Requiem
- Autore: Antonio Tabucchi
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Feltrinelli
Capita che nell’arco della propria vita alcune cose restino irrisolte, alcune azioni che si volevano fare non vengano mai fatte, risposte a cui si aveva diritto non arrivino mai. Capita che non sempre i conti tornino e restino lì in sospeso. E tutte queste situazioni a metà ritornano di tanto in tanto portandoci un tormento interiore che cerchiamo di combattere perché non ci permette di godere appieno della vita.
Penso che l’herpes sia un po’ come il rimorso, se ne sta addormentato dentro di noi e un bel giorno si sveglia e ci attacca, poi torna a dormire perché noi siamo riusciti ad ammansirlo, ma è sempre dentro di noi, non c’è niente da fare contro il rimorso.
Ultima domenica di Luglio. Una Lisbona assolata e afosa. Un uomo italiano che vive nella campagna dell’Alentejo si ritrova, non sa bene come, nella capitale e a metà tra sogno e realtà vi si muove pesantemente, con fatica e accaldato. Inizia un viaggio che dura un giorno, dove incontra diversi personaggi, alcuni reali, altri sono dei fantasmi. Con tutti ha delle conversazioni che gli servono a chiarire il motivo di questo strano viaggio. Fantasmi del passato, di persone vicine che sono passate a miglior vita e che hanno lasciato il protagonista con una sensazione di irrisolto che in qualche modo lo dilania interiormente. Capisce così che finché non ha risolto alcune questioni non può andare avanti con la sua vita.
Tema per un certo verso abbastanza comune, che si può ritrovare in letteratura come al cinema e che vale per entrambe le figure, quelle reali e quelle delle anime che vagano sulla terra finché le cose irrisolte non vengano chiarite e possano finalmente lasciare questa terra per un’agognata meta celestiale. Ecco quindi che Tabucchi sceglie il mondo onirico per intrecciare la vita reale con quella immaginaria per poter sviscerare il percorso intimo di un uomo e permettergli di comprendere e analizzare quello che lo tormenta, dall’amore alla politica, dalla letteratura allo stato sociale e alla coscienza di classe.
Un libro scritto in portoghese da uno scrittore italiano che si sente in qualche modo legato a questo Paese all’estremità occidentale dell’Europa. La scelta del portoghese è chiara nella nota dell’autore, anche perché forse solo tramite la lingua portoghese è possibile rendere appieno quel senso misto tra nostalgia e speranza per il futuro, tra malinconia e desiderio che è la Saudade di cui il romanzo è permeato. A noi quindi il romanzo ci arriva tradotto, ma non dall’autore stesso bensì da Sergio Vecchio.
Requiem
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