nasce e rimane fino ai cinque anni, proseguendo poi con la Cina, Pechino; proseguendo in ordine New York, Dacca capitale del Bangladesh, la Birmania e il Laos. Ciascuna di queste fasi iniziali della sua vita è caratterizzata da aneddoti talvolta intriganti, altre volte spassosi, altre ancora drammatici, senza mai voler nascondere le proprie debolezze, ma nemmeno i propri desideri di ragazzina sensibile e sognatrice.
Il primo grande sogno da bambina di Amélie è quello di diventare una ballerina, che svanisce però abbastanza presto di fronte al poco sostegno ricevuto dalla sua insegnante, ma anche alla consapevolezza maturata di non essere molto portata per la danza. Subito dopo sboccia come per incanto la grande passione per gli uccelli e per il loro volo, già presente nell’autrice, ma destinata ad acquisire sempre più importanza in parallelo con la sua maturazione fisica e psicologica, al punto da divenire una compagna di vita fino a oggi, e che diventa il filo rosso dell’intero romanzo.
Psicopompo comincia proprio da una meravigliosa fiaba che la tata giapponese Nishio- san le racconta quando Amélie ha quattro anni e che ha come come protagonista una grande gru e un negoziante di stoffe avido e opportunista. La loro relazione, da positiva, si trasforma in seguito in negativa. Una fiaba tutta da leggere che contiene una metafora importante della vita,che segna in modo determinante la vita di Amélie. È illustrata così bene da far immergere in essa i lettori in modo intenso, facendo loro credere che sia questa la storia principale, anticipando l’inizio della narrazione in prima persona che chiarisce che si tratta di un’opera autobiografica.
Non si tratta, però, di una semplice autobiografia, Amélie Nothomb sa dare un valore all’opera sia con il suo stile di scrittura che risulta essere a tratti essenziale, scorrevole, fluido, mentre in altri più elevato, profondo, denso di significato, proprio in nome dello scopo che attribuisce al suo mestiere che chiarisce ben presto all’interno del testo.
Per fare questo si serve di due metafore: una è quella del volo degli uccelli e di tutto il percorso di apprendistato e di perfezionamento che essi compiono nel corso della loro esistenza per padroneggiare questa loro arte e che paragona al cammino da lei intrapreso per diventare scrittrice; l’altra metafora è quella dello Psicopompo, da cui deriva il titolo del romanzo, entità che compare in molte mitologie e antiche religioni e che ha l’incarico di accompagnare le persone nel loro passaggio dalla vita alla fine della loro esistenza terrena.
L’autrice si definisce infatti una psicopompa della scrittura e per dare conferma di questo incarico che in modo del tutto libero ha deciso di assumere nella propria vita, menziona il romanzo "Primo sangue"dedicato a suo padre al quale si riferisce con quella definizione di leggenda a cui accennato sopra. Proprio il carattere terapeutico della scrittura e la sua capacità di entrare in contatto spirituale con le anime dei defunti,in particolare come per suo padre di persone a lei care conosciute in vita, è uno degli aspetti centrali di questo magnifico romanzo. In esso nulla viene trascurato a cominciare dal linguaggio, proseguendo poi con la descrizione dei personaggi, per quanto essendo un’autobiografia di essi vengono realizzati soltanto dei brevi ritratti funzionali alla narrazione, nella quale il vero personaggio in scena è quasi sempre l’autrice stessa.
Infine anche le tematiche sono sempre trattate con una lucidità incredibile, ma anche caratterizzate da una profonda umanità. Bellissimo, ad esempio, è il rapporto con il padre, verso il quale per tanti anni l’autrice non era mai riuscita ad esprimere tutta la sua gratitudine, l’ammirazione e il grande amore provato, né a sua volta egli era mai riuscito a fare altrettanto con sua figlia.
Fino a quando, circa un mese prima della scomparsa di lui avvenuta nel 2020 per una malattia, entrambi riescono di persona a dirsi reciprocamente “Ti amo”, dando voce al loro sentimento più profondo e rendendo manifesto il legame affettivo che esiste in un bel rapporto tra un padre e una figlia, oltre a creare una sorta di addio anticipato tra i due molto commovente.
A suo padre Amélie Nothomb dedica appunto il suo libro dicendo di essere stata ispirata proprio da lui, del quale ha continuato per mesi a sentire la voce dopo la sua scomparsa. Era lui, sostiene l’autrice, che le chiedeva di scrivere quest’opera e le suggeriva anche cosa narrare.
Amélie Nothomb si serve quindi della scrittura per stabilire un contatto con le persone scomparse, ma soprattutto per riuscire a curare le proprie ferite, usandola come una terapia e un’occasione di rinascita.
Il paragone tra scrittura e volo degli uccelli risulta assai efficace proprio perché entrambi se non seguono determinate regole portano il soggetto che svolge tale attività, sia un uccello nel caso del volo, o un essere umano nella scrittura,a cadere nel vuoto con gravi conseguenze.
Per questo nel corso degli anni la scrittrice si è data una rigida disciplina, dedicando alla scrittura quattro ore ogni giorno. Questa rigida strategia l’ha portata, per sua scelta, a pubblicare ogni anno un nuovo romanzo che di solito per tradizione esce nel mese di agosto con il suo storico editore parigino Albin Michel, che ha pubblicato anche questo romanzo per la prima volta in Francia nel 2023 con il titolo originale di Psychopompe ,mentre in Italia è uscito nel 2024 con la traduzione di Federica Di Lella nella collana “Amazzoni” per Voland, la casa editrice romana che finora ha fatto giungere nella nostra nazione tutte la produzione di questa grande scrittrice belga di lingua francese.
