RapKoka di Gianluigi Schiavon

Bentornato commissario Bertot! Nato dalla penna dello scrittore e giornalista Gianluigi Schiavon, vicedirettore presso Il Resto del Carlino, Lucien Bertot lo abbiamo conosciuto ne La fuga. Delitto in Bretagna e ora lo troviamo in questa nuova pubblicazione RapKoka (Giraldi Editore, 2019). Il commissario più irriverente di Francia non è cambiato, ha superato i sessanta ed è sempre più convinto che vivere di contrasti sia un’arte.
Il suo stile di vita affascina, amicizie pericolose e passeggiate a notte fonda per le strade di Parigi in cerca di una donna. Non sono pochi i rimandi di altri suoi colleghi che affollano la mente!

Introverso, poco disponibile al sorriso, dall’istinto investigativo, mai in cerca di aiuto. Si divide tra un doppio Macallan e le sigarette; tra le note di Tchaikovsky nel vecchio giradischi e nel suo inseparabile walkman e una notte d’amore con Claudette, la prostituta albanese dalle labbra malinconiche e le gambe lunghe come l’attesa di un amore; tra Alain Tournier, suo braccio destro e instancabile investigatore e Yassine, marocchino e francese di adozione, suo informatore e archivista della malavita, detenuto nel carcere di Marsiglia.
In questa nuova storia Bertot avrà accanto Antoine, suo figlio, rientrato a Parigi dopo lunghi anni di lontananza. Ha diciassette anni e sogna di diventare, con il nome d’arte Gunnar, un grande rapper. Insieme, in una strana ed insolita coppia di detective affronteranno una terribile catena di omicidi.

Un rapper viene trovato ucciso, colpito al petto da un’arma da taglio nel quartiere di Aubervilliers, grande comune a nord di Parigi, abitato da una immigrazione disperata tra droga e prostituzione, una polveriera sociale che Bertot conosce fin troppo bene. Anche Antoine frequenta quei luoghi di incontri di musicisti dove si sfidano in battaglie di freestyle: due rapper, l’uno di fronte all’altro improvvisano inventando rime. Altri delitti seguiranno e alcuni testimoni vedranno fuggire un uomo agile, vestito di nero con un cappuccio in testa, un ciuffo biondo che fuoriesce, che pronuncia un verso a beffare le vittime, Bye – Bye. Gli indizi condurranno il nostro commissario in compagnia di Antoine oltre la Manica, oltre Dover. A Londra, a Camden Town presso gli studi di registrazione, ad Oslo e in cima al monte Ulriken lungo la via della droga, la pista bianca, tra l’impero che fu del comunismo e la repubblica che sfuggì al nazismo, in giro in lungo e largo, in posti diversi in mezza Europa dove Bertot incontrerà personaggi di varia umanità. Lo scultore cieco Johansen che toccava per vedere, il pugile Swarovski fragile come il cristallo e Kasper Hagen, ex giudice in pensione, collezionista di romanzi noir e polizieschi, dal belga Simenon, allo scozzese Conan Doyle, all’italiano Camilleri: libri raccolti nella sua Camera Noir, il suo mondo.

Era un mondo popolato da sguardi silenziosi, inquisitori, spaventati, persi nel dolore o nell’indifferenza: imponevano la giustizia oppure invocavano pietà, nel migliore dei casi una condanna liberatoria. Erano gli sguardi dei personaggi di centinaia e centinaia di libri, protagonisti del male e del bene, ma mescolati tra loro, come nella vita, dove l’Inferno si specchia nel Paradiso e spesso ne capovolge il senso, invanendone i confini.

RapKoka narra di un’indagine che saprà affascinare, tra intrecci e percorsi a ritroso, di Lucien insieme al figlio Antoine e alla ricerca di Antoine, di una storia di rapper, di angeli e di demoni da leggere tutta d’un fiato. Il commissario Bertot non delude mai, l’unico investigatore che non riesce a stare seduto alla scrivania del suo ufficio: la sua mente non sa separarsi dal viaggio, pur non essendo un viaggiatore, dalla bellezza degli orizzonti tra cielo e mare, per il suo profondo bisogno di andare altrove. Consigliato!