Resisti, cuore. L’Odissea e l’arte di essere mortali
- Autore: Alessandro D’Avenia
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2023
Dopo il successo dell’opera di Valerio Massimo Manfredi pubblicata nel 2014 che traspone in prosa l’Odissea e racconta le vicende di Ulisse in prima persona, anche Alessandro D’Avenia si cimenta in un’opera che vuole essere una lettura dell’opera dal carattere filologico divulgativo: Resisti, cuore. L’Odissea e l’arte di essere mortali (Mondadori, 2023).
L’Odissea, insieme all’Iliade, rappresenta uno dei più antichi poemi che ci sono pervenuti. Capolavori della letteratura, si studiano ancora adesso. Sono scritti in greco antico e nelle scuole se ne leggono degli stralci. La Rai ne trasse una serie televisiva, prodotta nel 1968, che veniva introdotta da una lettura dell’opera di Giuseppe Ungaretti.
Si ritiene che le prime stesure scritte risalgano al VII secolo a.C. Prima si trattava di versi che venivano tramandati oralmente. La civiltà greca aveva una vocazione marinara. La piccola Grecia dal bel clima, ma povera di risorse, sfornava colonizzatori e fondatori di comunità piccole e grandi che nel tempo si sono sparse sulle isole del mare Egeo, lungo le coste dell’Italia meridionale, nella penisola anatolica.
Alessandro D’Avenia rivisita l’opera alternando analisi letterarie delle vicende dal protagonista a riflessioni personali.
L’autore ci spiega per esempio che in greco esistono quattro termini diversi per indicare il mare. Il più famoso è talassa.
Ulisse è il protagonista della narrazione e il mare è il suo antagonista personificato nella divinità di Poseidone, il dio del mare. L’antagonista cerca di sopraffarlo: gli distrugge la flotta, ma non gli distrugge il suo desiderio di ritornare ad Itaca.
Lo scrittore ci spiega anche dove è nato - in Sicilia - e che spostatosi per studio e lavoro si sente un po’ come Ulisse, che desidera ritornare nella sua isola.
Doveva chiamarsi Andrea, nome che in greco vuol dire uomo, e ándra (ἄνδρα) è la prima parola dell’Odissea.
Ulisse ha un figlio, Telemaco, che parte alla ricerca del padre. Ulisse da parte sua, dopo essersi fermato per sette anni da Calipso, rinuncia all’immortalità che poteva ottenere.
Prima di arrivare a Itaca si ferma per un anno dai Feaci. È alla loro corte che racconta il suo viaggio. Omero usa una tecnica letteratura molto usata anche oggi: il flashback.
Il suo rientro a Itaca è da mendicante. Ha perso tutto, ma non si fa riconoscere. Lo aspetta un’ultima prova: sconfiggere i pretendenti al trono, i Proci, che lo davano per morto.
Resisti, cuore che dà il titolo al libro è una frase che adopera Ulisse quando sbarcato ad Itaca da solo si rende conto che non lo riconosce nessuno. E allora comincia a cercare in sé stesso attraverso un lavoro di introspezione la forza per riconquistare la moglie e il suo regno.
Sarebbe dovuto ritornare con le sue navi e il suo equipaggio, ma ritorna da solo e se i Proci lo scoprissero probabilmente lo ucciderebbero.
L’Odissea è l’archetipo del romanzo d’avventura, ma è anche la descrizione di un viaggio via mare con i mezzi della civiltà greca, fra le più avanzate dell’epoca, oltre a rappresentare un percorso per ritrovare se stessi.
L’Odissea è anche il luogo della memoria. Gli antichi Greci si interrogavano sulla morte e si chiedevano: alla mia morte che cosa rimane di me?
E una delle risposte era nella bellezza. La bellezza nelle opere letterarie come anche nell’arte, che in parte è giunta sino a noi.
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