In Psicopompo sono descritte anche le pagine buie della giovinezza dell’autrice, in particolare una violenza sessuale subita a soli dodici anni di età presso la famosa spiaggia di Cox’s Bazar in Bangladesh e in seguito la lunga battaglia sostenuta per combattere l’anoressia, malattia con la quale ha dovuto convivere per alcuni anni prima della guarigione. Ciò che colpisce però di questo libro è la prodigiosa capacità di Amelie Nothomb di rimanere sospesa tra la cruda e drammatica realtà che a volte la vita le ha riservato e una spiritualità autentica e densa di significato, rimanendo sempre in equilibrio e offrendo sempre verosimiglianza, pathos e capacità di emozionare i lettori in questo suo romanzo.
La sua grandezza sta nella sua capacità di interrogarsi continuamente, senza dare nulla per scontato sull’esistenza e sviluppando una sua filosofia sulla vita e sulla scrittura. Come quando sostiene in quest’opera e in diverse interviste rilasciate a proposito della morte, che essa non è la fine di tutto, ma solo un’altra dimensione dell’esistenza. Per quanto riguarda la scrittura invece, che considera una grazia sublime e invita a non lamentarsi delle difficoltà e dei sacrifici che essa comporta, ma a essere grati di potervisi dedicare, invita a considerare il percorso e i progressi realizzati proprio come gli uccelli che gioiscono per aver imparato a volare e non preoccuparsi. L’esercizio della scrittura è sempre utile se fatto con impegno e passione. A tal proposito Amelie Nothomb ha dichiarato di aver realizzato il suo sogno nella vita di “volare”, metafora meravigliosa appunto della scrittura.
Un ultimo accenno al contenuto dell’opera lo meritano gli uccelli, che insieme all’autrice occupano un ruolo di primo piano all’interno di quest’opera. Tantissime le specie nominate, alcune descritte con maggior cura con una competenza da parte dell’autrice degna di una vera ornitologa, dovuta alla passione coltivata fin da bambina per la lettura di libri e manuali specialistici sulla vita degli uccelli che le venivano regalati e corredati anche da numerose foto e disegni che le hanno permesso ben presto di distinguere tra loro le varie specie. Merita un ricordo il canarino Sirocco che l’autrice ha avuto durante gli anni trascorsi in Bangladesh e che aveva stretto amicizia con un altro esemplare della sua specie di nome Godzilla che apparteneva invece a Dahlia, la figlia dell’ambasciatore egiziano con cui Amelie si frequentava all’epoca. C’è poi l’ingoiavento orecchiuto, una specie tipica del Sud Est asiatico al quale la scrittrice dedica ampio spazio, il merlo, l’allodola, il cormorano, la rondine indiana, il passero, l’usignolo e il corvo solo per citarne una parte.
Molte sono le spiegazioni e le curiosità anche di carattere scientifico che fornisce ai lettori, sulle loro abitudini alimentari, sulle caratteristiche del loro volo e del loro canto che sono molto varie da specie a specie. Ad esempio, quella che accomuna molti volatili, riguarda il cibo: la scrittrice racconta che, pur poter intraprendere il volo per molte ore, molti uccelli hanno bisogno di mangiare moltissimo, in una quantità che talvolta supera in proporzione anche il loro peso stesso. Questo spiega l’estenuante ricerca di cibo durante il giorno da parte di molte specie, come ciascuno di noi avrà potuto facilmente notare. Informazioni che sono delle autentiche perle per gli appassionati del mondo animale e degli uccelli in particolare.
L’unico appunto che, chi scrive, sente di dover fare nelle tante osservazioni fatte in questo libro, riguarda la descrizione del canto del merlo, che viene definito non sempre perfetto e che alterna prestazioni modeste ad altre di alto livello. Non c’è dubbio che anche tra gli uccelli, a proposito del canto, che ci siano quelli più portati tra le varie specie e anche tra i singoli esemplari e quelli meno, proprio come accade per gli esseri umani, anche se per riconoscere queste differenze occorre una sensibilità e una capacità di ascolto notevole. Inoltre tra gli animali le qualità di una specie sono in genere più standardizzate, rispetto agli esseri umani, dove la capacità varia in modo molti più significativo da un individuo all’altro. I merli poi, per chi scrive, hanno un canto meraviglioso, ma si tratta di pareri personali e di gusti che ognuno è libero di esprimere.
Si tratta nell’insieme di un romanzo breve di grande spessore dove l’autrice condensa in poche pagine riflessioni di rara forza sia tematica che espressiva per le immagini evocate, come pochissimi autori contemporanei riescono a fare con tale limpidezza di stile e di sguardo.
Amélie Nothomb è un nome importante nella letteratura contemporanea a livello mondiale e questo romanzo è notevole per motivi che vanno ben al di là della sua bravura nello stile di scrittura. L’autrice riesce a raccontare la sua parabola esistenziale con grande umanità, dandole profondità di significato e una dimensione spirituale che rende la sua scrittura e la sua narrazione di una bellezza metafisica.
Psicopompo
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