Repertorio di matti della città di Roma
- Autore: Paolo Nori
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marcos y Marcos
- Anno di pubblicazione: 2015
Paolo Nori ha tenuto un seminario a Roma, alla libreria Altroquando, a cui hanno partecipato numerosi studenti che, sulla scia di altri analoghi seminari tenutisi nelle città di Bologna, Milano e Torino, hanno stilato un repertorio dei matti che vivono nella città di Roma. Come esistono guide ai ristoranti, agli alberghi, ai monumenti delle città, così, da un’idea dello scrittore Roberto Alajmo che aveva stilato un repertorio dei matti d’Italia, è nata questa insolita iniziativa che la casa editrice Marcos y Marcos ha deciso di sostenere e di pubblicare.
“Il repertorio dei matti della città di Roma” (Marcos y Marcos, 2015) è per certi versi esilarante, per altri altamente drammatico, quasi che in mezzo ad una capitale abitata da milioni di individui, i matti siano così numerosi e variegati, stanziati in ogni parte della città, provenienti da ogni condizione e da ogni classe sociale, con manie spesso innocue, talvolta indecifrabili, stravaganti, imprevedibili.
“Il matto viene prima dello scrittore, dell’astrologo, dell’alchimista; in qualche modo è la figura archetipa”
dice Giorgio Manganelli nella lunga epigrafe che Paolo Nori ha voluto anteporre alla raccolta di testi, brevi e brevissimi, raccolti dai suoi seminaristi in ogni parte di Roma, e talvolta anche a Ostia, a Fiumicino.
“A Ponte Milvio c’era certa gente che andava in giro ad attaccare lucchetti a un palo”
Questa che sembrava una follia è divenuta una mania dilagante, su molti ponti di Roma.
“Alla Sapienza c’era uno che insegnava filosofia teoretica e ogni tanto, mentre faceva lezione, gli veniva di spalancare la bocca e tirare fuori la lingua come se c’avesse una necessità impellente”
gli studenti si erano abituati e non ci facevano caso!
“Al cinema Nuovo Sacher c’era una signora di mezza età che ogni settimana, dopo la proiezione, lasciava cadere dalla borsetta un paio di mutande”
e
“Al Verano un regista aveva fatto mettere il telefono. Così poteva chiamare l’aiuto regista e dirigere il film senza smettere di vegliare la tomba del figlio”
matti cinefili, una particolarità assoluta e non così rara, evidentemente.
I matti sulle disastrate linee di trasporto urbano sono infinite
“Una volta uno ha rubato al capolinea di Piazzale Clodio un autobus con le persone dentro, ha percorso 70 metri ed è sceso”
o
“C’era uno sul 90 con un occhio di vetro che nei momenti di ressa sull’autobus si avvicinava alle signore anziane che domandavano se c’erano posti liberi più in là. A quel punto l’uomo si toglieva l’occhio di vetro, e tenendolo fra l’indice il medio e il pollice e sollevandolo al di sopra delle teste dei passeggeri rispondeva: ‘ A signo’, se vole ce butto ‘n occhio’….”
“Sul 12 notturno, di tanto in tanto, ci vedevi una donna salire in abito da sera, con un diadema poggiato elegantemente sui capelli. Si avvicinava ad uno dei passeggeri e guardando i posti vuoti chiedeva ‘ E’ libero?’. A quel punto iniziava a parlare dell’Aida di Verdi, intonandone qualche aria in maniera piuttosto intonata…”
Sembrano racconti surreali usciti dalla penna di uno scrittore satirico, ma è storia della città, con le sue solitudini, le sue irrequietezze, la sua enorme capacità di assorbire tutto da tempo immemorabile.
La degna conclusione ad una simile raccolta di quelle che sembrano favole, e che spesso cominciano proprio come quelle della nostra infanzia, potrebbe essere la seguente:
“Uno si chiamava Gianni e in gioventù fu arrestato tre volte: una volta per aggressione, un’altra per aver lanciato una molotov contro l’ambasciata dell’Unione Sovietica, un’altra volta per resistenza aggravata a pubblico ufficiale. Prosciolto da tutte e tre le accuse, anni dopo fu eletto sindaco di Roma”
forse a Roma i matti siamo noi cittadini!
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